Pensiamo a quella famosa confessione che fece il Battista (per quanto fosse una confessione di altro genere). L'Evangelista dice: Confessus est, et non negavit, et confessus est (Nota 6): Confessò, e non negò e confessò. Meravigliosa ripetizione di termini! Ma se aveva detto che confessò, perché aggiunge 'non negò': confessus est, et non negavit? E dopo aver detto che confessò e non negò, perché torna a ripetere che confessò: confessus est, et non negavit, et confessus est? Non basta dire che confessò? No, perché invero non ogni confessione è confessione. Chi confessa e nega, non confessa: soltanto chi confessa e non nega fa una reale confessione. E l'Evangelista dice che Giovanni confessò, appunto perché confessò e non negò. Oh, quante confessioni negate! Oh quante confessioni non confessate ricevono un'assoluzione che non assolve, nella pratica di questo Sacramento! Verrà il giorno del Giudizio! Verrà il giorno di quell'immenso catafalco del mondo: quanti ne vedremo allora di confessati neganti? Confessati minimizzanti? Confessati e non confessati, e perciò condannati?
C'è da restare a bocca aperta nel vedere come molti peccati vengono commessi e come gli stessi vengono confessati! Visti fuori dalla confessione e osservati in se stessi sono peccati e peccati gravi: ascoltati in confessione e coloriti per l'occasione da chi li confessa, riescono a non parere più peccati, quando addirittura non riescono a parere virtù! Sia di esempio (come dimostrazione per entrare in questo ordine di idee) il peccato e la conseguente confessione di un grande Ministro.
Alle richieste di quella gente, Aronne rispose dicendo che andassero nelle loro case e togliessero dalle orecchie delle loro mogli, figlio e figli i pendenti d'oro (come si usava portare in Asia) e il portassero tutti a lui: Tollite inaures aureas de uxorum, filiorumque et filiarum vestrarum auribus et offerte ad me.
Portati gli orecchini, Aronne, li prese, fuse l'oro, e, dopo aver preparato a regola d'arte un modello, ci colò l'oro incandescente e ne fece un vitello: Quas cum ille accepisset formavit opere fusorio, facitque ex eis vitulum conflatilem. Appena la nuova immagine prese forma, tutti, in presenza di Aronne, l'acclamarono come il dio che li aveva liberati dalla schiavitù d'Egitto. E per non mostrarsi meno religioso, il Massimo Sacerdote aedificavit altare coram eo, et praeconis voce clamavit, dicens: 'Cras solemnitas Domini est': edificò un altare, vi pose l'idolo e fece giungere in ogni angolo il bando coll’annuncio che l'indomani sarebbe stata celebrata la festa del Signore, chiamando Signore quel vitello. Ci può essere maggior bestemmia e degradazione? Sì, ci fu. Surgentesque mane obtulerunt holocausta, et hostias pacificas; et sedit popolus manducare, et surrexerunt ludere. Sorse dunque l'alba di quel giorno solennissimo, i sacerdoti fecero molti sacrifici, ai sacrifici seguirono i banchetti e ai banchetti feste e danze, tutto in onore e lode del nuovo dio. Questo è il susseguirsi degli avvenimenti, che io riferisco letteralmente, parola per parola.
Ma ora io chiedo: Se Aronne avesse dovuto confessare questo peccato, vi sembra che ne avrebbe avute di cose da dire? Ora Aronne dovette confessare il suo peccato, e lo confessò, ma sentite come lo confessò, perché c'è molto da imparare.
Aronne confessò la sua colpa, e la confessò in questi termini: Tu nosti populum istum, quod pronus sit ad malum: Voi, a signore, conoscete questo popolo; sapete quanto sia incline al male. Dixerunt mihi: Fac nobis deos, qui praecedant nos: mi chiesero di dar loro degli dei che li guidassero. Ecco, ora viene la confessione. Ricordate via via tutto quello che è stato detto prima. Quibus ego dixi: Quis vestrum habet aurum? Tulerunt et dederunt mihi, et proieci illud in ignem egressusque est hic vitulus. E io chiesi loro se avessero dell'oro. Andarono a prenderlo, me lo portarono e lo buttai nel fuoco e dalle fiamme uscì questo vitello.
Può essere chiamata questa una confessione? Può questa essere chiamata verità? E' ammissibile una cosa di questo genere? Vieni qui, Aronne, vieni qui ad aggiustare i conti con me, alla presenza di Dio. Non sei stato tu a comandare a questi uomini (comando, perché il testo dice: Fecit populus, quae iusserat; non sei stato tu a comandar loro di andar a prendere gli orecchini d'oro delle loro mogli, delle loro figlie e dei loro figli, di toglierli dalle loro orecchie per portarli a te? E come puoi ora nella tua confessione dire che chiedesti semplicemente 'Chi di voi possiede dell'oro'?: Dixi illis: Quis vestrum habet aurum? E c'è di più. Non hai forse tu preso l'oro, non l'hai fuso tu, non hai tu foggiato e creato il vitello: formavit opere fusorio, fecitque vitulum conflatilem? E come puoi ora nella tua confessione dire che hai buttato l'oro nel fuoco e che l'idolo si formò da solo, che non sei stato invece proprio tu a farlo? Proieci illud in ignem egressusque est hic vitulus? E c'è di più. Non sei stato proprio tu a fabbricare l'altare? Non sei stato proprio tu a metterci sopra l'idolo, a chiamarlo signore, a dedicargli un giorno, ad offrirgli e fargli offrire sacrifici, offerte, banchetti, danze, feste? E come puoi ora nella tua confessione omettere tutto questo e non dire una sola parola di atti così importanti? Ecco qui come i peccati corrispondono alle confessioni e le confessioni ai peccati! Così confessò i suoi peccati il Supremo Ministro ecclesiastico e secolare del popolo di Dio.
Partendo dunque dal presupposto che ci sono delle confessioni che devono essere confessate, sarà bene che scendiamo con tutto il nostro stupore a fare un particolareggiato esame di queste confessioni, affinché ognuno possa rendersi meglio conto dei difetti incorsi nelle proprie confessioni. E affinché l'esame si adatti all'uditorio, esso non tratterà delle coscienze di ogni genere e stato, ma soltanto di coloro che hanno la responsabilità dello Stato sulla propria coscienza. Sarà la preparazione per una confessione generale di un Ministro cristiano. I teologi morali riducono ordinariamente la forma di questo esame in sette punti: Quis, Quid, Ubi, Quibus auxiliis, Cur, Quomodo, Quando? Seguiremo lo stesso ordine: io per maggior chiarezza del discorso, voi per maggior aiuto alla vostra memoria. Che Dio ci aiuti.
Necessità di un esame
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