Leo Ferrero, Diario di un privilegiato sotto il fascismo, 1946, pp. 155-160
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10 Settembre.
Il Questore prega il nostro avvocato di desistere: “Che vuole? Son tutti matti. Ci era stato affermato che la lettera conteneva le fila di un complotto contro il capo del governo”. (Essa conteneva una semplice banconota da 500 franchi). E’ la quarta volta che fermano le lettere della Dépèche! C’è buon senso a immaginare che noi organizziamo complotti, e che li organizziamo con lettere intestate a un grande giornale, con una busta chiusa con cinque timbri di ceralacca e assicurata?
Il “buon senso” dovrebbe essere di nuovo considerato con più rispetto. Il buon senso è la sola qualità forse che sia necessaria a tutti gli uomini. Per l’artista “buon senso” vuol dire “senso artistico”, quell’attitudine cioè a capire fino dove si può arrivare, e a che cosa bisogna rinunciare; per l’uomo politico vuol dire “senso politico”, cioè quell’attitudine a capire su quali elementi si può realmente contare e come si distingue il possibile dall’impossibile, il sogno dalla realtà, il presente dal passato; per l’uomo normale vuol dire “senso pratico”, e cioè l’attitudine a capire con quali mezzi si risolvono i piccoli problemi che ad ogni persona cadono in sorte, in qual misura valga la pena di risolverli o di patirli, fino a che punto si debba concedere al piacere o al dovere, con quanti sacrifici si debba pagare una gioia.
E in verità, chi manca di “buon senso”, non è, come si crede per un vecchio equivoco, l’artista (che non manca di buon senso, ma ha un “buon senso” diverso da quello dell’uomo politico o dell’uomo pratico) ma più spesso il “borghese”, e cioè l’uomo che non ragiona con la sua testa. Quando il borghese applaude una brutta commedia, solo perché è stata scritta da un autore celebre, manca di “buon senso”; quando il borghese applaude a una politica nazionalista per l’illusione che ingrandendo in centimetri quadrati il suo paese, qualche cosa ne verrà anche a lui in grandezza, manca di “buon senso”; e quando si dispera per davvero e protesta e si dimena e fa una scena alla moglie, perché la minestra sa di bruciato, manca di “buon senso” perché non sa inquadrare quel suo guaio nell’universo e metterlo in scala. Perché, ad ogni persona, dal punto di vista personale, “buon senso” vuol dire “attitudine a giudicare delle cose proporzionalmente 1’una all’altra, e questa è in verità la qualità più filosofica che sia concessa all’uomo.
Come può il borghese conservare il suo “buon senso” che è giudizio personale, quando il “ragionar con la propria testa” diventa il peggiore dei delitti?
Seccature e sciagure.
Quelle che ci stanno capitando sono delle più o meno grandi seccature, ma Papà ne è sopraffatto ...
Rimbecillimento forzato.
Inchiesta Mondadori ai letterati italiani.
Alcune fra le domande:
“Fra due artisti in lite per questioni private, quale forma di duello reputereste più opportuno, in relazione alla loro arte?”.
“Come definireste l’eleganza e l’uomo elegante?”.
“Qual’è la bestia che preferite, e perchè?”.
“Credete che la moda dei capelli corti influisca sul temperamento della donna?”.
“Siete o no dell’opinione di abolire il collo inamidato?”.
“Siete appassionati per il gioco? Quale?”.
“Sapete darci una sintetica definizione del poker o del whist, ecc. ?”.
“Siete per il Lei, per il Voi, o per il Tu?”.
“Come vestireste dieci personalità viventi del mondo letterario?”.
Anno di grazia 1927.
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1946 - Leo Ferrero e il Buon Senso
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