www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/D_Arzo/mainSpeciale.html Molto contavamo su di te, Silvio D’Arzo. Tra lingua, stile e filologia Cerreto AlpiSilvio D’Arzo è lo pseudonimo più noto con cui Ezio Comparoni (Reggio Emilia, 1920-1952) ha firmato le sue pubblicazioni a partire dal romanzo All’insegna del Buon Corsiero (Vallecchi 1942). Il suo capolavoro è considerato Casa d’altri, uscito postumo come la maggior parte delle sue opere, ma, anche considerando la morte precoce, D’Arzo è stato un autore incredibilmente prolifico, come testimoniano le oltre mille pagine in cui nel 2003 sono stati raccolti i suoi testi narrativi, per adulti e perragazzi, poetici e saggistici (Opere, Mup), a cui vanno aggiunti i ritrovamenti successivi, tra cui un intervento apparso su Gerarchia nel 1939, Saggio sulle rivoluzioni, finora ignoto e qui riproposto per la prima volta. Questo Speciale, curato da Alberto Sebastiani, vuole offrire alcuni esempi della ricchezza linguistica dell’autore, dei problemi filologici che comporta la sua opera, di come essa abbia dato vita a esperienze didattiche ed editoriali di rilievo. Così, analizzando e contestualizzando Saggio sulle rivoluzioni nell’opera dell’autore, Sebastiani individua la prima apparizione di una parola chiave della produzione letteraria e saggistica darziana, ovvero “umanità”, mentre Rosarita Digregorio affronta la lingua della produzione per ragazzi, interrogandosi anche sulla sua collocazione nella tradizione italiana. Cerreto AlpiLe ipotesi formulate dai due interventi andranno verificate anche alla prova dei tanti manoscritti e dattiloscritti con cui, dal 2016, è stato istituito il “Fondo D’Arzo – Macchioni Jodi” alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Un patrimonio che si è accresciuto di nuovi epistolari nel 2019, e della cui importanza offre qui una panoramica Alberto Ferraboschi. Il Fondo, infatti, sta permettendo di scoprire inediti, aprire nuove questioni filologiche sui testi editi, o affrontare lacune relative ad esempio a progetti annunciati nelle lettere e poi abbandonati, o di cui non si sono trovati riscontri. In quest’ambito indaga il saggio diStefano Costanzi, che sta interrogando carte del Fondo riconducibili al progetto Nostro lunedì di Ignoto del XX secolo. Un libro di "500 pagine", scriveva D’Arzo a Vallecchi il 26 settembre 1951, a pochi mesi dalla morte, un romanzo di cui nelle ricerche degli anni Ottanta si sono individuate le tracce in alcuni racconti. A proporre l’ipotesi, avvalorata e sviluppata ora dai ritrovamenti di Costanzi, era stata Anna Luce Lenzi, tra le prime studiose di D’Arzo, che però in questo Speciale affronta in una prospettiva inedita il rapporto tra letteratura e vita tanto caro allo scrittore, raccontando un’esperienza personale nata dalla lettura di Penny Wirton e sua madre. Lei e suo marito, Eraldo Affinati, hanno infatti fondato nel 2008 una scuola per insegnare l’italiano ai migranti chiamandola “Penny Wirton”, come il personaggio darziano, orfano, povero, costretto ad affrontare il mondo con le sue sole forze. La condivisione delle sue avventure con le persone che si iscrivono alla scuola è parte del percorso di apprendimento della lingua italiana, qui testimoniato, e della scoperta della ricchezza esistenziale di un testo letterario. La produzione di D’Arzo quindi attiva anche progetti che vanno oltre la ricerca letteraria, o filologica, e approdano alla vita reale, a territori di formazione e di didattica della lingua; o editoriali e di scrittura, come testimonia Guido Conti, che riflette su come il suo incontro con l’autore reggiano lo abbia portato,da scrittore, a una particolare attenzione alla lingua e, da editore, fondatore e direttore editoriale della Mup fino al 2010, a pubblicarne le Opere, nonché, successivamente, edizioni illustrate dei singoli testi,specie di quelli per ragazzi. È quindi uno Speciale che crede in un futuro proficuo per gli studi su Silvio D’Arzo, nel settantennale della sua scomparsa. D’altronde, come scrisse Attilio Bertolucci il 23 dicembre 1950 a Comparoni, parlandogli dei progetti per la rivista Paragone
"non credere che t’abbiamodimenticato: l’altro giorno a Firenze coi Longhi, progettando per il [19]51 (lo sai che usciremo sempre a80 pag.?) molto contavamo su di te".
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