L'Unità del 03.04.1988
Primeteatro. Lo Stabile di Genova riscopre Silvio D'Arzo con un doppio spettacolo ispirato ai suoi racconti.
Gli inverni del loro scontento
Maria Grazia Gregori di Carlo Repelli da Silvio D'Arzo, regia di Marco Sciaccaluga, scene e costumi di Valeria Manara, musiche di Arturo Annecchino. Interpreti: Ferruccio De Ceresa, Elsa Albani, Gianna Plaz, Valerio Binasco, Franco Fami. Genova, Teatro Stabile
Genova

Silvio DArzo
Silvio DArzo
Qualche volta il teatro può promuovere la conoscenza di uno scrittore che per il palcoscenico (ma anche per la massa dei lettori) è un quasi sconosciuto È il caso dello spettacolo in cartellone al Teatro di Genova, Inverni, nato da due racconti-capolavoro di Silvio D'Arzo. Morto non ancora trentaduenne, di leucemia, Insegnante, figlio di padre ignoto - e questa “diversità” gli deve essere pesata - vissuto a Reggio Emilia accanto alla madre amatissima in una povera casa, Silvio D'Arzo (pseudonimo più noto, sotto il quale si celava Ezio Comparoni) ci ha lasciato della sua breve, ma intensa stagione letteraria alcuni racconti, poesie, qualche lettera e una serie notevole di riflessioni e saggi letterari.
I saggi di D'Arzo sono rivelatori delle simpatie dell'autore per la letteratura anglosassone, dove il preferito era senza dubbio Henry James e a leggere i racconti dello scrittore emiliano si sente quanto James, con il suo stile e, soprattutto, con la sua dimensione del tempo, dove passato e presente si uniscono strettamente, sia stato importante per lui.
Silvio DArzo
Silvio DArzo
Anche nei due racconti Casa d'altri e Due vecchi (di cui Carlo Repetti ha curato la versione teatrale con il titolo di Inverni), protagonista assoluto è il tempo raggelato, inamovibile, terribile in Casa d'altri, tutto da un passato che ritorna In Due vecchi.
Nel primo racconto (da cui Blasetti trasse anche un film) in un paesino montano dove non succede mai nulla, a cavallo fra l'Appennino emiliano e quello ligure, si confrontano un vecchio parroco ormai senza entusiasmi e una vecchia donna costretta, per vivere a lavare i panni in un canale vicino II loro rapporto nasce da una curiosità reciproca e, da parte della donna, da un dramma non detto. L'impossibilità di accettare una vita “da capra”, sempre identica, giorno per giorno, senza luce. Al prete lei chiede se sia possibile rompere, in casi eccezionali il legame con la vita, suicidarsi insomma, proprio come, in casi eccezionali, è possibile rompere un vincolo matrimoniale.
Due impotenze si confrontano qui: quella della donna che non riesce più adaccettare la propria realtà e quella del prete che non sa darle alcun motivo vero, suo, profondo, per continuare l'esistenza. Repetti è intervenuto con molta finezza su questo lavoro conservandone l'alone un pò fiabesco di racconto e infatti la vicenda ci viene narrata dal prete stesso, dopo che la vecchia si è data la morte in un coinvolgente flash back.
Due vecchi,
invece, è la storia di una coppia di coniugi anziani che si sono staccati da tutto e di un pacchetto di lettere che la donna ha ricevuto trentanni anni prima da un suo innamorato di cui ha addirittura dimenticato l'esistenza, queste lettere, però, “tornate” dal passato, sono capitate in mano a un giovane che ricatta la donna, chiedendole denaro, ma la signora rivela al marito con una lettera toccante, scritta di notte, la verità, non pagherà. Il silenzio, dunque Inverni, che è un titolo teatrale assai bello, è stato messo in scena con misura da Marco Sciaccaluga servendosi di una scenografia che nel primo tempo rappresenta la povera casa del prete, nel secondo una chiusa abitazione borghese (il marito, sappiamo, non ne esce da due anni). È un testo costruito su due attori che sono Ferruccio De Ceresa e Elsa Albani tutti e due superlativamente bravi. Lui, soprattutto, sa dare una dimensione molto autentica al prete di Casa d'altri e lei (che è anche la vecchia del primo racconto) offre una profonda, dolorosa consistenza al personaggio della Signora.
Ma accanto ai due protagonisti va ricordata Gianna Plaz nella caratterizzazione della perpetua del parroco. Franco Famà fa un sarto di paese che parla francese, Valerio Binasco nel primo racconto è un giovane prete saccente e nel secondo un altrettanto giovane e determinato ricattatore.