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1873 - Il popolo italiano - Cap. XIII

1873 - Il popolo italiano - Cap. XIII

Angelo Mazzoleni, Il popolo italiano, Milano Vallardi 1873
Il carattere italiano.

La prosperità di un paese non consiste
nella copia delle sue ricchezze, nella saldezza
delle sue cittadelle, nella bellezza
dei suoi pubblici edificii, ma nel numero
dei cittadini colti, negli uomini che hanno
educazione, dottrina e carattere. In questi
dati si fondano principalmente il suo
vero interesse, la sua forza maggiore,
la sua reale efficacia”.
Martino Lutero.

Le genti italiane vanno distinte per una certa prontezza ed acutezza d’ingegno, in alcune provincie quasi meravigliose, ingegno che lasciato incolto o intristisce senza frutto, o cresce selvaggio e d’ostacolo al vero progresso, come le piante senza coltura, abbandonate in una vergine foresta, al naturale loro sviluppo. L’ingegno, per essere produttivo, ha bisogno dell’opera di una costante e severa educazione; le scuole, le accademie, i collegi non possono dare in generale se non gli elementi del sapere, mentre la vera coltura si acquista più tardi da sé, colla pratica della vita, conversando ed avvicinando uomini e cose. I soli libri non bastano a far l’uomo senza il dibattito delle passioni, senza lo spirito della osservazione e della meditazione, essendo il mondo il libro dove il senno eterno scrisse i propri concetti, secondo la splendida definizione data da Campanella nelle sue Poesie filosofiche.
Egli è forse a deplorare che in Italia v’abbia più istruzione che educazione, più ingegno che caratteri, e manchi fra noi quella seria, continua, stretta, affettuosa corrispondenza fra le due grandi potenze educatrici del carattere, il cuore e l’intelletto, la famiglia e la scuola. L’esprit dans les grandes affaires, diceva il cardinale di Retz, n’est rien sans le coeur. L’educazione, mio costante obbiettivo, più che all’intelletto deve mirare al cuore, perché più dell’ingegno vuolsi disciplina, onestà, lavoro, adempimento continuo dei propri doveri. E se in Italia, come in Francia, abortirono in addietro tante rivoluzioni, devesi forse ascrivere al non aver saputo mai formare cuori, coscienze, caratteri, e non era certo un paradosso quello dell’Azeglio allorché disse mancare in Italia gli Italiani e il primo compito della patria redenta, dover essere appunto quello di formarli il carattere dell’uomo è l’ordito indispensabile su cui si tessono le virtù del cittadino; si facciano degli uomini onesti e l’Italia avrà gli Italiani che le abbisognano.

Data creazione Mercoledì, 04 Maggio 2022
Categoria Angelo Mazzoleni
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