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Martedì, 31 Maggio 2016 10:36

Pino d'Aleppo

Tra Torre Pucci e Peschici: pini in una zone percorsa da incendi.Le Conifere presenti nella Difesa sono tre: Pino d'Aleppo, Pino nero e Cipresso comune. Non mancano degli esemplari di Cipresso dell'Arizona dalle inconfondibili foglie di color glauco (azzurro-verde), ma il loro numero è troppo esiguo per rivestire una qualche importanza.
Per avere un'idea abbastanza precisa delle principali esigenze ambientali del Pino d'Aleppo, basta farsi un giro dalle parti di S. Menaio, uno dei luoghi dove questa specie è indigena. Nel resto dell'Italia non si è sicuri che lo sia e forse è stato importato, anche se tempo fa, dai suoi centri vegetazionali principali che sono le coste più calde del Mediterraneo.
Chi è stato sulla costa garganica sa che, dalle parti di S. Menaio e di Peschici, ci sono lunghi periodi di tempo senza che cada una goccia di acqua, soprattutto d'estate. Quindi, le piante che vivono da quelle parti devono essere resistenti alla siccità, essere cioè xerofile; ma, dato che lì fa molto caldo, devono essere anche resistenti al caldo, cioè termofile. In altre parole, il Pino d'Aleppo si trova bene nelle zone caldo-aride e risente dei climi più piovosi per cui non si sposta gran che verso il Nord dell'Italia (eccetto la Liguria) e neanche in alto, nel senso dell'altitudine, tanto da insediarsi soprattutto nelle sottozone più calde del Lauretum.
E' poco esigente in fatto di terreni: si adatta a tutti prediligendo quelli calcarei e rifuggendo solo quelli molto argillosi. Date le sue caratteristiche, nella Difesa, dove è stato introdotto a scopo di rimboschimento, ha avuto maggior successo, come c'era da aspettarselo, nelle parti più esposte a Sud e con minore altitudine.
Il Pino d'Aleppo forma delle bellissime pinete pure o si consocia con specie del suo orizzonte vegetazionale, in particolare con il Leccio. Nel suo sottobosco prevalgono arbusti quali il Lentisco, le Filliree, il Mirto, l'Asparago, eccetera.
Le piante possono essere governate solo a fustaia poiché i Pini non emettono polloni e quindi non possono essere governati a ceduo. Naturalmente, come tutte le fustaie, le pinete di Pino d'Aleppo possono essere coetanee o disetanee. Nel primo caso, come ormai dovremmo sapere bene, si adotteranno i tagli a raso o i tagli successivi; nel secondo caso i tagli saltuari, per singola pianta o per gruppi di piante. A questo punto una raccomandazione: per piacere, non facciamo tragedie se vediamo tagliare una pineta, in quanto per mantenersi vitale essa deve essere tagliata. Sempre che si tratti di tagli autorizzati, beninteso.
Il turno è piuttosto breve perché le piante maturano precocemente (50-70 anni), Anche se il Pino d'Aleppo non dà grandi produzioni di massa legnosa è una specie di notevole interesse perché il suo ruolo, oltre che nella difesa del suolo, si esplica nella funzione paesaggistica che è rimarchevole.
I Pini che si trovano lungo la Statale 272 che da S. Marco in Lamis va a S. Giovanni Rotondo, sono tutti Pini d'Aleppo che, infatti, si adattano benissimo nelle alberature stradali.
Il legname, anche se duro, non è molto apprezzato nella falegnameria fine perché è resinoso. E' utilizzato invece nella falegnameria grossolana come imballaggi, eccetera.

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