1) - la produzione industriale con l'emissione di gas, acque di scarico e rifiuti solidi. Particolarmente pericolosi sono i rifiuti delle aziende chimiche e delle centrali nucleari (scorie radioattive);
2) - la produzione agricola con il rilascio di nitrati e residui di 'fitofarmaci' o 'pesticidi', termini coi quali vengono indicati gli antiparassitari che sono sostanze impiegate per controllare i funghi, gli insetti, gli acari, eccetera;
3) - la produzione di 'rifiuti solidi urbani' che non sono altro che l'immondizia domestica la cui quantità giornaliera diventa, col passare del tempo, sempre maggiore;
4) - i liquami da allevamenti industriali (specie grossi allevamenti di maiali) e di produzione urbana (acque nere delle fogne);
5) - l'emissione di gas e fumi da riscaldamento, auto e mezzi di trasporto;
6) - l'imbrattamento individuale: carte, mozziconi di sigarette, buste di gelati e palatine per terra; abbandono di buste di plastica e cartacce nelle aiuole, nei boschi. Abbandono di rifiuti vari: vernici, medicinali, pile scariche, olii minerali, acidi e chi più ne ha più ne metta, nei luoghi più impensati: dietro l'angolo, in un bosco, nel campo sportivo, lungo le strade.
L'uomo può rapportarsi all'ambiente in due modi: con un impatto forte su di esso oppure con un impatto dolce che è quello più indicato. Infatti, l'ambiente ha una capacità di resistenza agli agenti inquinanti non infinita.
Quando c'è un equilibrio tra inquinamento e capacità di resistenza, le condizioni di vita per l'uomo sono accettabili.
Quando invece prevale l'inquinamento, per l'uomo sono guai. Per non inquinare bisogna consumare le risorse rinnovabili e in una quantità tale che sia possibile il loro ripristino.
Un ambiente pulito è anche: sano, bello, invitante, riposante, civile.
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Un ambiente sporco è:
• Pericoloso (fonte di infezioni);
• Tale che invita a mantenere le distanze;
• manifestazione di inciviltà;
• Brutto;
• Irritante