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Da Leonardo Giuliani, Storia statistica......, Ristampa anastatica.
Saggio introduttivo di Tommaso Nardella, San Marco in Lamis, Quaderni del Sud, 1996.
Leonardo Giuliani: un protagonista della vita sammarchese tra ancien régime e dramma dell'unità nazionale

Aspirina n. 1
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Leonardo Giuliani, figlio di Pietro e Chiara Maria Nardella, nacque a San Marco in Lamis (Fg) il 19 maggio 1786.
Perduto il padre "dopo poche carezze della sua infanzia”, fu dalla madre affidato alle cure mistico-devozionali di un sacerdote locale che ne orienterà la scelta per il proseguimento di studi teologici cui il giovane discente sembrava predestinato.
Appena "trilustre" gli si aprirono le porte del seminario sipontino nel quale ebbe modo di farsi notare per vivacità d'ingegno e duttilità di carattere senza indulgere però verso pratiche ascetiche cui preferiva la lettura di "purgati" testi filosofici e letterari.
Aveva già ottenuto "la prima tonsura e l'accolitato" quando gli giunse notizia dell'improvvisa morte del fratello maggiore, Angelantonio. Tornò in famiglia ove l'aspettavano, affrante dal dolore, la vecchia genitrice e una sorellina, bisognose entrambe, oltre che di conforto spirituale, di guida amministrativa.
Sistemate, grosso modo, le non poche e intricate faccende domestiche si trasferì a Napoli nel cui Ateneo frequentò, con particolare interesse, le lezioni di diritto civile e quelle di diritto amministrativo per il quale svelò insospettate doti attitudinali.
Aspirina n. 1
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Conseguita brillantemente la laurea, partecipò ad un affollato concorso notarile classificandosi in graduatoria tra i primi per la scelta della sede. Con reale decreto del 4 agosto 1818 Ferdinando I lo nominò "notaio della piazza di San Marco in Lamis in terra di Capitanata".
Ebbe così inizio una lunga (1818-1865), nutrita serie di atti, rogiti, transunti che troveranno, nella progressiva numerazione cronologica dei protocolli e dei repertori, puntuale riscontro nelle sue indubbie capacità professionali e organizzative di cittadino che, come si vedrà, tanta parte avrà nelle vicende politico-amministrative di una popolosa comunità garganica dalla seconda restaurazione borbonica all'unità nazionale.
Il 21 giugno 1819 sposò Battista Maggi dalla quale ebbe nove figli di cui quattro vissero solo alcuni mesi mentre Pietro, sacerdote, Chiara, Michelangelo, notaio, Domenico Maria, sacerdote, e Giuseppe vedranno l'alba del nuovo secolo.
Alle incessanti cure familiari, alle delicate incombenze notarili e alla compilazione, giuridicamente complessa, di allegazioni forensi da presentare ai giudici dei tribunali provinciali e napoletani per la difesa dei terreni demaniali dall'assalto delle dissodazioni, doveva aggiungere anche la carica di primo cittadino proprio "nel tempo in cui la cosa pubblica era nella massima dimenticanza e decadenza". Necessitava pertanto la presenza a Palazzo Badiale di un sindaco in grado di affrontare la grave crisi economica in cui venne a trovarsi il paese la cui popolazione era ormai ridotta ai limiti della sopravvivenza.
Imponenti masse di contadini o, come allora si diceva, di "bracciali" abbrutiti dalla miseria e dall'ignoranza - il numero degli analfabeti su 12.547 abitanti raggiungeva il 901 su mille - "rumoreggiavano" per le vie cittadine creando apprensioni in chi, come i titolari del "regio giudicato", vedevano quotidianamente compromessi l'ordine pubblico e la legalità per il rispetto dei quali invocavano dalle superiori autorità l'immediato invio di "un forte nerbo di gendarmeria non essendo bastevole per numero e poco affidabile per intrinsechezza con delinquenti quella dei paesani".
"Conoscitore di diritto pubblico e indagatore solerte dei bisogni della Patria, nell'abnegazione di se stesso" il Giuliani si accinse, nel triennio 1826-'28, "a sopportare il diffìcile pondo".
Immediata gli fu la constatazione dello stato di abbandono e di paralisi delle attività comunali determinato, tra l'altro, dalla latitanza dello Stato che continuava a mostrarsi col volto delle imposizioni fiscali e della leva militare, dalle carestie, dalle epidemie e dalla cronica mancanza di "numerario negli stati discussi". Altrettanto sollecita e decisa la volontà del neosindaco di porre mano ad un'opera di capitale importanza quale era quella della creazione di una rete viaria interna ed esterna che liberasse il paese, costruito sul fondo di una vasta dolina carsica nella notte dei tempi, dal plurisecolare isolamento dal resto del mondo e dai frequenti allagamenti di acque piovane non smaltite da idonei canali di scolo.
Ascoltiamo, in merito, la sincrona testimonianza dell'anonimo necrologista:

"Fu perciò che il paese, vallato attorno di strade impraticabili, mettenti all'esterno dell'abitato, privo di acque potabili, salutari e comuni, senza commercio fu attraversato da un canale che lo difendesse dalle inondazioni di torrenti sovrastanti e su di essi cinque ponti: vidde [il Giuliani] sprofondare e ingrandire i pozzi comuni, vidde la inaugurazione di alcun tratto ancora della piazza lastricata [che sarà completata nel 1867 n.d.r.] e della via rotabile per la parte di San Giovanni Rotondo [fino alla 'Cappella' oggi Borgo Celano n.d.r.]. Se cessava il tempo delle sue funzioni a Padre della Patria non cessava in Lui la volontà e l'amore di provvederla e incivilirla".

Aspirina n. 1
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Ma, pur in mezzo al fervore delle opere intraprese e al plauso di tanti concittadini che le vedevano in via di realizzazione, non mancò qualche grave dissenso, qualche inquietante voce che tentò di dar corpo ad addebiti sul comportamento del Giuliani nel suo duplice ruolo di notaio e di sindaco.
Il dottor Leonardo Tancredi, "antico carbonaro", suo avversario "per spirito di partito", la mattina del 16 maggio 1831 si recò a Lucera per consegnare nelle mani del Procuratore del Re un "foglio" sottoscritto da un tal Antonio Soccio, contadino, nel quale lo si accusava di aver commesso, dieci anni prima, precisamente il 12 maggio 1821, "falsità nella dichiarazione testamentaria" di Fortunato Soccio, padre dell'accusatore, a favore di Giovanni Battista Augello "in ordine al passaggio di un fondo rustico in località Zazzano" e d'aver stipulato l'atto di vendita alla presenza di due compiacenti testimoni, il giorno dopo la morte del testatore.
Altro polverone fu sollevato in San Marco dalle intemperanze caratteriali e dalle violenze verbali del sacerdote Giovanni Soccio, che invano aveva mirato, per il passato, al possesso del fondo contestato da accorpare alla sua limitrofa "cesina".
In una situazione di comprensibile stress psicologico e di estrema depressione morale, gli sarà stato di gran conforto ricevere attestati di stima e solidarietà dall'intero decurionato sammarchese che, riunitosi in assemblea straordinaria, presieduta da Matteo Donato Pomella, il 25 giugno 1831, così, tra le altre argomentazioni, faceva verbalizzare:

"Il notaio Giuliani nella lunga carriera di notaio pubblico ha corrisposto scrupolosamente e con ogni esattezza allo scopo dell'ufficio notarile e le leggi sul notariato che assai bene intende si son da lui in ogni riscontro esattamente osservate [...] Come sindaco nulla si è omesso dal sig. Giuliani per conciliare gli interessi dell'Amministrazione con l'utile dei cittadini; per cui nella revisione dei conti morali degli esercizi 1826-'27 e '28 questo decurionato non ha potuto ritenere che come onesta ed esatta la gestione della medesima [... ]"

Aspirina n. 1
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In conclusione all'unanimità "il decurionato dichiara e testifica la verità che la condotta del notaio Leonardo Giuliani è stata ed è onesta, esatta e irreprensibile, per cui godendo così lodevolissima opinione nel pubblico, si ritiene esso sig. Giuliani e si valuta per tutti i rapporti: uomo da bene, incapace a delinquere e arrecare danno al cittadino”.
La trama accusatoria era però destinata a sfilacciarsi presto in sede di istruttoria in quanto sostenuta da errate (non si sa se in buona o cattiva fede) certificazioni anagrafìche sulla data di morte di Fortunato Soccio.
La Procura Generale il 12 luglio 1833 "sciolse dal mendacio Leonardo Giuliani ed altri di San Marco in Lamis imputati di falsità in una dichiarazione testamentaria a danno di Antonio Soccio dello stesso Comune".
Non si hanno notizie sull'esito della querela del Giuliani contro il Tancredi che, sotto il fìnto nome di Antonio "si è recato dal Procuratore Generale a reclamare la commessa falsità e che senza causa ha cercato con fatto positivo diminuire e far perdere la stima del deducente”.
Amareggiato per gli ambigui atteggiamenti di taluni amici, dissoltisi nel nulla al momento del bisogno, riprese, con rinnovato vigore, l'attività notarile, riannodò le fìle dei suoi sostenitori il cui numero si moltiplicò nel breve giro di qualche mese.

Hai mai visto gli ex voto di san Matteo? Conosci Giovanni Gelsomino?