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Panegirico dell'onorevole Barrabba pubblicato in Piemonte da Aurelio Bianchi-Giovini.

Vecchia stampa inglese.Al centro: Barabba
Vecchia stampa inglese.Al centro: Barabba
Chi fosse Barrabba sanno tutti coloro che conoscono l'Evangelio, ma pochi sanno e pochissimi ricordano che la libertà piemontese servisse a farne il panegirico; e perciò giudico opportuno di consegnarne in queste pagine i documenti.
La parola Barrabba in caldeo ed in ebraico significa figlio della confusione e dell'obbrobrio, e con questo nome si chiamava quel famoso ladro, sedizioso e colpevole di numerosi omicidi, che fu dagli Ebrei preferito a Gesù Cristo, allorché Pilato, in occasione della solennità della Pasqua, chiese loro a quale dei due ridonata volessero la libertà.
Quel Barrabba era cosi ladro, che a Gesù aveva rubato perfino il nome. Origene asserisce che egli aveva aggiunto al suo il nome di Gesù, e chiamavasi Gesù Barrabba per contrapporsi a Gesù Cristo, come appunto certi eretici si chiamano evangelici per contrapporsi ai cattolici.
Or bene, Aurelio Bianchi-Giovini, che scriveva in Torino prima l'Opinione, e poi l'Unione, nel 1853 mandò al palio due volumi, intitolati Critica degli Evangeli. E nel secondo volume a pagina 80 fa il panegirico di Barrabba, e dimostra che gli appartiene il titolo di onorevole.
Aurelio Bianchi Giovini
Aurelio Bianchi Giovini
Secondo Bianchi-Giovini, il nome di Barrabba deriva da Bar-Rabban. "E Rabban (maestro nostro) è il titolo d'onore che si dava comunemente ai più celebri dottori della Sinagoga".
Nella stessa pagina Bianchi-Giovini salva la fama di Barrabba dicendo: che non poteva essere né ladro, né masnadiero, "perché Giuseppe Flavio, che nomina molti di costoro, non ne ricorda nessuno chiamato Barrabba".
Barrabba adunque fu il maestro nostro, ossia il Rabban degli Italianissimi, i quali principalmente in Milano si servirono dei così detti Barrabba per fare l'Italia.
Inoltre Barrabba è un titolo d'onore, e siccome fu dato al famigerato giudeo, così, secondo Bianchi-Giovini, si merita l'aggiunto di onorevole, che sarebbe quasi in certo modo sinonimo di Barrabba.
E in quella che il Critico degli Evangeli difendeva e lodava Barrabba, dava addosso a Gesù Cristo, e parlando degli Scribi e Farisei, scriveva: "L'accusa colla quale lo denunciarono (Gesù) al tribunale el Procuratore, se non in tutto vera, lo era in parte". (Volume II, pag. 67.) Più innanzi, a pag. 87, dà tutto il torto al buon Gesù, e le sue parole sono cosi empie, che non si possono trascrivere.
Se Bianchi-Giovini difendeva e lodava Barrabba, pensate quanta stima e rispetto portasse a Ponzio Filato, ad Erode e a Giuda Iscariota!
Affresco di Giotto presente nalla cappella degli Scovegni a Padova.
Affresco di Giotto presente nalla cappella degli Scovegni a Padova.
Di Pilato scriveva così: "Gli Evangelisti vogliono far credere che Pilato cedette contro sua voglia al timore d'una sedizione; eppure il solo suo nome faceva spavento al popolo giudaico, ed i documenti contemporanei ce lo dipingono tutt’altro che facile a lasciarsi intimidire da popolare tumulto” (pagina 124). Sicché Pilato, secondo Bianchi-Giovini, era l'esemplare del coraggio civile, e del fermo ed energico governatore!
Ferdinando Petruccelli della Gattina
Ferdinando Petruccelli della Gattina
Né ciò basta in difesa del carissimo Pilato, ed è da credersi, prosegue a scrivere il Critico degli Evangeli, che, vedendosi presentare un imputato, “invece di giudicarlo e condannarlo così a precipizio in un giorno tanto solenne, lo abbia fatto custodire in prigione, o fattolo mandare a Cesarea, come aveva adoperato altre volte, onde esaminare più maturamente la colpa che gli veniva apposta” (pag. 125).
Quindi Pilato, a detta di Bianchi-Giovini, non era solo un governatore coraggioso, ma anche un giudice prudentissimo, e il suo ritratto dovrebbe appendersi sulle pareti di certi tribunali!
Le stesse scuse Bianchi-Giovini aveva in pronto per Erode, “è naturale, così egli, che il Tetrarca non avrebbe voluto occuparsene (di Gesù Cristo) su due piedi in un giorno cosi solenne ed in un paese fuori della sua giurisdizione, ma lo avrebbe fatto custodire per mandarlo in Galilea, e giudicarlo con maggiore comodità” (pag. 72).
Dunque per Bianchi-Giovini Erode era un uomo savio, che rispettava i giorni solenni, e camminava col calzare di piombo nel giudicar gli accusati!
Finalmente il Critico degli Evangeli, a pagina 86 del secondo volume, difendeva il carattere di Giuda Iscariota argomentando del suo potente rimorso; ed a pagina 99 accusava i cristiani d'aver inventato le circostanze della morte di Giuda e per rendere vieppiù odiosa la sua memoria. “E nel luogo medesimo purgavalo d'aver venduto il Maestro per trenta argentei, dicendo che “la mercede da lui ricevuta non ha alcun fondamento istorico”.
Ma del panegirico di Giuda che fur erat et latro ne parleremo più tardi recitandone il panegirico che sotto il regno d'Italia ne fecero l'ex-deputato Petruccelli della Gattina, e la Gazzetta Ufficiale.
Qui basti soltanto avvertire come fosse ben naturale che i ladri aumentassero di numero e di audacia in Piemonte, allora quando per le nostre città si seminavano codesti libri, e si spargevano simili insegnamenti.
Se Barrabba era il maestro nostro, perché non rubare ed assassinare al pari di lui? Restava almeno la speranza che più tardi sorgesse qualche scrittore a provare che i nomi di Artusio, di Mottino, di Delpero nella loro etimologia significano un titolo di onore.
Per la qual cosa i ladri ed i ladrocini erano in grandissimo progresso, ed il Risorgimento del 30 di agósto 1856 scriveva cosi:

Ieri abbiamo stampato una lettera che narra un grave ed audacissimo furto in Lomellina. Ci giungono contemporaneamente altre simili notizie da più parti; da quella stessa provincia ne scrivono che in un sol giorno diciotto cacciatori furono in altrettante parziali aggressioni disarmati e spogliati. Non ha guari si parlava di una banda, che infestava le provincie più montagnose della divisione di Cuneo, e la quale non risulta ancora sia al tutto scomparsa. Il Canavese è stato in queste ultime settimane il teatro di molte grassazioni; insomma è difficile che passi giorno senza che in questo o in quel foglio non si legga l'annunzio di qualche ladroneccio.
E i furti di campagna a un tempo si moltiplicano per modo che generali sono le lagnanze e le istanze al Governo, perché in qualche modo voglia provvedere. E il Governo che cosa fa?
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Che cosa fa il Governo? E non vedete, messer Risorgimento, che cosa fa? Chiude gli occhi perché si stampi e diffonda impunemente per il Piemonte il panegirico del gran ladrone Barrabba, maestro nostro. Le sue grandi lezioni vengono ascoltate, e producono il loro effetto.

Hai mai visto gli ex voto di san Matteo? Conosci Giovanni Gelsomino?