
Peccato che S. Marco sia il paese degli omicidj, e degl'inquisiti, i quali fanno la leggiera arte di fare buttare la povera gente di faccia a terra, e di assassinarla. Evvi però qua una lodevolissima costumanza. Siccome esce in campagna una comitiva di assassini, così vien tosto distrutta dai bravi galantuomini, che Mezzicappelli qui appellansi.
Quivi si fanno le carte da giuoco, e tutti, i contadini eziandio, sono qui giuocatori di carte. E di qua derivano quei tanti mali politici e morali, che questo bel paese rovinano, e desolano.
Giaccion qui un assassino, e un giuocatore;
Decidi, o passeggiero,
Tra' due chi fu il peggiore.
S. Marco è nel Gargano il paese della bellezza. Io vi ho veduto delle donne belle come l'amore, e leggiadre come le grazie. Anche le contadinelle sono vezzose e belle. In molte il colorito è misto di gigli, e di rose.
Un Poeta direbbe, che tutte le contadine di S. Marco premon l'erbe con l'ignudo candido piede, che colla man di neve spremono il latte, che col loro fiato olezzante t'imbalsamo, se loro ti accosti. Ma io che non voglio schernir così la povera gente, dico che non pur nelle campagne di S. Marco, ma eziandio in quelle di tutti gli altri paesi Garganici, non si veggon che donne cenciosamente vestite prementi l'erba ed il terreno con sucidi callosi piedi; che ti scorticano colla loro ruvida pelle, se mai ti toccan le mani; e che t'ammorbano il naso coll'ingrato odore d'aglio e cipolla, cento passi lontano.