Continua ...
Tutte le strade formavano un continuo padiglione di bandiere tricolori e fazzoletti crociati: le donne dai veroni sventolano bianchi lini, salutando la truppa con li stessi evviva.
Si girò sempre gridando per la piazza maestra, si prese la piazza seconda da S. Berardino, e si camminò per tutto il paese; e quando si giunse al corpo di guardia, un altro grido di evviva, ed ognuno soddisfatto si ritirò.
I soldati cantando e contentissimi della risoluta accoglienza presero gli alloggi per riposare.
Per ordine del Governatore il popolo riunitosi in comizio divenne al plebiscito che non poté aver luogo nel giorno ventuno e la Commissione, in permanenza sino alle ore ventiquattro, ebbe colma di Sì la cassolina dei voti, che il dì seguente si portava in Foggia dal decurione don Giovanni Picucci con uffizio della lodata autorità.
Schiusa da quella Commissione risultò il numero di 3.200 Sì e non si rinvenne alcuna cartella per il No. (grassetto del webmaster)
Nella notte dell'istesso dì ventotto il Governatore partì col Procuratore Generale per Foggia e rimaneva ordinanza per effetto della quale si dovevano pagare in breve termine ducati seimila per rivaluta di spese di guerra, facendosi gravitare la metà sul clero e l'altra metà sul popolo. Penale che entro due giorni venne pagata.
Con l'istessa ordinanza si comandava il disarmo generale, si scioglieva la guardia nazionale e la piazza rimaneva sotto il comando militare.
Il paese fu posto nello stato di assedio e si doveva entrare ed uscire con carta di passo.
Il convento dei padri cappuccini venne assediato e quei monaci, custoditi nelle rispettive celle, non potevano tra essi comunicare. Del convento i militari ne erano padroni e tutte le provviste presto si consumarono.
I monaci così chiusi e guardati si trovarono in cattivo stato ed appena si dava loro scarsissimo alimento. La loro posizione era esasperata dal perché in convento, nella prima andata dei garibaldini, si trovò uno di questi ucciso ed altri al di fuora, attribuendosi e ritenendosi la convivenza di alcuni monaci, essendosi molti di essi dati in fuga. Si procede agli arresti e 180 individui furono messi in carcere.
Il Governatore con editti richiamava in paese i galantuomini che si erano allontanati ed il procuratore Generale occupatasi per una istruzione sommaria; si sperava che ne fusse risultata la innocenza dei frati.
Compiutasi siffatta istruzione per tutti i sempre detestabili avvenimenti, il generale Romano con porzione della truppa si portava a Cagnano, ove pure vi fu reazione con omicidio, e strada facendo, si imbatté in alquanti soldati sbandati sangiovannesi, diretti dal caporale Antini, che si erano dati in campagna dalla pace conclusa con S. Marco in Rignano, e cinque di essi col caporale, per divina disposizione, caddero in mano dei militari; strettili e legatili da infami sanguinari vennero condotti in Cagnano.
Il Generale ritornava da Cagnano conducendo seco gli arrestati sangiovannesi.
Il giorno ultimo del consiglio, ed alle ore cinque della notte, in continuazione dell'ultimo atto della discussione pubblica, alla unanimità ha condannato e condanna Vincenzo e Giuseppe Antini fu Francesco Saverio, Santo Cappucci fu Onofrio, Vincenzo ed Alfonso Maria Cascavilla fu Filippo, Antonio Savino fu Michele, Michele Rinaldi di Angelantonio, Francesco Baldinettì fu Matteo, Giovanni Cassano di Michele, Michele Mangiacotti di Pasquale, Leonardo Grifa fu Savcrio, Nicola Russo di Giovanni, Felice Longo fu Domenico alla pena di morte da eseguirsi con la fucilazione.
Alla stessa unanimità ha condannato e condanna Salvatore Vergura fu Giovanni, Donato Novelli fu Giuseppe, Antonio Martino fu Carmine, Francesco Musi fu Antonio, Giuseppe Perrone di Michele e Francesco Fini fu Michele, alla pena di diciotto anni di ferri per ciascuno di essi.
Alla stessa unanimità ha condannato e condanna solidalmente Vincenzo Antini e Giuseppe Antini fu Francesco Saverio, Santo Cappucci fu Onofrio, Vincenzo ed Alfonso Maria Cascavilla fu Filippo, Antonio Savino, Francesco Baldinetti, Giovanni Cassano, Michele Rinaldi, Michele Mangiacotti, Leonardo Grifa, Nicola Russo, Felice Longo, Salvatore Vergura, Francesco Musi, Donato Novelli, Antinio Martino, Giuseppe Perrone, Francesco Fini alle spese del giudizio in favore del Tesoro.
Giusto Iddio! Quanto è terribile la tua Giustizia!
La terra non più voleva tenerli e nutrirli, l'aria quasi quasi a forza li alimentava la vita; la tua mano non poté più a lungo trattenere il fulmine della tua collera; e la terra si sgrava di sì feroci figli, e ti loda; e l'aria non più gli presta il suo soffio vitale, e ti loda; e le voragini perpetue li ricevono per darli la meritata pena e ti lodano!
Il Governatore con ordinanza del 30 ottobre scioglieva pure in S. Giovanni Rotondo la guardia nazionale, ed ordinava il disarmo del popolo, e per spese erogate dalla brigata Romano per i diversi suoi movimenti e per sovvenire alle desolate famiglie degli uccisi nel carcere, impose una tassa di ducati diecimila, dei quali ducati cinquemila a peso dei diversi ordini dei proprietari; ducati tremila a carico dei componenti il clero, e ducati duemila sui padri cappuccini pagabili fra ventiquattro ore, come venne praticato.
Rimase altri provvedimenti richiesti dalla circostanza; rinnovò il personale dell'amministrazione comunale, destituì il supplente Giordano, che fece sostituire dal conciliatore don Giovanni Longo; destituì la brigata forestale e ne nominava il rimpiazzo, ed altro ed altro. Dopo si restituì in Foggia.
Il giorno dei morti, due novembre, le due forze stanziate in S. Marco in Lamis ed in S. Giovanni Rotondo, celebrarono per i martiri del carcere e per gli uccisi garibaldini solennissimi funerali nelle rispettive chiese collegiali, le accorse popolazioni ne rimasero commosse.
Son questi i frutti dell'invidia, degli odii, e delle vendette, e voglia il sommo Iddio liberarcene per l'avvenire e restituirci quella pace della quale eravamo possessori e che dal mondo è follia sperare.
E voi, povere, desolate famiglie, rassegnatevi ed attendetevi esserne rimunerate dall'Ente Supremo.
Fine Parte II
05-Reazione in S. Giovanni Rotondo
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