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Continua la pubblicazione dei miei appunti....
Questa volta tratto l'opera di Gabriele Tardio, La Via dell'Angelo Michele ovvero..., Edizioni SMIL, 2011.
Si tratta di un'opera, a mio avviso, fondamentale.
Scrive Gabriele:

Non voglio scrivere un bel saggio per accrescere la 'cultura storica' diffusa sul pellegrinaggio garganico, mi limito a raccogliere un po’ di materiale e di riflessioni per sottolineare alcuni temi che meriterebbero di essere studiati e divulgati. Cose ben note e di 'temi di ricerca' già noti agli studiosi, ma spesso non in modo sistemico e che, soprattutto, non arrivano mai ai pellegrini, ai devoti dell’Arcangelo, al grande pubblico o ai nuovi ricercatori. Spesso sono ricerche per soli studiosi e addetti ai lavori per avere contributi pubblici e privati che servono per giustificare finanziamenti o fanno parte della vasta titolografia da concorsi, come diceva Salvemini, che raccolgono tesi di laurea e di dottorato o complesse ricerche riservare a pochi dotti. Molto spesso raccolgono atti di convegni, importantissimi, ma che arrivano al pubblico degli specialisti con anni di ritardo, quando spesso i dati di quelle ricerche, che magari erano all'origine molto innovativi, sono diventati irrimediabilmente obsoleti.

In un altro luogo della sua trattazione scrive:

Chiamarla Via Francigena del sud, Via Sacra Langobardorum, Via Francesca, Via dell’Angelo Michele, Tratturi della transumanza è una pura disputa di studiosi perché i pellegrini si fanno le ‘loro vie’ che devono rispondere alle loro esigenze spirituali, materiali e di opportunità. I pellegrini nei secoli hanno fatto i loro percorsi che sono cambiati per varie situazioni: costruzioni di paesi e ponti; realizzazioni di santuari, chiese e ostelli; assetti geo-politici; percorsi dei pastori e percorsi franchi da pedaggi o controlli polizieschi; impaludamenti e frane; briganti o percorsi sicuri;…
Indubbiamente i percorsi terrestri principali si inserivano nella Montagna sacra da Siponto oppure da Stignano.

Il Nostro aveva le idee estremamente chiare.
Durante una lunga chiacchierata (17 giugno 2013), Gabriele mi è parso molto scoraggiato, ma per riserbo non racconterò cosa mi ha detto.
Il racconto di Gabriele sulla Via dell'Angelo è formato da una serie di appunti rivolti, in primo luogo, ai pellegrini che la percorrono. Al riguardo nella Prefazione, insieme a tante altre cose egli scrive:

Mi scuso con l’amico lettore della non troppo fluidità della esposizione, ma sono miei appunti che ho cercato di mettere in ordine. Spero possano servire ad altri che, essendo più bravi di me, sapranno utilizzarli meglio.

Ho leggermente 'corretto' questi suoi 'appunti' senza cambiare in alcun modo il suo pensiero.
A proposito di Storia, citata a sproposito da tanti sedicenti Dotti, egli scrive:

La manipolazione della storia, del resto, è da sempre, uno degli strumenti più forti per convincere le maggioranze della gente comune che dalle origini del mondo, non hanno la dignità per partecipare alla ridistribuzione del sapere e del potere. E' sconvolgente la cancellazione di ogni forma di cultura che non sia quella delle élite al potere. La cultura non è un'espressione letteraria, ma un modo di vita, e va difesa e tenuta lontana dal potere politico ed economico.

Scrive lo storico Raffaele Iorio in I benedettini e lo splendore dell'anno Mille, Schena Editore, 2006:

... si può non conoscere la storia e tuttavia essa, a nostra insaputa, sopravvive in noi: secondo un proverbio ebraico non tutti possono saperla, nessuno può non sentirla.

Per meglio inquadrare il pellegrinaggio, accludo al testo di Gabriele una robusta cronologia del Medioevo (11 secoli!) con foto, schede monografiche e filmati, una sezione 'Download' nella quale è possibile scaricare dei contributi a 'tema'. Il resto di questa sezione contiene l'ampliamento del 'testo-base' con note, foto, filmati e link con monografie specifiche trovate sul web (quello buono!).
Ah, dimenticavo...
Il testo di Gabriele ha la bellezza di 337 note, alcune molto lunghe.