Queste ultime parole adversus Jesum non sono parole del Vangelo, ma appartengono alla glossa della Chiesa. Notate bene: la Chiesa dice che questo Consiglio si riunì contro Gesù: e da un Consiglio che si riunisce contro Gesù, che cosa ci si poteva aspettare, se non la sua stessa distruzione? La distruzione dei suoi consiglieri e di tutto lo Stato, che essi pretendevano difendere e rafforzare con quei sistemi? E così fu.
Il fondamento politico sul quale si basò la risoluzione di uccidere Cristo fu questo: Si dimittimus eum sic, venient Romani et tollent locum nostrum et gentem (Nota 19): se rilasciamo così quest'uomo, tutti lo acclameranno Re, e se si saprà a Roma che abbiamo un Re contrario alla sovranità dell'Impero, i Romani verranno contro di noi, ci strapperanno alle nostre case, distruggeranno la nostra gente e il nostro Stato; muoia dunque quest'uomo, per evitare la rovina di tutti noi.
Ma vedete come furono ingannati dalla loro stessa politica. 'Uccidiamo dunque quest'uomo, per evitare la rovina di tutti noi'; e si rovinarono tutti, perché uccisero quell'Uomo; 'Uccidiamo dunque quest'uomo perché non vengano i Romani e non occupino Gerusalemme'; e poiché uccisero quell'Uomo vennero i Romani e presero Gerusalemme e non lasciarono in essa pietra su pietra. Che avvenne di Gerusalemme? Che avvenne della repubblica ebraica? Chi li distrusse? Chi li mandò in rovina? I Romani. Proprio i Romani! Ecco a che cosa portano i Consigli e le politiche, quando le loro ragioni di Stato sono contro Cristo.
Dio castigò molte volte il popolo ebreo. Lasciamo stare le schiavitù individuali, inflitte al tempo dei Giudici dai Madianiti, inflitte al tempo dei Re dai Filistei. Pensiamo alle schiavitù generali di tutti i componenti del popolo: la prima, al tempo di Mosè, fu inflitta dagli Egiziani; la seconda, al tempo di Osea, dagli Assiri ; la terza, al tempo di Jeconia, dai Babilonesi; l'ultima, che è quella di cui ci occupiamo oggi, dai Romani.
State a sentire e vedrete voi stessi. I consiglieri del famoso Consiglio, di cui ci occupiamo, presero tre risoluzioni, tutte tre fondate sul timore, sul rispetto, sul servilismo, sull'amicizia verso i Romani. La prima la notò San Gregorio, la seconda San Basilio, la terza Sant'Ambrogio. Non sto qui a riportarvi le parole, per non allungare troppo la mia lezione. La prima decisione fu quella di eliminare Cristo, perché, se Egli avesse continuato a vivere circondato da quel seguito, da quegli applausi e da quel popolo che lo proclamava Re, i Romani sarebbero venuti contro Gerusalemme: Si dimittimus eum sic, venient Romani.
La seconda decisione fu quella di consegnare Cristo ai soldati romani; infatti furono essi che lo presero nell'Orto e lo crocifissero: Judas vero cum accepisset cohortem (si trattava di una coorte romana).
Ah sì? Voi temete più la potenza romana che la Giustizia divina? Ebbene, la Giustizia divina vi castigherà per mezzo della potenza romana! Voi consegnate Cristo ai soldati romani, perché lo prendano e lo crocifiggano? Ebbene Cristo consegnerà voi ai soldati romani, perché vi assoggettino, vi ammazzino, vi distruggano! Voi anteponete la grazia dell'imperatore romano alla Grazia divina? Ebbene Dio farà sì che gli imperatori romani divengano i vostri più crudeli nemici, farà sì che venga Tito e Vespasiano a conquistarvi e distruggervi.
Ecco dunque come tutte le politiche dei Pontefici e dei Farisei si ritorsero contro loro stessi; ecco come le decisioni di quel famoso Consiglio decretarono la sua stessa rovina. A questo servirono il timore, il rispetto, l'ossequio, il riguardo, l'amicizia verso i Romani. Questa fu la disastrosa fine di quel Consiglio, meritevole di finire così, dati i mezzi che esso aveva scelti.