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Ritratto di Liliana Pisani
Ritratto di Liliana Pisani
Arricchisco questo testo del Borgese con foto di  Emilio Sommariva (1883-1956)
G. Antonio Borgese, Postilla, in La vita e il libro, Vol. II, pp. 303-305, Torino, 1911
La polemica nazionalista si protrarrebbe all'infinito, con poco profìtto dei lettori, s'io non fossi deciso a troncarla fin da oggi.
Non credo, per esempio, di dover rispondere a chi, avendo letto almeno fin dal febbraio 1909 articoli miei, non intonati a simpatia per il nazionalismo italiano, ed avendo sino a poche settimane or sono polemizzato affettuosamente con me, pubblicamente e per lettera ed a voce, ha aspettato che io esprimessi un giudizio rispettoso, ma non entusiastico sopra un suo libro recente per divulgare le seguenti due scoperte: che verso il 1904 io ero perfettamente d'accordo con le sue “idee”; e che per aver diritto al titolo di galantuomini è necessario mantenersi strettamente fedeli alle opinioni che si professavano alla età di vent'anni. Obbiettivamente han risposto Giulio De Frenzi, sul Giornale d'Italia, e Scipio Sighele, sulla Stampa, ripetendo aspri giudizi, nei quali tutti siamo d'accordo, intorno alla politica estera ed alla vita nazionale della terza Italia; ma, quanto al programma specifico dell'attuale nazionalismo, persistendo in asserzioni piuttosto vaghe e non sufficienti a far la luce intorno ai fini ch'esso persegue ed all'opportunità di combatterlo o di accettarlo, malgrado l'infelice denominazione. Un passo verso la chiarezza è compiuto da Gualtiero Castellini, il quale identifica nazionalismo con imperialismo.
Ritratto di Ada Landriani
Ritratto di Ada Landriani
In questo caso ci sarebbe un nome di troppo: nazionalismo, e un programma di troppo poco. Giacché essere imperialista non vuol dir molto finché non si sappia da che punto e con che mezzi si debba cominciar la costruzione dell'impero.
E quando si sa, si finisce d'essere pubblicisti, e si diventa uomini politici, o generali, o colonizzatori.
Ritratto di Thea Abrami
Ritratto di Thea Abrami
Ancora più esplicito è il Carroccio del 15 luglio, il quale, polemizzando aspramente coi nazionalisti conciliativi, afferma che l'Italia ha oggi raggiunto “la pienezza delle sue energie” e dà come supremo ideale del nazionalismo la guerra di conquista e l'imposizione del dominio (Nota mia). Contro chi debba farsi la guerra dice esplicitamente Alberto Caroncini, nella Voce del 21 luglio: “Il nostro nazionalismo è incredibilmente preciso, giacché il suo programma nazionale prossimo è appunto la guerra all'Austria non appena saremo - naturalmente prima di essa - preparati a farla”.
Ritratto di Giulietta Pastrori
Ritratto di Giulietta Pastrori
Da tutto questo risulta: 1. che non avevo tutti i torti affermando di non riuscire a intendere che cosa voglia il nazionalismo italiano, giacché anche i nazionalisti non sono d'accordo sul programma, e, sforzandosi a concretarlo, polemizzino fra di loro; 2. che non avevo tutti i torti supponendo il nazionalismo non immune di sciovinismo, giacché non mancano nazionalisti secondo i quali l'Italia ha oggi raggiunto la pienezza delle sue energie; 3. che avevo perfettamente ragione credendo di notare nel nazionalismo tendenze avverse alla Triplice e disposte a rinfocolare rancori bellicosi contro l'Austria.
I risultati della polemica non mi sembrano spregevoli. Il nazionalismo sembra ormai orientato, lungi dalle sterili velleità filosofanti ed estetiche, verso la costruzione di un programma nettamente pratico. Ciascheduno risolva per conto suo il problema se l'Italia abbia veramente raggiunto la pienezza delle sue energie, e se spetti a questi pubblicisti la responsabilità d'incitare il loro Paese verso la guerra. Quanto a me, avendo pienamente raggiunto il mio scopo, ch'era di ottenere un po' di luce e aspettando che i nazionalisti risolvano nel Congresso la loro crisi interna, chiudo, per ciò che mi riguarda, la polemica.
30 luglio 1910.

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