Il quarto e ultimo modo di evitare il no, è distribuire le nomine in antecedenza, in modo da non aver mai posti vacanti, perché appena il posto è occupato, cessano le richieste.
Nel Governo monarchico è molto facile ovviare a questi inconvenienti, colmando anticipatamente il vuoto di tutto quanto si può pretendere o chiedere, disponendo in anticipo con vigilanza che non rimangano mai posti vuoti. Così deve fare ogni Principe avveduto.
Oportet fu la prima parola con la quale il Principe degli Apostoli comunicò la sua proposta; e queste furono le ultime con le quali la terminò: Accipere locum ministerii hujus, et apostolatus, de quo praevaricatus est Judas, ut abiret in locum suum (Nota 24). Lì erano presenti - come nota l'Evangelista - cento e venti uomini (e il solo fatto di esservi uomini poteva dar luogo a qualche inconveniente): Erat autem turba hominum simul fere centum viginti (Nota 25). Quelli che si convertirono e che si aggregarono a loro nello stesso giorno in cui discese lo Spirito Santo, furono tre mila: Et appositae sunt in die illo animae circiter tria milia (Nota 26). La cifra raggiunta dopo fu molto più grande; e in tanta moltitudine di gente, tutta capace di aspirare a quel posto e di pretenderlo, se fosse stato libero, si capisce bene come quella contesa avrebbe potuto costituire una pericolosa occasione di turbare la pace e raffreddare l'unione di coloro che invece dovevano essere - come in realtà furono - cor unum et anima una (Nota 27). Dunque per prevenire questo pericolo e gli inconvenienti che da esso umanamente si potevano temere,
'Si provveda immediatamente a riempire quel posto - si disse San Pietro - e non rimanga un solo attimo libero; da questo avverrà come logica conseguenza, che, vedendolo i presenti già occupato e trovandolo già occupato i pretendenti, sia tolta a tutti l'occasione di pretendere o di chiedere'.
Se fossero così i Prìncipi laici, ai quali - nei limiti della loro qualità di Principi laici, - non manca l'assistenza dello Spirito Santo, attuerebbero una prudente politica con la quale potrebbero togliere ai pretendenti la fatica o la tentazione di chiedere, e a se stessi le occasioni di dire poi di no.
Tra simili occasioni, la più grande e più difficile a risolversi fu quella che portò a provvedere alla successione di David. David voleva, sapendo ciò conveniente per il bene del suo regno, che il suo successore fosse Salomone, e sapeva pure che Dio aveva deciso così. C'erano però, contro queste ragioni, delle difficoltà nel fatto che Salomone era figlio illegittimo, mentre Adonia era favorito dalla simpatia del clero, del popolo e di gran parte dell'esercito.
I fatti erano giunti a un punto tale, che, durante un banchetto offerto quel giorno da Adonia a tutti i Principi e signori del suo partito, essi gli facevano già dei brindisi chiamandolo 'Re'. David fu informato tempestivamente di questo fatto. Che risoluzione prese? ''Sia sellata la mia mula' disse (perché allora i Re non usavano cavalli, ma questo tipo di cavalcatura) 'salga su di essa Salomone e, unto dal profeta Nathan, esca per Gerusalemme preceduto da trombe e cembali, e tutti gridino: VIVA IL RE!'.
Immediatamente l'ordine di David fu eseguito; quelli che partecipavano al banchetto udirono con costernazione il suono delle trombe e appresero ciò che stava succedendo. I convitati si ritirarono pieni di paura, e nello stesso giorno essi si inchinarono tutti a baciare la mano a Salomone. Ma che ragione diede David del suo agire e degli ordini da lui impartiti? Come rispose al diritto e alle pretese di Adonia? Come abbellì o addolcì il no che impediva al figlio primogenito di diventare Re? David non disse niente, né ebbe bisogno di dire parola;
infatti vedendo Adonia il posto già occupato, si rassegnò alla sua sorte, andò a baciare la mano a Salomone e non disse parola né a lui né al padre suo. Questa è la grande importanza di provvedere subito ai posti vuoti per indurre al silenzio l'ambizione dei pretendenti e il no dei Principi.
Chi mise egregiamente in pratica questa politica nel nostro regno, fu il Re Don Giovanni II, degno di esser chiamato Giovanni del Buon Memoriale, come Giovanni I si chiamò Giovanni della Buona Memoria.
Questo prudentissimo Re teneva un memoriale segreto nel quale andava segnando tutti coloro che meglio si comportavano nella carica loro affidata, fossero essi Ministri di Stato, o di giustizia, o del tesoro, o della guerra; e secondo il merito di ciascuno andava assegnando i premi e gli incarichi, così come se fossero disponibili. Era un proverbio degli Ebrei, usato anche da Cristo:
Ubicumque fuerit corpus, illuc congregabuntur et aquilae (Nota 28): Dove ci sarà un corpo morto, là si raduneranno le aquile. Qui si tratta delle aquile-avvoltoio, uccelli di rapina dotati di vista acutissima e finissimo olfatto, che, vedendo o sentendo l'odore di un cadavere, subito accorrono per strappare, dilaniare e saziarsi di esso.
Così accade per l'ambizione dei pretendenti a tutti coloro la cui morte rende libero un posto, una commenda, un bastone di comando, una cattedra, un seggio vescovile, una amministrazione o qualche altra occasione utile e pingue nella quale impiegare (non dico le unghie) le mani. Ma che faceva in questi casi - che si possono verificare giornalmente - il Re del Buon Memoriale?
Siccome egli aveva già segnato nel suo memoriale le persone alle quali doveva assegnare la successione ai posti liberi, rispondeva che quei posti, incarichi o benefici erano già stati assegnati; e gli avvoltoi che correvano famelici sulle spoglie del morto, raccoglievano le ali, rimettevano dentro le unghie e anche se sentivano il desiderio di gracchiare, chiudevano il becco.
il segreto altissimo di destinare già gli incarichi prima che si rendano liberi fà in modo che anche se le persone muoiono, gli incarichi continuino sempre.
I nostri arrivisti possono replicare, dicendo che quei posti che essi chiedevano non erano vacanti perché non esistevano ancora, e quindi sarebbero stati creati o avrebbero dovuto esser creati ex novo. Ma anche questa replica può essere controbattuta con il quibus paratum est; e con la sistemazione o predestinazione dei destinati. Quando Dio crea incarichi ex novo, prima crea le persone adatte, poi gli incarichi; così gli incarichi nascono già occupati e non esiste un momento in cui sono vacanti.
Lo stesso criterio Dio lo osservò nella creazione di tutti gli incarichi fatti ex novo. Quando Dio si trovò a creare ex novo il regno di Israele, prima creò il Re, e comandò che Saul venisse unto da Samuele, affinché lo facesse Re e gli desse il regno. Quando si trovò a creare ex novo l'incarico di restauratore del mondo, prima, e cento anni prima, nominò Noè e gli comandò di fabbricare l'arca, per dargli modo di esercitare il suo incarico. Non posso a questo punto non ricordare quante volte abbiamo visto le navi dell'India con i pennoni al vento senza sapere chi le avrebbe guidate, perché ancora non era stato nominato il capitano. Noi cominciamo a costruire le nostre navi dalla chiglia, Dio cominciò a costruire la sua dal pilota. E così fece anche Cristo. Molto prima di morire nominò pilota San Pietro, e dopo essere risuscitato gli affidò la barca. Imitino questa politica del Cielo i Principi della terra;
per gli incarichi che devono creare, creino prima i Ministri che gli incarichi stessi; invece in quelli ordinali e di successione tengano già pronti i successori, affinché non rimangano vacanti. In questo modo, per l'azione al tempo stesso attiva e passiva dei Principi, avrà termine in gran parte lo spiacevole obbligo del no.