Ecco perché nello stesso giorno ventuno del mese che si deplora, ed in occasione ancora del plebiscito, verso la metà del giorno, quando la commissione di quel Comune non ancora erasi sciolta per raccogliere la votazione, si sentivano ammutinati i cittadini e, tra essi, alquanti sammarchesi, che ivi stavano a travagliare e già si sentivano voci tumultuose e grida di Viva Francesco Secondo.
Non mancarono dei buoni ad accorrere per farli tacere e scioglierli, ma all'invano.
La calca si ingrossava e si faceva imponente, facendosi sentire. La reazione innalzava la sua cresta. Il galantuomismo si dové ritirare, ma poco di poi venne obbligato comparire in strada e ripetere con essa gli evviva.
Finì così l'avvenimento del giorno, ma nel sorgere il dì novello si vide altra volta il basso popolo riunito, e preceduto da bandiera bianca, gridando Viva Francesco II, si diresse al corpo di guardia ove distrusse e devastò quanto gli passò sotto mano; e perché si bramava sangue, volendo imitare l'atrocità dei sangiovannesi, così non trovando resistenza al corpo di guardia, assalì la casa di un tale Salvatore Donatacci e, mettendo fuoco alla porta di ingresso, tirò nella casa una grandinata di fucilate, nella quale rimase vittima il Donatacci.
Posteriormente si intese l'arresto di don Giuseppe Pepe che, per grazia grazia specialissima, fu assolto giacché i caporioni Paolo Giangualano e Nunzio Scirtuicchio ne ebbero commiserazione.
Assodati gli affari in S. Giovanni Rotondo, il generale Romano vi dové accorrere per arrestare i progressi sempre crescenti di siffatta reazione e gli riuscì fare molti arresti e quindi, rimanendo ivi parte della sua brigata, fece ritorno in S. Giovanni per terminare le militari operazioni rimaste sospese.
Assicuratasi la maggior parte dei rei alla giustizia, un subitaneo consiglio di guerra eretto in Cagnano condannò alla pena di morte con la fucilazione i caporioni Giangualano e Scirtuicchio e altri venti venivano condannati a trenta anni di ferri.
I due condannati a morte si raccomandarono alla grazia del Re per commutazione di pena, e tra i condannati ai ferri vi erano sei sammarchesi, che ne ottennero dal Re una diminuzione.
Reazione in Cagnano Varano
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