La Via dell’Angelo Michele, che precedentemente era Langobardorum e Francigena, era un itinerario storico che ha avuto la prerogativa di mettere in comunicazione culture, leggi, idee, arti dei diversi paesi d’Europa. Non solo ha contribuito alla sua costruzione ma ha contribuito a creare anche le fondamenta di un’Europa ampia senza troppe barriere, favorendo nuovi scambi culturali e commerciali che hanno prodotto lo sviluppo delle tradizioni locali come feste, fiere, mercati, delle innovazioni tecnologiche e lo scambio delle mercanzie, delle conoscenze e della cultura. La via Francigena, sovrapponendosi alle antiche vie e non sempre alle antiche strade, era un percorso che ha scalzato le vecchie culture romane e longobarde, si è fortemente intrisa della cultura franca e perciò detta anche francesca, o dei franceschi o anche Ruga Francisca.
Per costituirsi come collegamento tra le regioni transalpine e Roma, dalle Alpi si innescava sulle vie precedenti come quella dei Longobardi e dei pellegrini, da cui la duplice denominazione. Si collegava la vasta zona dei Franchi del centroeurop[e]a al Piemonte e all’Italia, attraverso le Alpi con il Monginevro e il Moncenisio, confluenti, nel versante italiano, nel nodo viario di Susa. Altri punti di accesso erano il Grande e il Piccolo S. Bernardo, il cui sbocco sul versante italiano è la valle d'Aosta. Fra tutti questi valichi, uno dei più frequentati dai pellegrini fu certamente quello del Moncenisio, il cui percorso di accesso all'Italia è segnato dall'antichissima abbazia di Novalesa e dalla Sacra di S. Michele, sorta nelle vicinanze del luogo che vide l'esercito di Carlo Magno aggirare a sorpresa lo sbarramento posto dall'esercito di Adelchi, figlio di Desiderio, ultimo re longobardo. Altre tappe fondamentali furono Pavia, ex capitale longobarda,e Piacenza, nodo viario importantissimo.
La vera figura che è diffusa in tutta Europa è l’Arcangelo Michele, dalla Scandinavia alle isole inglesi, da tutti i paesi mediterranei ai paesi dell’arco alpino e del bacino del Reno, dalla penisola spagnola a tutta la fascia centrale europea che dalla Francia arriva anche in Russia.
Interessante sarebbe individuare una via europea di San Michele come Itinerario culturale europeo che oltre a poter avere alcune direttrici di percorso di collegamento abbia anche una mappatura virtuale di tutte le realtà territoriali, culturali, religiose e di tradizioni che hanno in comune la devozione, la cultura e l’arte del culto micaelitico.
Oltre Monte Sant’Angelo sul Gargano sono interessanti i santuari macaelici costruiti ad instar di quello garganico come Castel Sant’Angelo a Roma, Mont-Saint-Michel in Normandia, la sacra di San Michele in val di Susa, St. Michael’s Mount in Cornovaglia, Saint Michel d'Alguilhe du Puy en Velay che è posto sul cammino di Santiago, la chiesa di San Michele a Fulda, Saint Mihiel nella Lorena che è inserito in un sistema stradale che attraversa l’Europa sia verticalmente che orizzontalmente […].
In Italia specialmente in territorio toscano, umbro e laziale, la via era detta anche via Romea o via Sacra e, dopo aver raggiunto Roma, proseguiva per il Gargano e la Puglia, da dove i pellegrini si imbarcavano per raggiungere la Terra Santa.
Molti studi di quest’ultimo decennio si focalizzano solo sulla Francigena, ma bisogna ricordare che c’era anche un altro importante percorso di pellegrinaggio: la via Sancti Michelis. Già dal VII sec. la via dell’Angelo era percorsa a livello europeo e già prima dell’X secolo collegava le regioni nordiche con il Mediterraneo in un unico itinerario, tramite il culto dell’Arcangelo Michele in modo che pellegrini e monaci del nord Europa arrivavano al Gargano.
Molti studiosi moderni hanno cercato di dare una visibilità a questa via maestra detta impropriamente Francigena, non mettendo in risalto che c’erano varie vie con le diramazioni e i reticoli. Per ricostruire un itinerario invece di fare ricerche più approfondite hanno considerato principalmente e supinamente solo le memorie del viaggiatore Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, che non era solo un pellegrino ma era principalmente un arcivescovo che doveva ricevere il pallio dal Papa. Costui nel 994 si recò a Roma per ricevere il pallio dal Papa e impiegò probabilmente alcuni mesi per percorrere le circa mille miglia tra Canterbury e Roma, dove sostò tre giorni. Durante il ritorno alla sua diocesi tenne un dettagliato diario di viaggio, registrando le ottanta tappe da Roma usque ad mare che oggi vengono considerati i punti nodali per costruire l’itinerario della Via Francigena, anche se questo tracciato gli storici lo sanno bene non è l’unico e il reale percorso europeo. Non è francigeno perché idealmente parte dalle isole britanniche e non è il percorso tipico ma è solo uno dei tanti possibili percorsi.
Da qualche tempo è in atto una accanita discussione accademica tra diversi studiosi per indicare il tratto viario garganico che da Stignano perviene a Monte Sant’Angelo con la denominazione di via francesca invece di quella di maggiore suggestione di via sacra langobardorum.
Poiché tuttavia non risulta finora alcuna testimonianza di una tale denominazione (via sacra langobardorum) in epoca medievale e, ancor più, in considerazione della varietà etnica dei pellegrini e della universalità del culto micaelico, sarebbe forse opportuno (oltre che scientificamente corretto) ripristinare l’uso originario (Nota 14).
Queste belle affermazioni, una del prof. Infante e l’altra del prof. Corsi, sono la chiave di volta di questa ricerca, il pellegrinaggio al santuario micaelico garganico non è stato mai, e non può essere considerato oggi un pellegrinaggio ad appannaggio di un solo popolo ma è un pellegrinaggio europeo, mondiale, cattolico nel senso di universale (Nota 15).
Per questo forse bisognerà non usare più le indicazioni nazionali di un popolo ma indicare questa via con il titolo dell’Arcangelo Michele.
Si cercherà di analizzare le vie che storicamente portavano al santuario garganico, ma si cercherà di porre le basi per proporre nuove idee di nuove possibili vie per l’uomo viator del XXI sec. che rispettoso della tradizione deve essere attento alle nuove esigenze spirituali.
Il santuario (Nota 16) garganico di San Michele Arcangelo è stato frequentato nei suoi quindici secoli da santi, papi ed eroi, ma principalmente da umili pellegrini, gente comune, che non entreranno mai nei libri di storia ma che con il proprio lavoro, con il proprio impegno, con il proprio sacrificio, con la gioia e le lacrime ha costruito la storia dell’uomo: questi sono i veri pellegrini al Santuario del Gargano.
Il santuario di San Michele è stato, fin dalle origini, meta di innumerevoli pellegrinaggi, divenendo il più famoso luogo di culto dell’Occidente. Le iscrizioni, in tutte le lingue e di tutte le epoche, rinvenute dagli archeologi attestano la presenza di pellegrini di moltissime nazionalità: goti, franchi, alemanni, angli, sassoni. Nel periodo delle crociate il Santuario divenne tappa d’obbligo prima di partire per la Terra Santa.
Alla Grotta garganica di Monte Sant’Angelo, sia nell’alto che nel basso medioevo, si arrivava per lo più a piedi. La direttrice principale, per chi si era recato in pellegrinaggio a Roma o per chi voleva raggiungere il santuario garganico, era la Via Sacra. Dopo aver visitato il santuario garganico diversi proseguivano verso i porti pugliesi per imbarcarsi verso la Terra Santa e raggiungere Gerusalemme.
La strada dei pellegrini non era una sola ma era un reticolo: una dalle Alpi (attuale Chiusa di San Michele) arrivava a Pavia, poi valicava l’Appennino per raggiungere Roma e poi tramite le vie della transumanza abruzzese oppure sulla vie romane da Benevento arrivavano a Monte Sant’Angelo; un’altra era quella che da Pavia lungo la linea adriatica faceva raggiungere il Gargano anche ai pellegrini che provenivano dai paesi germanici e slavi; una terza era quella che da Pavia valicando l’Appenino tosco-emiliano si raggiungeva Spoleto e poi la via che da Aquila raggiunge la Puglia sui vari tratturi della transumanza e le vecchie vie romane; un’altra era quella marittima che dai porti delle coste del nord-adriatico si sbarcava a Vieste o a Peschici e si proseguiva a piedi verso Monte Sant’Angelo; l’altra era quella che i pellegrini del sud raggiungevano la montagna santa garganica passando per Foggia e Siponto e da questa provenivano i pellegrini dai vari centri del sud Italia e della Sicilia.
Il prof. Cosimo Damiano Fonseca ha sottolineato in diverse occasioni come, durante il Medioevo, l’unità dell’Europa trovi un essenziale punto di riferimento nella capillare presenza di santuari e nella fitta rete viaria che li collegava. Nel meridione d’Italia e nella Puglia in particolare i santuari di San Michele del Gargano e di San Nicola di Bari hanno fatto da cerniera. Anche se c’è una sostanziale e comune matrice bizantina ma si può cogliere anche una sostanziale differenza sul rapporto che si crea con il resto dell’Europa e del Mediterraneo: col santuario garganico la Puglia ha guardato soprattutto all’Europa centro- settentrionale e alle popolazioni di matrice germanica; con quello nicolaiano al mondo bizantino, alla Russia e ai Paesi dell’Est europeo.