X
Così mi lasciai indietro le case e lo stagno, e poi la locanda, e poi camposanto e torbiera, e dopo un poco ero solo, e attorno a me non c’erano che gole e calanchi e più in là qualche pascolo e più in là ancora il costone dei monti.
Dopo quasi due ore arrivai al sasso scheggiato dove una notte il pastore venne ucciso dai sette fratelli: dopo un’altra mezz’ora ero là.
La prima cosa che vidi, un trenta metri giù in basso, fu proprio la capra di lei: e questo era già un po’ di più di quel che m’ero augurato in partenza.
Ormai era il tramonto: là al fondo le gole avevano il colore della ruggine vecchia e l’aria dava già nel celeste: e chi non sapeva che più in là c’era Bobbio poteva anche pensare di trovarsi ai confini del mondo.
Ed ecco là la mia vecchia.
Se ne stava seduta sullo scalino di casa a filare, e non guardava né rocca né fuso, e di certo doveva pensare a una cosa, a una cosa ed a quella soltanto, come il coscritto in prigione in un giorno di festa che appoggia la testa alle sbarre e nemmeno s’accorge di tutta la gente che passeggia su e giù fino a sera a due metri sotto di lui.
"Ecco un incontro come si deve" mi dissi. "Non c’è nessuno, e poi è l’ora di cena, e il silenzio deve pesare un bel po’ anche su lei. Oramai dovrà pure discendere".
E mi avviai per la china. Ma la vecchia dovette sentirmi. Senza nemmeno alzar gli occhi, si levò subito in piedi e raccolse cesto e conocchia, e tirò la corda alla capra che frugava la siepe, e in un minuto tutto sparì dentro l’uscio. Sulla strada, lì dallo scalino, non rimase che il paio di zoccoli: e io che stavo a guardarli con bastone, fagotto e ogni cosa.
Non avevo ancora intenzione di far ridere le piante lì attorno, tanto più che sentivo – sentivo – che di là dall’usciolo lei restava in ascolto anche adesso: mi rimisi senz’altro per via.
Dai costoni dei monti e dai pascoli veniva giù il color blu della notte. Non c’era più grama compagnia di quell’ora. Vi sorprendono certi pensieri, e i ricordi v’entrano in corpo: "tutto qui?" vi vien fatto di chiedere: sicché un uomo non è più neanche un uomo.
Dopo neanche mezz’ora però sentii il cigolare di un carro. Naturalmente era il sarto. A quell’ora e in quel posto non poteva essere nient’altro che lui. Tornava dal suo ultimo giro prima del cader dell’inverno. Mi fermai ad aspettare. Era lui.
Siccome era stato ai suoi tempi in Savoia e aveva viaggiato qua e là e faceva quel mestiere da donna, aveva modi tali e quali un francese: mi fece un monte di galanterie e gentilezze e bonjour e alla fine mi disse se volevo salire con lui.
"Non state a tentarmi" gli dissi.
Fece un gesto da mezzo signore.
"Sareste il primo quest’oggi" disse subito lui. "Non sono riuscito a tentare nessuno in tutto quanto il mio giro. No: nessuno. Neanche una donna".
"Beh. Bisognerebbe prima sentire quel che ne pensa l’amico" e accennai la sua bestia.
"Oh, carne benedetta non pesa" disse lui che aveva una frase gentile per tutti, e già mi faceva posto sul carro.
Per tutto il viaggio non dicemmo parola. Era notte, non si vedeva una casa, avevamo i colletti bagnati: e due vedovi eran meglio di noi. Io avevo fatto il viaggio del povero, e lui quasi peggio di me.
"Neanche un mezzo vestito" uscì a un tratto ridendo un po’ agro. "Non sono riuscito a vendere neanche un mezzo vestito, in tutt’oggi. E mi son portato fin sotto i calanchi".
"Hanno quelli da soldato" dissi io. "Per l’inverno fanno il loro servizio anche quelli".
"Va bene. Va bene. Sempre per modo di dire, però" disse lui. "Ma allora perché farmi parlar per mezz’ora ogni volta? Io mi domando questo soltanto. Perché farmi srotolar tutto il sacco? Andate in Francia o in Savoia e vedrete".
Si era voltato a guardarmi. Doveva essere offeso sul serio e pretendeva che io gli rispondessi.
"Vi capisco" dissi io con stanchezza. "Vi posso capire. Ma per loro è un divertimento anche quello. E non ne hanno molti altri, ecco il fatto".
"E gratuito, oltre a tutto. Ah, bellissima. Io non c’ero neanche arrivato. Parola che c’è quasi da ridere" fece un po’ il superiore.
"Fa già freddo" dissi io per finire.
Sentii che mi stava guardando, e anche più attentamente di prima. Mi considerava professionalmente, capite? Per un po’ se ne stette in silenzio. Mi guardava e guardava, e taceva. "Quella matta … Che matta" pensavo.
"Sapete una cosa?" mi disse toccandomi il gomito.
"Conosco dei preti in città che sotto la tonaca portano calzoni alla zuava. Gente in gamba, moderna. Tanto più che nessuno s’accorge.
Aspettò sorridendo. Io non dissi parola. "Che sia uscita a pigliare i suoi zoccoli?" pensavo tra me.
"Per la bicicletta, intendiamoci" s’affrettò a precisare.
"E non han neanche torto, a pensarci. Dev’esser molto più comodo, no? Oltre a tutto, dato il caso che li chiamin di notte … "
"Sì. In città ce ne sono. Può darsi ce ne siano, in città".
Si voltò ancora a guardarmi.
"Ah, ma non solo in città. In montagna, anzi, mi pare …"
"Sbaglio o quello è il paese" volli sfuggirgli di mano.
Con improvvisa dignità l’ometto tirò con forza le briglie alla bestia. Si era fatto un altro di colpo.
"Ecco, io sono arrivato" mi congedò asciutto asciutto, e senza aspettare un momento si chinò per staccare la lanterna. "Eh eh, ti abbiamo sfiancato, eh, quest’oggi?" fece adesso il gentile con l’asino. "Ti abbiamo rotto le costole, eh?"
"Buona notte. Anch’io sono arrivato" dissi io.
Attraversai la piazzetta di sasso. I miei passi si sentivan fin verso Bobbio. Da una stalla uno spinone abbaiò.
Appena entrato in parrocchia, il ragazzo mi disse che nel pomeriggio era venuta la vecchia a consegnare due ceri e una lettera: e poi era scesa al canale, e poi era ancora tornata a prendersi indietro la lettera.
"E lì sono i suoi ceri" intervenne la Melide. E non riusciva un momento a sviar gli occhi da sacco e bastone. Ma io adesso pensavo alla lettera: a quella e a nient’altro: e perché l’avesse scritta, e a cosa mai poteva esserci dentro, e perché era venuta a riprenderla: e anche se non avessi avuto nemmeno le scarpe, non ci avrei badato tanto così.
"E così, lei ha portato una lettera?" chiesi ancora al ragazzo.
Fece segno di sì.
"E poi più tardi è tornata a pigliarla?"
"Saran state le quattro" spiegò.
Mentalmente provai a fare un mio calcolo.
"Allora, non appena mi son messo per via ..."
Il ragazzo fece segno di sì.
Tutti e due mi guardavano fisso. Si aspettavano, è chiaro, chissà.
"Bene, bene" conclusi "è dalle due che non mangio, quest’oggi. Ci sarebbe qualcosa? Mi piacerebbe sul serio mangiare qualcosa”.
Capitolo X
powered by social2s
powered by social2s