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Foglie e frutti di Ailanto Foglie e frutti di Ailanto

L'Ailanto è stato introdotto in Inghilterra dalla Cina nel 1751. Subito dopo (1760) è stato portato anche in Italia (Orto Botanico di Padova) con lo scopo di servire da nutrimento ad un insetto, appartenente alla famiglia delle Api (Bombix cinthia), produttore di una interessante seta il quale avrebbe dovuto sostituire il Baco da Seta, minacciato da diverse malattie. I tentativi di allevare l'insetto fallirono, ma la pianta si diffuse in giro e si naturalizzò.
E' ubiquitario e lo si può facilmente rinvenire dalla pianura sino ai mille metri ed oltre, cioè dal Lauretum al Castanetum.
L'Ailanto è considerato una specie arborea infestante perché, grazie alla sua grande capacità di emettere polloni e sostenuto da una grande frugalità, colonizza in breve gli spazi liberi attorno a lui. Tuttavia non forma dei gruppi numerosi ma si mantiene piuttosto isolato o in raggruppamenti limitati. Lo si trova lungo le strade, attorno alle macerie, lungo scarpate sassose, in terreni agricoli abbandonati.
Insomma, ha subìto il destino di Marco Polo alla rovescia: tanto il Veneziano è stato trattato bene in Cina quanto l'Ailanto è trattato male da noi. Si sa: la nostra società adora il dio quattrino e l'Ailanto, poveraccio, con il suo legno tenero e di scarso valore commerciale non è in grado di procurarne assai. E' quindi tollerato purché se ne stia alla larga dai terreni grassi e fertili.
Nella Difesa lo si incontra ai lati della strada sotto il Convento di S. Matteo, lungo la strada che porta al Convento, attorno alle costruzioni della Lammia Nuova, alla Pinciara, eccetera.
Nelle nostre campagne viene utilizzato come pianta da ombra perché cresce anche nei terreni impossibili e ha rapidi ritmi di accrescimento. Proprio per queste caratteristiche è utilizzato per ricoprire di vegetazione i versanti pietrosi; è inoltre utilizzato dove l'inquinamento atmosferico è elevato. Fa la sua bella figura come pianta ornamentale e nelle alberature stradali; peccato, per lui e per noi, che non sopporta neve e vento, sotto la cui azione subisce gravi danni.
Non ha importanza forestale perché, come già detto, il legno è di scarsa qualità; però può essere utilizzato per opere di falegnameria grossolana e nella industria cartaria.

Caratteristiche

  • Foto: Foto
  • Didascalia foto:

    Scarpata sotto il Convento di S. Matteo, ottobre '95. Giovani fusticini di Ailanto; sulla destra, si nota un tronco più consistente

  • Nome scientifico:

    Ailanthus glandulosa Desf o A. altissima Mill. (Simarubaceae). In dialetto è detto "Sckuppettòne"

  • Albero:

    -alto 20-25 m;
    -portamento elegante con chioma densa e ombrosa;
    -emette molti polloni

  • Corteccia:

    - liscia;
    - grigio-chiara;
    - presenza di strie nel senso della lunghezza

  • Foglie:

    - caduche;
    - alterne;
    - impari/pennate;
    - lunghe 20-100 cm;
    - con 6-32 paia di foglioline picciolate e inserite sul rachide rosso con un angolo poco acuto, lunghe 5-7 cm, larghe 2-4;
    - lamina:
    • a base tronca
    • con margine intero
    • con apice acuminato
    • verde-scura di sopra più chiara di sotto
    • con 1-3 denti per ogni lato
    • emanante odore fetido se stropicciata

  • Gemme:

    - rosse

  • Fiori:

    - poligami (maschili e ermafroditi);
    - in ampie infiorescenze a pannocchia terminali;
    - fioritura: maggio-luglio

  • Frutti:

    -samara:
    • dotata di 2 ali;
    • lanceolata;
    • con seme centrale, rotondo e schiacciato;
    • rossastra o giallastra

  • Aneddoto:

    L'Ailanto, il Pino e gli altri alberi
    A un convegno dove partecipavano tutte le piante della Difesa, così dicevano gli altri alberi:
    "Voi Ailanti siete come i Marocchini: quando arrivate in un posto, vi piazzate e non c'è verso di sradicarvi ".
    "Tutte dicerie", rispose I'Ailanto. "Noi ci mettiamo nei posti che non vuole nessuno, quelli lungo le strade, brutti e pericolosi. La verità, invece, è che voi usate due pesi e due misure. Noi siamo stranieri e non lo possiamo negare, ma anche i Pini, che non appartengono al Castanetum, sono degli immigrati. Solo che essi sono trattati in modo diverso".
    "Ma loro", disse un Pioppo tremolo guardando verso i due Pini presenti, "sono dei tecnici: vengono, ci preparano il terreno e, alla fine, si lasciano sostituire in buon ordine. E poi, hanno tutti il visto d'entrata. Non sono clandestini come voi". "Siamo tutti figli di Dio", disse con tono grave un Pino austriaco prendendo la parola, "e ci dobbiamo considerare come fratelli. Ognuno di noi ha il diritto di vivere, ma dobbiamo rispettare anche i diritti degli altri". "Bella scoperta!", obiettò l'Ailanto. "Qui si tratta di vedere le cose come sono. Voi Pini venite in massa, occupate metà bosco, siete protetti da recinti contro il pascolo e guardati d'estate contro gli incendi e venite a parlare a noi di diritti. A noi che non ci considera nessuno. Eppure, tra l'altro, siamo anche di origine nobile: non per niente, modestamente, ci chiamiamo Altissimi", aggiunse. Quindi, continuò:
    "Noi non ci addentriamo mai nel bosco. Ci accontentiamo di spazi rifiutati da tutti e, quando li occupiamo, ce ne dicono di tutti i colori passando anche alle mani, cantonieri in testa. I quali, non appena spuntiamo su un ciglio della strada, fanno a gara a darcele di santa ragione".

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