La Via Sacra sul Gargano e i suoi Pellegrini
- nella direttrice che viene da ovest si ha Santa Maria di Stignano e San Matteo in territorio di San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo con, anticamente, il tempio di San Giovanni e ora anche la tomba di P. Pio presso il suo santuario;
- nella direttrice che viene da sud si ha il santuario dell'Incoronata, la cattedrale con l’Iconavetere dei sette veli a Foggia, l’abazia di San Leonardo di Siponto, la cattedrale di Siponto, la chiesa di Santa Maria delle grazie di Manfredonia, l’abazia di Pulsano;
- nella direttrice che viene da nord si ha l’abazia di Kalena e la cattedrale di Vieste.
Il nome Via Sacra Langobardorum (dicitura non presente in nessun documento medievale) si deve alla presenza per alcuni secoli di questo popolo che lungo una direttrice viaria che dai territori del nord Europa arrivava al santuario di san Michele sul Gargano. Dalla Chiusa in Val di Susa si arrivava a Pavia e poi a Spoleto, in alcuni casi c’era una eventuale puntata a Roma, e si raggiungevano a piedi i territori meridionali per gli Abruzzi sulle vie dei pastori per chi non voleva arrivare a Roma e nei territori paludosi, mentre chi aveva disponibilità finanziarie e si poteva permettere cavalli e carri arrivava a Benevento per poi proseguire lungo le vie romane verso i porti pugliesi e imbarcarsi per l’Oriente, facendo prima una deviazione verso il Gargano. I tracciati che passavano per i tratturi della Transumanza venivano utilizzati anche dai mercati per evitare di passare nella Maremma e nell’agro romano. C’era una direttrice adriatica che dal nord scendeva ma anche una che dal meridione (dalla Calabria, dal napoletano, dalle coste pugliesi) raggiungeva il santuario garganico.
La lunga e ramificata 'Via' è costituita da un complesso unitario di santuari molti legati al culto di San Michele, anzi erano gli stessi pellegrini che si costruivano i santuari micaelici ad instar proprio per ricordare il santuario garganico, un po’ come fanno tanti che si costruiscono la grotta di Lourdes nel proprio giardino o vicino una chiesa.
Negli ultimi tratti in area garganica tutti questi vari santuari nel loro insieme esprimono uno sviluppo spirituale progressivo e consequenziale. È una strada devota da percorrere nella sua interezza perché rappresenta, nella successione delle tappe e nella completezza dei suoi richiami spirituali, il percorso di conversione che il cristiano è chiamato a compiere. Per questo motivo gli antichi rituali di pellegrinaggio la presentavano come un cammino spirituale denso di preghiera, di opere penitenziali e di slanci di gioia, colmo di contemplazione.
Il cammino dei pellegrini che provengono sulla montagna garganica dalla zona centrale e settentrionale italiana ha un inizio di conversione con l’incontro e la benedizione della Madonna di Stignano che è la porta di ingresso alla montagna santuariale sacra, prosegue nel segno di San Matteo, evangelista e apostolo, fino ad arrivare alla grotta basilica di San Michele. Per i pellegrini che provengono dal meridione il primo approccio si ha al santuario della Madonna Incoronata, per continuare con quella dei Sette Veli di Foggia, il cammino prosegue a San Leonardo e alla Cattedrale di Siponto, una sosta salutare presso il convento di Santa Maria delle Grazie a Manfredonia e si sale la montagna con un saluto alla Madonna di Pulsano e si cammina fino ad arrivare alla grotta basilica di San Michele. Chi con le navi approdava a Peschici o a Vieste si incamminava tra i boschi garganici dopo aver salutato la Madonna a Kalena o alla Cattedrale di Vieste.
Prima gli eremiti e poi i francescani hanno sempre accolto i pellegrini, con una preghiera hanno lievitato lo spirito, con un pane fresco e con la preziosa acqua hanno sempre dissetato lo spirito e rinforzato il corpo. La sosta era un obbligo. Nel medioevo ci furono diversi eremiti nelle piccole cellette e in una piccola chiesa pregavano. Agli inizi del sec. XVI un frate spagnolo fra Salvatore Scalzo, dopo aver peregrinato a lungo, insieme ad alcuni compagni, prese dimora presso la cappelletta e ampliò i locali (Nota 274). Nel 1515, con l’autorizzazione di Ettore Pappacoda, feudatario della zona, si iniziò a costruire una bella chiesa. Durante il sec. XVI il santuario fu dato ai Frati Minori Osservanti. Con la loro venuta il Santuario cominciò ad essere ampliato e conosciuto anche in tutto il Tavoliere, sul Gargano e nelle regioni vicine. I frati si facevano apprezzare per la vita densa di preghiera e di opere. Vicino al Convento di Stignano ci sono i ruderi di oltre venti eremi che furono quasi tutti abitati da eremiti per molti secoli fino alla metà del XVIII sec. Di questi eremiti si conoscono solo poche testimonianze scritte ma si intuisce che molti erano pellegrini che nel transitare questi luoghi si fermavano temporaneamente oppure stabilmente presso questi eremi (Nota 276).
Fino a qualche decennio fa, infatti, i pellegrini che venivano a piedi usavano fermarsi a San Matteo per trascorrervi la notte o, almeno, per fare una breve tappa spirituale.
I santi incontrati nelle varie chiese come San Giovanni evangelista, san Leonardo, san Donato … sono esempi splendidi di uomini che hanno seguito fino in fondo il Vangelo.
A circa tre chilometri da San Giovanni Rotondo sorgeva il casale di Sant’Egidio, oggi alcuni ruderi sono visibili poco a nord della strada statale n. 272 che porta verso Monte Sant’Angelo e che ripercorre a grandi linee l’itinerario della Via Sacra Longobardorum seu Peregrinorum (Nota 279).
Le vie dal sud e dal nord sono interessate dalla presenza di moltissime chiese dedicate dalla Madre di Dio sotto i vari titoli.
La Vergine Incoronata, la Madonna dei sette veli di Foggia, la Madonna di Pulsano, la Madonna sipontina, la Madonna di Kalena, la Maria Vergine Assunta in cielo a Vieste rappresentano anche la 'Felix coeli porta' attraverso cui gli uomini possono entrare nella città di Dio e nelle città degli uomini.
La Madonna dei sette veli è la protettrice di Foggia, il tavolo dipinto e ricoperto da una ampia lamina di argento è conservato nella cattedrale (Nota 280). La chiesa e la Madonna era cara ai pellegrini che attraversavano la piana del Tavoliere e vi facevano sempre la sosta.
L’abbazia di Santa Maria di Pulsano è opera di San Giovanni da Matera (Nota 282), ma nella zona c’erano già da alcuni secoli molti eremiti. Nel 1177, Alessandro III consacrò la chiesa del monastero e da Vieste il 9 febbraio dello stesso anno emanò una bolla a favore dei monaci pulsanesi. Pulsano, quindi, è estremamente importante per la storia religiosa del Mezzogiorno d’Italia e rappresenta un valido esempio di servizio ai pellegrini che raggiungevano il Gargano lungo la via che dal Po raggiungeva il Gargano. I Pulsanesi ebbero diversi monasteri in numerose regioni italiane specialmente lungo le vie dei pellegrini (Nota 284). Attualmente la comunità dei fratelli di Santa Maria di Pulsano è cenobita, ed insieme conosce l’eremitismo per i fratelli che chiedono di vivere in questa forma consacrata. Gli attuali monaci nell'Abbazia di Santa Maria di Pulsano, sono di diritto diocesano, ‘vivano in comunità di fede e in carità di opere’, provengono da due tradizioni contemplative, quella bizantina e quella latina.
San Leonardo si trova vicino [a] ‘Monte’ Aquilone in cima alla salita di Santa Lucia, era un luogo di accoglienza per i pellegrini provenienti dalle regioni tirreniche che dopo aver attraversato i vari percorsi appenninici e la pianura del Tavoliere, giungevano alle radici del Gargano, ma era anche una tappa importante per quelli che, provenienti dalle regioni adriatiche e meridionali arrivano al Gargano. Il nome più comune con quale il complesso viene identificato è 'San Leonardo di Siponto'; molti documenti, tuttavia, usano 'San Leonardo alle Matine' (Nota 285) oppure 'San Leonardo in Lama Volara' (Nota 286). Uno dei documenti più antichi riguardante San Leonardo lo colloca 'iuxta stratam peregrinorum inter Sipontum et Candelarium'. La storia e la struttura abaziale è molto complessa ed è legata anche ai Teutonici, a strutture monastiche francesi, ai francescani, ai pastori della transumanza (Nota 287).
La cattedrale di Santa Maria Assunta di Vieste fu edificata nell’XI sec., ma la sua struttura originaria si è modificata nel corso dei secoli per le distruzioni operate dai saraceni e per diversi terremoti che hanno devastato la zona. Inoltre il susseguirsi di stili e gusti diversi hanno introdotto molte varianti.
Questi, per recarsi alla miracolosa grotta dell'Arcangelo S. Michele, facevano lungo il cammino la prima tappa a Kàlena e dopo presso i Santuari siti nella montagna garganica.
I monaci benedettini coltivavano, in un esteso orto botanico, innumerevoli varietà di erbe officinali proprio per curare i pellegrini bisognosi di cure e di ristoro. La presenza di pellegrini stranieri all'abbazia di Santa Maria di Kàlena è documentata dai resti delle sue fabbriche conventuali, visibili a tutti ancora oggi.
Lungo l'itinerario garganico vi era la cella della Santissima Trinità di Monte Sacro, nei pressi di Mattinata, che appartenne all'abbazia di Kàlena dal 1058 fino al 1198. Una lunga e difficile contesa nel corso del XII secolo (1127-1198) oppose l'abbazia alla sua antica 'cella', che si era resa, di fatto, indipendente. Oggi Monte Sacro risulta molto decentrata, rispetto alle altre pertinenze di Santa Maria di Kàlena, ma un tempo non era così. L’Alvisi, con il sussidio della fotografia aerea, ha individuato una fitta rete di strade mulattiere che, sin dall'antichità, collegavano i centri abitati della costa settentrionale al porto di Siponto, e il cui utilizzo dovette intensificarsi con lo sviluppo del Santuario di Monte Sant'Angelo.
La Via Sacra
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