L'Unità del 15.04.2010
A novant’anni dalla nascita ritornano tre storie di Silvio D’Arzo
In occasione del novantesimo anniversario della nascita di Silvio D’Arzo (Reggio Emilia, 1920 -1952), Mup Editore manda in libreria tre volumi contenenti altrettanti testi di questo “grande minore” del ’900 italiano.
L’attenzione a D’Arzo torna ciclicamente, in occasione di anniversari e nuove edizioni dei suoi testi. Non è mai stato uno scrittore popolare, anzi si è sempre caratterizzato come un autore per pochi estimatori. Ma tra questi ci sono nomi eccellenti, quali quelli di Giorgio Bassani, Attilio Bertolucci, Eugenio Montale, Geno Pampaloni.
La sua breve vicenda biografica è in gran parte avvolta dalla leggenda: Silvio D’Arzo è lo pseudonimo di Ezio Comparoni. Precocissimo, pubblica all’età di quindici anni un volumetto di racconti e uno di poesie. Sugli anni della sua formazione pesa quella che nell’Italietta del ventennio fascista veniva percepita come una macchia indelebile: D’Arzo era figlio di padre ignoto e la madre si barcamenava tra vari mestieri occasionali per sbarcare il lunario. Date le condizioni di estrema povertà, è solo grazie alle borse di studio conseguite per l’eccellente profitto che il giovane D’Arzo potrà terminare gli studi. Tuttavia l’assenza della figura paterna e il confronto con i compagni più benestanti risultano traumatici per il ragazzo, che ne ricava un’idea di diversità ed esclusione.
Tale situazione biografica è all’origine di due racconti per ragazzi, ora riproposti da Mup: Penny Wirton e sua madre (pp. 106, euro 13,00) e Il pinguino senza frac (illustrazioni di Roberto Meli, pp. 70, euro 13,00).
Ma il capolavoro - al quale è in gran parte legata la sua fortuna postuma - rimane il racconto lungo Casa d’altri, anch’esso in una nuova edizione Mup (pp. 84, euro 13,00), che uscì per la prima volta nell’anno stesso della scomparsa dello scrittore. Storia, tutta interiore, che vede per protagonista un’anziana donna la quale chiede al suo parroco il permesso di suicidarsi. In anni di pieno neorealismo, D’Arzo proponeva una storia di coscienze. Andando contro corrente e pagando il prezzo di un lungo, immeritato oblio.
Roberto Carnero
L'Unità del 07.08.2011
D’Arzo, funambolo della locanda
di Roberto Carnero
Scrittore per pochi, autore dimenticato, classico del nostro Novecento da riscoprire, Silvio D’Arzo (1920-1952) è noto soprattutto per il romanzo breve Casa d’altri, definito da Eugenio Montale “un racconto perfetto”.
Ora torna in libreria, presso Greco e Greco Editore, per la sapiente cura di Andrea Casoli, il romanzo All'insegna del Buon Corsiero (pagine 162, euro 11,00). Il "Buon Corsiero” è una locanda settecentesca, a cui si ferma una giovane marchesa con tutto il suo seguito, tra cui il lacchè-poeta Androgeo, durante un viaggio che dovrebbe portarla a incontrare un alto prelato. La locanda è animata, oltre che dalla consueta folla di camerieri, sguatteri, avventori e viaggiatori, dall'imminenza di due eventi straordinari: il matrimonio della figlia dell’oste, Mirandolina, e l'esibizione di un funambolo, che attraverserà sospeso a mezz’aria la piazza del paese. La presenza del funambolo origina però tutta una serie di fatti strani e inspiegabili, finché l’uomo si appresta a tentare la prova: posto il piede sul filo, nel bel mezzo della sua esibizione, questo si spezza ed egli precipita ammazzandosi.
Tuttavia la folla si convince che egli non è morto, molti affermano anzi di averlo visto fare capolino qua e là. A poco a poco si diffonde la convinzione che il funambolo sia una creatura diabolica. E comincia la caccia. Tuttavia un rapido riassunto è poco significativo, perché il fascino del romanzo si regge tutto sui silenzi e sulle attese, su fatti apparentemente marginali e sui sottili risvolti della psicologia dei personaggi.
Per chi volesse approfondire la figura e l’opera di D’Arzo segnaliamo la bella monografia di una giovane studiosa, Elisa Vignali: Silvio D’Arzo. Scrittore fra la provincia e il mondo (Archetipo Libri, pagine 278, euro 16,00).
L'Unità del 27.11.2011
Silvio D’Arzo grande e dimenticato
di Roberto Carnero
All’anagrafe si chiamava Ezio Comparoni, ma, quasi a cercare un impossibile oblio della propria storia familiare (era figlio di padre ignoto, vergogna terribile nell’Italietta fascista), non appena comincerà a scrivere si rifugerà nella pseudonimia: i suoi alias saranno Andrew Mackenzie, Oreste Nasi, Sandro Nadi, ma soprattutto Silvio D’Arzo. Con questo nome è noto uno dei più grandi, ma anche dei più dimenticati, scrittori italiani del 900. Dopo la morte (avvenuta nel 1952 all’età di 32 anni), sulla sua opera è calato a lungo il silenzio.
Nonostante avesse partorito un testo come Casa d’altri, definito da Montale “un racconto perfetto”.
Presso le Edizioni Consulta – vivace casa editrice di Reggio Emilia - esce un bel volume illustrato a cura di Elisa Pellacani: Attualità di Silvio D’Arzo. Proposte, testimonianze, documenti (pagine 144, euro 15,00).
Un libro che raccoglie gli atti di una giornata di studi, svoltasi lo scorso anno per festeggiare i 90 anni di un amico e coetaneo di D’Arzo, lo scrittore e critico Luciano Serra. Attraverso la pluralità delle voci chiamate a raccolta in queste pagine, è possibile apprezzare la vitalità di un autore che ancora aspetta il posto che gli compete nella storia della letteratura contemporanea.
2010 - A novantanni dalla nascita
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