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L'aula della Camera del deputati preparata a Firenze da un ladro.

1879 Illustrazione italiana - Capri
1879 Illustrazione italiana - Capri
Per ordine di Napoleone III la capitale del regno d'Italia dovendo sloggiare da Torino e andarsene a Firenze, fu necessario preparare un'aula sulle rive dell'Arno ai deputati ed ai senatori. E questo incarico dal ministro dei lavori pubblici Stefano Jacini venne affidato all'architetto Falconieri.
Costui era un eroe italianissimo e voleva togliere Roma al Papa; anzi nel concepire il suo disegno dell'aula parlamentare fu tutto dominato da questa idea, come risulta da un opuscolo che dedicò al ministro Jacini e venne stampato dalla tipografia della Gazzetta di Firenze nel 1865. L'opuscolo portava questo titolo: Intorno la novella Camera dei deputati, ragioni di Carlo Falconieri, ispettore del Genio civile, membro del Consiglio dei lavori pubblici, ecc. ecc. E il Falconieri diceva che nei suoi lavori fu mosso dal supposto "che Firenze non fosse altro che una tappa per condurci a Roma, al sospirato compimento delle nazionali aspirazioni".
1879 Illustrazione italiana pag.53
1879 Illustrazione italiana pag.53
Con questo pensiero in capo il Falconieri accintosi al lavoro fece un altro supposto. E suppose che, se Menabrea poteva italianissimamente ed eroicamente rubare Roma al Papa, egli Falconieri avrebbe anche potuto rubare qualche cosa al regno d'Italia.
Messer Carlo comunicò questo suo supposto a tre amici, Fontani, Gori e Bartolini, e lo trovarono molto logico, molto utile, e molto patriottico. L'imbroglio principale stava nel rubare senza essere colti colla mano nel sacco.
E tutti quattro si accinsero all'impresa. L'aula del Parlamento si veniva preparando, e Falconieri rubava, e Fontani rubava, e Gori rubava, e Bartolini rubava, e rubando tutti quattro facevano l'Italia, conciossiaché l'Italia sia nel suo Parlamento.
Rubavano nelle provviste, rubavano nei conti, rubavano nelle liste, rubavano per i muratori, per i falegnami, per le tappezzerie, rubavano in tutto e dappertutto. E presentavano conti e note, dove scrivevano i nomi dei canonici del Duomo di Firenze fingendo che fossero operai da pagarsi, ed intascavano essi stessi quei pagamenti.
Ma i minchioni si lasciarono cogliere e vennero arrestati, processati e condannati. Il tribunale di Firenze, con sentenza del 31 agosto 1867, condannava Carlo Falconieri alla pena del carcere per tre anni e mezzo, Fontana e Gori a tre anni della stessa pena e Bartolini a sette mesi.
Mi rincresce che dopo questo processo la Camera dei deputati debba ricordare memorie molto ladre. Il Falconieri nel 1865 scriveva: "Venne scelto il salone dei cinquecento per ridurlo ad aula dei deputati, perché esso è bellamente illustrato dalle più grandi tradizioni storiche che vanti la città dei fiori".
Ma oimè! oggidì alle tradizioni storiche sono bruttamente succedute le tradizioni ladre, ed all'austero frate Savonarola l'architetto Carlo Falconieri dalle unghie lunghe.
E come una volta chi vedeva la sala dei cinquecento ricordava tanti gloriosi fatti della storia fiorentina, così chi vedrà quind'innanzi la Camera dei deputati necessariamente dovrà ricordare "ladri, furfanti e simile lordura".