G. Antonio Borgese, Postilla, in La vita e il libro, Vol. II, pp. 303-305, Torino, 1911
La polemica nazionalista si protrarrebbe all'infinito, con poco profìtto dei lettori, s'io non fossi deciso a troncarla fin da oggi.
Non credo, per esempio, di dover rispondere a chi, avendo letto almeno fin dal febbraio 1909 articoli miei, non intonati a simpatia per il nazionalismo italiano, ed avendo sino a poche settimane or sono polemizzato affettuosamente con me, pubblicamente e per lettera ed a voce, ha aspettato che io esprimessi un giudizio rispettoso, ma non entusiastico sopra un suo libro recente per divulgare le seguenti due scoperte: che verso il 1904 io ero perfettamente d'accordo con le sue “idee”; e che per aver diritto al titolo di galantuomini è necessario mantenersi strettamente fedeli alle opinioni che si professavano alla età di vent'anni. Obbiettivamente han risposto Giulio De Frenzi, sul Giornale d'Italia, e Scipio Sighele, sulla Stampa, ripetendo aspri giudizi, nei quali tutti siamo d'accordo, intorno alla politica estera ed alla vita nazionale della terza Italia; ma, quanto al programma specifico dell'attuale nazionalismo, persistendo in asserzioni piuttosto vaghe e non sufficienti a far la luce intorno ai fini ch'esso persegue ed all'opportunità di combatterlo o di accettarlo, malgrado l'infelice denominazione. Un passo verso la chiarezza è compiuto da Gualtiero Castellini, il quale identifica nazionalismo con imperialismo.
E quando si sa, si finisce d'essere pubblicisti, e si diventa uomini politici, o generali, o colonizzatori.
I risultati della polemica non mi sembrano spregevoli. Il nazionalismo sembra ormai orientato, lungi dalle sterili velleità filosofanti ed estetiche, verso la costruzione di un programma nettamente pratico. Ciascheduno risolva per conto suo il problema se l'Italia abbia veramente raggiunto la pienezza delle sue energie, e se spetti a questi pubblicisti la responsabilità d'incitare il loro Paese verso la guerra. Quanto a me, avendo pienamente raggiunto il mio scopo, ch'era di ottenere un po' di luce e aspettando che i nazionalisti risolvano nel Congresso la loro crisi interna, chiudo, per ciò che mi riguarda, la polemica.
30 luglio 1910.
Postilla
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