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La Via Francigena. Un Pellegrino.
La Via Francigena. Un Pellegrino.
Il pellegrinaggio non è un qualsiasi cammino da escursionisti. Non è l’esperienza di un fine settimana di primavera o di un frammento d’estate.
Date il tempo alla strada di
assorbirvi.
Solo un lungo cammino, solo una prolungata permanenza sulla via vi darà questa possibilità.
La pienezza di questa dimensione sarà percepibile solo dopo almeno una settimana che sarete partiti, zaino in spalla e poveri solo di voi stessi.
Sappiate camminare. Offrite il tempo che Dio vi ha regalato
(perché ogni minuto della nostra vita è regalato) per restare a lungo sulla sua strada.
E marciate fino alla meta. Abbiate una meta chiara e sacra davanti a voi'.

Con le gambe viaggiano anche le idee e il pellegrinaggio significò e significa anche questo.
Il pellegrinaggio, ha un significativo politico, spirituale, religioso, storico, economico, fisico ma anche di esperienza, di conoscenza di sé, di socializzazione.
E’ un atto 'sacrale' di riconciliazione, vitale per molte culture nello stesso occidente.
Partecipare al pellegrinaggio significa 'esserci', esistere. Come tuttora avviene nelle processioni, nelle feste parrocchiali, negli stadi, nei cortei politici, nel[le] feste di matrimonio e nel funerale.
I poli del pellegrinaggio, soprattutto a partire dal IX secolo, diventano essenzialmente quattro, che tagliano il Mediterraneo in due parti con una polilinea quasi orizzontale da Gerusalemme e dalla Terra Santa (Deus), al Gargano (Angelus), a Roma e Santiago de Compostella (Homo). In questa polilinea che si incontrano le realtà celesti e terrestri della santità alcuni hanno favoleggiato la Via Lattea delle stelle che 'da Dio portano, tramite gli angeli, all’uomo' oppure l’uomo arriva, tramite gli angeli, a Dio.
La Via Francigena. Il Pellegrino.
La Via Francigena. Il Pellegrino.
Mi piace voler vedere in questo lungo itinerario di fede e di pellegrinaggio un profondo aggancio evangelico che è legato ai brani di Mc 9,2-10; Mt 17,1-9; Lc 9,28-36; 2Pt 1,16-19 = i racconti della trasfigurazione di Gesù. In questi racconti si evidenzia la profonda esperienza di fede che gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni hanno avuto con Gesù nella sua trasfigurazione (Nota 3). Si potrebbe fare un profondo aggancio spirituale con i pellegrinaggi dove si vive una profonda esperienza umana di fede e a molti viene da dire: Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, in molti nella solitudine del cammino, della preghiera, della meditazione dell’arrivo al santuario si percepisce la: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo. Il pellegrino però deve rientrare nella sua vita quotidiana e portare il suo nuovo modo di rapportarsi alle cose e a Dio, in questo deve essere molto umile e deve ricordarsi del monito di Gesù in questi brani evangelici: Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti. Il vero pellegrino non ama strombazzare le sue gesta, lui vuole solo vivere il suo tempo. Questi momenti (Deus, Angelus, Homo) possono essere considerati il nocciolo della Trasfigurazione.
Dio che si manifesta nella sua gloria e il Figlio che redime l’uomo, l’Angelo che fa da intermediario, Pietro, Giovanni e Giacomo sono i tre apostoli presenti alla Trasfigurazione e sono le mete dei pellegrinaggi a Roma e Compostella.
Quattro saranno i cammini del pellegrinaggio:
- La via di Dio, a Gerusalemme e alla Terra Santa, dove Cristo visse, morì e risorse.
-
La via dell'Angelo, a San Michele Arcangelo sul Gargano, dove Dio si manifestò per ricordare la vittoria sul maligno e rafforzare che c’è un unico Dio: Chi come Dio.
Importanti sono anche altri santuari dell’angelo Michele, i santuari eretti in suo onore non sono legati a reliquie, ma a epifanie: Monte Sant’Angelo in Puglia, Castel Sant’Angelo a Roma, Mont-Saint-Michel in Normandia (Nota 4), Chiusa di San Michele in Piemonte.
- La via dell'uomo, a Roma, dove è presente il rappresentante di Dio nel cristianesimo occidentale, l'esperienza umana, la sede di Pietro.
- La via lattea, la via delle stelle, a Compostela, la pluralità delle culture e delle etnie, i confini del mondo, la progettualità rivolta al futuro, la trasposizione collettiva delle esperienze individuali, l'esaltazione dello Spirito per rivendicare la libertà dei figli di Dio.
La Via Francigena. La Via dell'Angelo
La Via Francigena. La Via dell'Angelo
Dei quattro percorsi quello dell’Angelo (san Michele) è certamente il meno studiato ed il più singolare perché si intreccia con tutti gli altri itinerari e sostituisce un Cammino circolare, diverso da un Cammino lineare.
Naturalmente le strade dei pellegrinaggi si intrecciano dando vita ad alcuni dei grandi centri del pellegrinaggio. Non si raggiunge una città percorrendo la via retta, ma operando deviazioni, ritorni, soste anche molto prolungate.
Il cammino di san Michele Arcangelo, con molte diramazioni e variabili, spesso si intreccia con gli altri Cammini, è il più complesso ed attraversa tutta l'Europa. Uno dei tanti rami nasce in Irlanda, si definisce in Cornovaglia, nel santuario di san Michele, che diventa un'isola durante la bassa marea. Si sviluppa in Normandia, in un luogo naturalmente analogo su un monte-isola. Comincia ad intrecciarsi con le altre strade che diventeranno il Cammino di Santiago e Francigeno e si sviluppa nella Francia centrale, in Alvergna, nei punti nodali dei percorsi che dal Nord, dalla Scandinavia, dall'Europa centrale ed orientale, dai Paesi Slavi portano a Santiago. Ma si identifica con il Cammino verso Roma per poi proseguire sulle vie che portano ad arrivare alla Montagna del Gargano dove c’è uno dei santuari cristiani più importanti e antichi dedicato all’arcangelo Michele; ma questo santuario è anche il più semplice e umile perché conserva ancora l’austerità arcaica e la presenza angelica senza troppe mani d’uomo che trasformano e alterano, nella nuda roccia si incontra Dio tramite il suo arcangelo Michele.
La Via Francigena. L'Abbazia benedettina di S. Michele della Chiusa, nota anche come Sacra di S. Michele.
La Via Francigena. L'Abbazia benedettina di S. Michele della Chiusa, nota anche come Sacra di S. Michele.
Anche con le varianti, importantissime, che provengono dal mondo alemmanno e dall'Asia Centrale ed accedono in Italia attraverso i vari valichi alpini. Un Cammino che si prolunga verso il sud d'Italia e che si conclude nel punto di convergenza di molti percorsi e di tratturi antichissimi della transumanza sulla montagna del Gargano, un luogo sacrale anch'esso antichissimo come attesta il culto della pietra nella grotta e che viene ad assumere un nuovo significato sacrale e politico sia tra i Bizantini che tra i Longobardi. Il pellegrinaggio europeo acquisisce forme nuove nel VII-VIII secolo, ed infine dal IX secolo, in età carolingia, quando assume precise e definitive connotazioni politiche. I luoghi dei percorsi si infittiscono di altri santuari come l’abbazia benedettina di San Michele della Chiusa, nota anche come Sacra di San Michele (Nota 5). Secondo alcuni storici, già in epoca romana esisteva, nel luogo dove sorge ora l'abbazia, un presidio militare che controllava la strada verso le Gallie.
La Via Francigena. Sacra di san Michele.
La Via Francigena. Sacra di san Michele.
Successivamente anche i Longobardi installarono un presidio che fungesse da baluardo contro le invasioni dei Franchi. E’ evidente che il 'tronco principale' della via medievale dell’Angelo, la via sacra dei Longobardi, la Francigena - da immaginarsi a sua volta non già come una via consolare romana o una strada moderna, bensì come un fascio di sentieri alternativi che innervavano il territorio - era collegata da molti diverticoli a località più o meno lontane da quell’itinerario. Le molte vie che attraversano varie regioni d’Italia, per più o meno lunghi tratti, fanno parte di questo sistema. E lo stesso vale in realtà per tutta l’Europa.
Per questa realtà stradale medioevale sono valide le osservazioni di Giuseppe Sergi, secondo cui nessuna grande strada medievale può concepirsi come un percorso unico e definito, ma piuttosto in senso dinamico come un asse viario, nel quale confluiscono vie secondarie, cioè come area di strada o fascio di strade, che possono avere un percorso prevalente.
La Via Francigena. Sacra di san Michele.
La Via Francigena. Sacra di san Michele.
Bisogna fare alcune doverose constatazioni circa le fonti, è chiaro che le fonti scritte o iconiche ci sono di grande aiuto nella definizione dell’immaginario del pellegrino medievale e della religiosità popolare. Ma non bisogna dimenticare che si tratta di fonti che non sono direttamente prodotte dal popolo che tendono a trasmettere i propri valori e contenuti quasi solo oralmente. La fonte scritta opera una sorta di cristallizzazione, di fossilizzazione dell’oralità (Nota 6) bisogna studiare e saper leggere il territorio, le testimonianze lasciate e le leggende.
Sul tracciato dei pellegrini si stanno intensificando le ricerche non tanto per pura ricerca storica ma solo perché si sta ‘scoprendo’ un interesse economico-turistico nel cercare di far camminare il turismo religioso e escursionistico sull’esempio del cammino jacobeo.
In attesa che tali soluzioni siano decise la Via viene 'tirata per la giacchetta' da molti amministratori e imprenditori turistici. Infatti spesso non ci si 'ricorda' che chi percorre la Via dei pellegrini sono persone a piedi per le quali allungare di qualche chilometro il percorso è cosa gravosa. Così, in Italia, stanno nascendo molte vie di cammini come la francigena che si sta dividendo in due vie francigene: quella politica-imprenditoriale indicata dai cartelli ufficiali che spesso fanno allungare il percorso senza particolari motivi e quella che percorrono i semplici pellegrini seguendo la loro logica dettata dal buon senso.
La Via Francigena. La Basilica dedicata a S. Michele a Monte Sant'Angelo sul Gargano.
La Via Francigena. La Basilica dedicata a S. Michele a Monte Sant'Angelo sul Gargano.
E succede che i pellegrini devono adattarsi e scegliere da soli e, dove le piste ciclabili o pedonali non ci sono, oppure in alternativa le amministrazioni locali propongono allungamenti di 10/15 km per evitare quei 2/3 km di strada trafficata che non hanno sistemato, i pellegrini scelgano il rischio della strada trafficata. Speriamo che in un prossimo futuro chi ha la responsabilità del territorio possa valutare con oggettività e obbiettività questo problema, se veramente crede nella 'risorsa' del cammino dei pellegrini, come viene dichiarato ad alta voce da tutti, sui giornali, nei convegni, dalle poltrone… e magari ascoltando i pellegrini che stanno veramente sulla strada a camminare umilmente e non quelli che si fregiano della qualifica ma che si incontrano solo nei convegni e non sulla strada
(grassetto del webmaster).
Partire per un lungo cammino come quello di un pellegrinaggio richiede una preparazione iniziale sia mentale che fisica. Per restare in cammino, per riuscire a non abbandonare dopo le prime difficoltà, fatiche o delusioni c’è bisogno di una preparazione preventiva.
Corpo e testa devo essere allenati e motivati.
La Via Francigena. La Sacra di san Michele.
La Via Francigena. La Sacra di san Michele.
Intendiamoci: il pellegrinaggio non è una performance sportiva; non c’è bisogno di avere una forma fisica perfetta e un allenamento da maratoneta. Anzi, forse proprio l’eccessiva sicurezza nei propri mezzi fisici, testata in occasioni diverse dal pellegrinaggio può essere causa di forti delusioni.
Il pellegrino non ha bisogno di conquistare risultati cronometrici. Ciascuno deve camminare ascoltando il ritmo tranquillo del proprio corpo senza forzare. Non è in gioco solo la salute fisica ma la santità: la dimensione spirituale del cammino.
Ma gli accorgimenti pratici non hanno valore e sono anche poco efficaci senza le motivazioni che stanno alla base del pellegrinaggio. Lo spirito e quindi la motivazione spirituale è la forza che deve muove ogni uomo. Il pellegrino parte cercando qualcosa, cammina per una meta con un obbiettivo chiaro anche se cammina con la non-certezza di cosa incontrerà lungo il cammino.
La Via Francigena. La Sacra di san Michele.
La Via Francigena. La Sacra di san Michele.
Il pellegrinaggio a piedi da la possibilità di capire tante cose, di saper leggere il proprio cuore, di incontrare persone e luoghi, di vivere lentamente sensazioni ed emozioni senza ‘contare’ il tempo. Senza l’assillo dell’ora, il tempo senza orologio diventa liberante così da avere la possibilità di vivere a fondo un’esperienza unica, come un eremita errante che è chiuso nella sua cella eremitica del cuore.
Se il cammino non è vissuto in questa dimensione diventa un veloce passaggio, un correre di chilometri, un tempo ritagliato, un’autogiustificazione. Meglio allora andare al mare o fare turismo nelle grandi città d’arte; meglio andare con gli amici per trattorie o agriturismi oppure fare un giro per rifugi alpini.
Può accadere che chi parte troppo convinto delle proprie idee, forte della propria sicurezza si perda lungo il cammino perché incapace di ‘sentire’ la meraviglia e lo stupore, incapace di accettare e accogliere ciò che il cammino gli regala. Il gioco di Dio è solo per i piccoli che sono liberi di accettare tutto e di meravigliarsi del fiore che sboccia.
L'epoca attuale registra un certo interesse per i pellegrinaggi realizzati a piedi sulle antiche vie. In questi ultimi anni il cammino di Santiago é diventato l'immagine di una nuova sensibilità che determina importanti conseguenze nel campo della fede, della cultura, dei fenomeni sociali, della economia e della politica. Da alcuni anni anche in Italia le vie dei pellegrini riprendono a strutturasi su questa base e a riscoprire e valorizzare gli antichi tracciati.
La cosiddetta via Francigena italiana vuole assumere un valore esemplare: essa è via romea per coloro che vanno a Roma, via gerosolimitana per chi si dirige verso i porti della Puglia per dirigersi verso la Terrasanta, via micaelica o dell'Angelo per chi va a Monte Sant'Angelo infine via compostellana per chi la percorre verso nord congiungendo Santiago.
Il cammino in sé non è un fine ma un mezzo: il migliore senza dubbio e il più anticamente conosciuto per liberarci da tutti i legami che c’incatenano ai nostri comodi, alle nostre pigrizie, alle nostre abitudini, ossia in definitiva a noi stessi.
Camminare è bene perché stanca, perché ci purifica: il sacco pesa, le scarpe o i ciottoli della strada vi ammaccano i piedi, il sole picchia con forza, la sete o la fame vi attanagliano, l’anima tenuta prigioniera del corpo troppo ben curato, a poco a poco spicca il volo' 
(Nota 7)