Il pellegrinaggio ha come meta l'incontro personale con Dio e con se stessi.
Disperso nella molteplicità degli affanni e della realtà quotidiana, l'uomo ha bisogno di riscoprire se stesso attraverso la riflessione, la meditazione, la preghiera, l'esame di coscienza, il silenzio […] Le grandi domande sul senso dell'esistenza, sulla vita, sulla morte, sul destino ultimo dell'uomo devono risuonare nel cuore del pellegrino così che il viaggio non sia solo un movimento del corpo ma anche un itinerario dell'anima.
Nel silenzio interiore, Dio si rivelerà proprio come una «voce di silenzio sottile» che trasforma il cuore e l'esistere.
Solo così, quando si ritornerà a casa, non si piomberà di nuovo nella distrazione e nella superficialità, ma si conserverà una scintilla della luce ricevuta nell'anima e si sentirà la necessità di ripetere in futuro questa esperienza di pienezza personale, decidendo di nuovo nel cuore il santo viaggio.
Tratto da Il Pellegrinaggio nel Grande Giubileo del 2000 approvato da papa Giovanni Paolo II.
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SMiL 2011
L’Italia del Nord e l’Italia centrale erano attraversate dai cammini di San Michele, come la Francia lo era da quelli di San Giacomo'(Nota 1) erano una via di diffusione religiosa, economica e sociale ma erano anche l’asse dell’iconografia e diffondevano le leggende come di santi e angeli, come la legenda di San Michele e il toro sul Gargano o il caso del racconto figurato delle cavallerie di Artù a Modena (Nota 2). Dalla Puglia alla Normandia nel solco delle strade dei pellegrini i cavalieri eleggono a patrono San Michele e come per i longobardi altri popoli si convertiranno nel suo nome.
Non voglio scrivere un bel saggio per accrescere la 'cultura storica' diffusa sul pellegrinaggio garganico, mi limito a raccogliere un po’ di materiale e di riflessioni per sottolineare alcuni temi che meriterebbero di essere studiati e divulgati. Cose ben note e di temi di ricerca già noti agli studiosi, ma spesso non in modo sistemico e che, soprattutto, non arrivano mai ai pellegrini, ai devoti dell’Arcangelo, al grande pubblico o ai nuovi ricercatori. Spesso sono ricerche per soli studiosi e addetti ai lavori, per avere contributi pubblici e privati che servono per giustificare finanziamenti o fanno parte della vasta 'titolografia da concorsi, come diceva Salvemini, che raccolgono tesi di laurea e di dottorato o complesse ricerche riservare a pochi dotti. Molto spesso raccolgono atti di convegni, importantissimi, ma che arrivano al pubblico degli specialisti con anni di ritardo, quando spesso i dati di quelle ricerche, che magari erano all'origine molto innovativi, sono diventati irrimediabilmente obsoleti.
Spesso sono ricerche di problematiche locali legate a tratti di strade o culti micaelitici che purtroppo non riescono a uscire dal piccolo circolo e non arrivano a chi può avere una visione più ampia e riesce a far inserire le ricerche su problematiche locali in una esposizione più ampia che si avvale di tante piccole ricerche fatte sul territorio. Non voglio criticare chi fa libera e vera ricerca storica anche per fini accademici ma a fianco a questi spesso si realizzano ricerche solo per allegarle a relazioni economiche in modo da giustificare finanziamenti per attività commerciali e/o pseudo turistiche.
Fare ricerca storica non significa solo fare memoria, ma attingere, come diceva Bacone, al ricco guardaroba della memoria per vivere esperienze quotidiane nel mondo d'oggi. Fare ricerca storica significa anche lavorare per una progettazione comunitaria e solidale del futuro. Queste occasioni per vivere esperienze, per produrre conoscenze, invece, sono tutte cancellate, in primo luogo dalla scuola e dagli affari. Le esperienze e la produzione di conoscenze si sono trasformate dalla trasmissione di un sapere consolidato a materia classificatoria. Da molti anni rimango costernato nel vedere come i servizi educativi, culturali, di comunicazione e di conoscenza, siano consapevolmente ed ostinatamente costruiti in modo da essere, anche cognitivamente, irraggiungibili, incomprensibili, preclusi ed inutili per oltre due terzi della popolazione. E' sconvolgente la frantumazione e la manipolazione della storia, raccontata solo in chiave occidentale e molto provinciale, solo dalla parte dei vincitori, senza che ci sia mai traccia della riscoperta del quotidiano, delle gioie, delle ansie, delle attese della gente comune.
Raccontiamo solo quanto è stato elaborato dalle categorie ricche. Raccontiamo che solo i generali fanno la guerra e che solo l’architetto ha costruito la cattedrale o il castello, dimenticando tutti coloro che hanno lavorato e hanno portato il loro contributo.
Sosteniamo che la storia dell'uomo è la storia delle conquiste, sacralizzate, di piccole élite privilegiate di uomini colti, con la cultura verbale e perciò raziocinante e con categorie di pensiero costruite dalla retorica, per essere irraggiungibili alla maggior parte della gente comune.
Si vogliono ricordare solo gli itinerari dei pellegrini importanti che sapevano scrivere, che avevano i soldi per pagare il cavallo o il trasporto su ruote o su navi, così ignoriamo chi invece faceva il pellegrinaggio a piedi utilizzando tracciati che erano meno lunghi e un po’ più scomodi ma sicuramente più santi e più vicini agli uomini, alla natura e a Dio.
Questa modesta ricerca vuole dare voce a questi altri modesti pellegrini che con il loro itinerario dell’anima hanno mosso anche i piedi per costruire la storia, e non hanno voluto lasciare nessuna testimonianza se non una preghiera, un soffio di vento, un sorriso, una lacrima, una piccola incisione anonima, alcuni hanno adattato una umile dimora a eremo e hanno vissuto per alcuni [anni] da eremiti sulle balze del Gargano […].
La manipolazione della storia, del resto, è da sempre, uno degli strumenti più forti per convincere le maggioranze della gente comune che dalle origini del mondo, non hanno la dignità per partecipare alla ridistribuzione del sapere e del potere. E' sconvolgente la cancellazione di ogni forma di cultura che non sia quella delle élite al potere. La cultura non è un'espressione letteraria, ma un modo di vita, e va difesa e tenuta lontana dal potere politico ed economico.In moltissimi punti di questa ricerca ci sono riscontri archivistici e documentari in alcuni casi ci sono ipotesi di ricerca che sono in moltissimi casi supportati da numerosi indizi che, pur non costituendo prova, forniscono tuttavia materiale per un motivato approfondimento.
Mi scuso con l’amico lettore della non troppo fluidità della esposizione, ma sono miei appunti che ho cercato di mettere in ordine. Spero possano servire ad altri che, essendo più bravi di me, sapranno utilizzarli meglio.Io non ho nessuna pretesa di scrivere la parola ‘fine’ anzi scrivo la parola pista di ricerca che cerca di guardare una meta che è la ricerca della verità antica come le montagne.
Ricordiamoci che i pellegrini a San Michele, una volta che si mettono in cammino non sono cittadini di un solo popolo ma sono cittadini del mondo, quindi il cammino di pellegrinaggio verso San Michele, al Gargano o ai tantissimi altri santuari sparsi per tutta Europa, non può avere l’indicazione particolare di un solo popolo (Via dei Longobardi, via dei Franchi, Via degli Angli) ma è il Cammino dell'Angelo Michele che sorvola tutta l’Europa.