G. Antonio Borgese, Golia La marcia del fascismo, Mondadori, 1949
Appendice
La vigilia (Wake of the Events)
Nella prima settimana di giugno, Blomberg, il capo dello stato maggiore tedesco, invitato a venire in Italia per valutare l'idoneità, delle forze armate fasciste per un'immediata grande guerra, le sottopose ad un esame completo. Alla fine emise un comunicato in cui, mentre elogiava le conquiste tecniche del potenziale alleato della Germania su terra, mare e nell'aria, rimase piuttosto indifferente sul fattore decisivo: la qualità di combattimento del soldato italiano. Alla stampa italiana fu ordinato di stampare la dichiarazione in grassetto come se fosse una laurea ad honorem conferita alla nazione italiana.
La tromba fascista della guerra esplose per tutto il mese. Il bombardamento tedesco di Almeria, il presunto siluramento della Lipsia nelle acque spagnole - un altro incendio del Reichstag - la cattura di Bilbao da parte di Franco, la caduta del premier francese Blum, il crollo del comitato di non intervento in Spagna, le purghe russe, sembravano offrire opportunità e incoraggiamenti in abbondanza. Secondo un corrispondente americano, tutta l'Europa viveva come se una guerra generale dovesse scoppiare prima della fine di agosto. Prima della fine di giugno, il Regime fascista, avanguardia della stampa fascista, ha chiesto una guerra immediata mentre la Francia era in tumulto e il riarmo inglese era ancora in ritardo. Lo stesso Mussolini, sebbene rinnegasse la responsabilità diretta per l'alllarme lanciato dal Regime fascista, pubblicò un editoriale in cui ammetteva, per quanto minimizzasse, la sconfitta a Guadalajara, e, negando la neutralità italiana nella guerra spagnola, promise vendetta.
Poi, all'improvviso, divenne chiaro che la fazione moderata o anglofila del nazismo (vedi pagina 466), il partito dello stato maggiore e della Reichsbank, aveva avuto - almeno per un certo tempo - il sopravvento. Già il grosso della marina tedesca si era allontanato dalle infide acque del Mediterraneo. La Germania di Hitler, il cui totalitarismo non è stato finora in grado di affrontare la situazione finanziaria ed economica, ma anche di schiacciare il dissenso religioso, ha rifiutato di unirsi alla marcia del Duce a Parigi ed al volo del Duce a Londra.
Sembrava anche chiaro, di conseguenza, che il "combattimento tra libido e paura nel cuore di quel singolo uomo" era stato deciso a favore di quest'ultimo impulso e che l'estate assassina dell'uomo aveva poco in serbo per il capo del fascismo, tranne che per la finta guerra dalle Alpi alla Sicilia. Il risultato sembrava coerente sia con la logica della trama e con il personaggio del protagonista.
Così il macabro flirt tra Inghilterra e Fascismo potrebbe ricominciare. Prima Mussolini acconsentì (9 luglio) a fermare la sua propaganda radiofonica anti-britannica nel mondo musulmano, e di questa sua decisione diede comunicazione direttamente al Segretario degli Esteri Eden. Più tardi, a luglio, Neville Chamberlain, il nuovo Premier britannico, indirizzò una lettera amichevole e privata al Duce; e - certamente ispirato ai precedenti successi di John Simon e Stanley Baldwin, di Samuel Hoare e Anthony Eden, ma, dietro a tutti, del famoso spadaccino, Sir Robert Vansittart - ha porto nuovamente la guancia inglese al bacio fascista.
Lo scopo del partito britannico in carica era ovviamente quello di salvare la pace, il riarmo e il liberalismo in Inghilterra e Fascismo e ordine in Italia, àncore di salvezza per l'impero britannico; tradizione, progresso, sicurezza per le classi possidenti; e il buon senso per tutti gli altri, in un mondo occidentale reso sensibile agli accordi tra gentiluomini e disciplinato sotto il benevolo ed esclusivo dominio di un'alleanza mezzo sacro o del patto delle Quattro Potenze. Più brevemente, il suo scopo era quello di salvare tutto tranne l'onore. Il prezzo previsto non era troppo alto. A parte ciò che alla fine potrebbe accadere ai cechi o agli austriaci o agli ucraini o ad altre persone simili in altri posti del genere, ci si aspettava che solo cinesi e spagnoli pagassero.
D'altra parte il Duce del fascismo ha agevolato i progressi britannici con un contegno piuttosto attento e persino dilatorio. Non li ha scoraggiati; ma neanche lui si precipitò all'abbraccio. Non era ancora tutto irrimediabilmente perso per lui.
In Spagna, mentre le punte di lancia degli eserciti fascisti puntavano a tutti i punti vitali, una cospirazione anarchica, creata dal Fascismo, mischiando l'epopea lealista - forse destinata alla decadenza - a lotte intestine e crimini, una guerra civile nella guerra civile. In Estremo Oriente, il Giappone, il cui governo ignorò completamente l'opinione popolare ed il cambio del parlamento, dopo aver testato in modo soddisfacente la non resistenza della Russia di Stalin sull'Amur, a Pechino e più a sud. Queste erano davvero fiamme remote; esse lampeggiavano, tuttavia, con promesse molto vaghe. A dire il vero, il piano del riarmo britannico incombeva minaccioso. Ma non era impensabile che una conferenza pacifista delle potenze mondiali potesse porre fine alla razza disastrosa, stabilizzando al livello attuale il rapporto tra armamenti e conservando così una buona probabilità di sangue e incendio per il futuro, per il dio fascista di guerra. L'America, un'America credulona, era già stata scelta per eseguire lo stratagemma del Duce, e il Presidente Roosevelt fu ripetutamente invitato a convocare il parlamento.
Ancora il 24 luglio, con il flirt inglese ben avviato, il Duce del fascismo pubblicò un articolo in cui annunciava che la realtà, cioè la guerra, avrebbe presto dissipato ogni tipo di finzione postbellica.
Ancora bene, in agosto, era visibilmente impreparato ad ammettere che la marcia del fascismo era finita in un vicolo cieco e il sogno del fuoco mondiale e dell'impero mondiale stava inesorabilmente svanendo con la fatidica estate del 1937; comunque probabilmente stava visionando, sulle orme di d'Annunzio e Nietzsche, albe non ancora nate.
13 agosto 1937
La vigilia della Guerra
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