Caro p. Nicola,
Hai agito bene. Ho pensato alle parole che scriveva Pasquale Soccio nel 1992 e che ho pubblicato integralmente:
Eri senz'altro tu.
E pensare che il Convento di S. Matteo aveva sfamato (e lo faceva ancora) tutta la Provincia monastica... Penso che tu fossi presente.... Certo che vedersi commissariare dopo oltre 50 anni fa alquanto male.... |
Il Santuario di S. Matteo in Capitanata sta vivendo un periodo propizio tra i più intensi di operosità da parte dei Religiosi francescani - Frati Minori - che vi dimorano e di grande interesse culturale da parte di numerosi studiosi.
L'attuale impulso gli deriva soprattutto da due fortunate e, si vorrebbe dire, provvidenziali celebrazioni:
- quella del 1967 a ricordo della più che millenaria fondazione del monastero benedettino;
- e quella per la ricorrenza del IV centenario della presenza francescana: 1587-1978.
A tal fine, perché le manifestazioni non diventassero solo un fugace avvenimento commemorativo, la Comunità religiosa ha programmato una vasta serie di iniziative atte a concretizzare quattro scopi precisi:
1 - incremento, della vita e delle attività spirituali del Santuario;
2 - restauro del vetusto edificio monastico e della Chiesa con lavori di adattamento logistico ai locali interni;
3 - salvaguardia e miglioramento dell'ambiente naturale e paesaggistico della zona circostante;
4 - potenziamento della biblioteca del Convento e, tramite essa, favorire, a tutti i livelli, una promozione culturale tipicamente francescana.
a) la costante crescita numerica annuale di Pellegrini, di visitatori e di gruppi associati che, secondo un'accurata indagine condotta su apposite schede, si recano al Santuario di S. Matteo, promuovendo un'intensa attività pastorale di ogni tipo;
b) la fervida azione di restauro generale in atto, rivolta a dare al Santuario il suo pristino e più autentico volto e, ad un tempo, adeguandolo alle moderne esigenze di servizio religioso e sociale;
e) la vigilanza e la cura dei Frati che, contro ogni insidia di varia natura in merito, sono riuscite, tuttora, a conservare ecologicamente integro uno degli angoli più belli e suggestivi del Gargano, convertendolo in un ricercato luogo turistico di silenzio e di pace;
d) la significativa attività culturale realizzata dalla Biblioteca del Convento, aperta a tutti.
Tramite la Biblioteca, infatti, la Comunità religiosa, validamente coadiuvata da un qualificato gruppo di studiosi e da Enti locali, si è resa promotrice di una serie di conferenze, mostre, concerti, concorsi, sacre rappresentazioni.
Sono state curate le pubblicazioni di due monografie: II Santuario di S. Matteo in Capitanata, P.D. Forte, 1978; S. Matteo Rupe Riva di Luce, P. Soccio, 1978.
È stato provveduto alla stampa anche degli Atti del primo e secondo convegno: S. Matteo. Storia, Società e Tradizioni nel Gargano, 1979; Civiltà e Culture antiche tra Gargano e Tavoliere, 1980.
Gli Atti del terzo convegno sono in avanzata fase di preparazione.
In tutto questo fervore di attività culturali si inserisce molto opportunamente la pubblicazione della Prof. Anna Maria Tripputi: Le Tavolette votive del Santuario di S. Matteo in S. Marco in Lamis.
- un suo attento esame degli ex-voto di S. Matteo per la tesi di laurea, che risale al 1969, e che è stato anche oggetto di una sua relazione al convegno di Peschici sul tema: Dialetti e Tradizioni popolari del Gargano, ottobre 1976;
- la sua partecipazione in équipe per la ricerca e la scelta di alcune tavolette votive (n. 22) del nostro Santuario per la mostra organizzata dalla Biblioteca provinciale De Gemmis in collaborazione con l'Istituto di Storia delle Tradizioni popolari dell'Università di Bari: Documenti di cultura popolare in Italia meridionale: Puglia ex-voto 1977;
- il suo intervento illustrativo con le nostre tavolette votive alla relazione del Prof. G. B. Bronzini: Convento di S. Matteo e religiosità garganica, tenuta in occasione del convegno di studi storici su S. Matteo nell'ottobre del 1978.
Poiché l'ex-voto è uno dei prodotti più complessi della cultura tradizionale, il cui interesse è dato dall'antichità del fenomeno e dai molteplici aspetti che esso presenta a livello popolare (Bronzini), si può comprendere l'impegno e il rischio cui si è sottoposta l'autrice.
Il lavoro, fatto con competenza e maturato nel tempo, fornisce garanzie di probante scientificità.
Gli ex-voto, per lungo tempo negletti e trascurati, formano oggi, un po' dappertutto, l'oggetto di una riscoperta. Ne sono testimonianza le continue ed accurate ricerche di essi, le numerose pubblicazioni, le varie mostre, conferenze e dibattiti.
Si deve, però, riconoscere che tutto questo, più che venire dal mondo cattolico, cui appartiene questo prezioso patrimonio di fede religiosa e di storia della civiltà e dei costumi, viene dai 'laici'.
Agli ex-voto si mostrano particolarmente interessati, con ottiche diverse, gli studiosi di tradizioni popolari, i sociologi, i critici d'arte, gli etnologi.
Mentre questo risveglio d'interesse per gli ex-voto non può non far piacere ai loro depositari e custodi, d'altra parte li lascia perplessi e turbati per le linee interpretative, inesatte, riduttive o addirittura false, date, spesso, a questo fenomeno religioso popolare.
L'ex-voto non si può capire decontestualizzandolo, con uno studio accademico fatto a tavolino; esso va letto ed approfondito nel suo ambiente naturale: il Santuario, luogo caldo della religiosità popolare (Ruppi).
Per il cristiano il nome Santuario richiama alla mente il Santo per essenza, il tre volte Santo: Dio; e, con Lui, coloro che su questa terra sono stati, in modo straordinario, partecipi della sua santità.
Il Santuario è il luogo privilegiato della presenza di Dio; il luogo dove Egli, direttamente o tramite i suoi Santi, mostra, con più evidenza, i segni della sua onnipotente bontà.
Il credente, pur sapendo che Dio, onnipresente, lo si può invocare in ogni luogo, nei momenti di maggiore bisogno, si reca o pensa al suo Santuario: lì prega, implora, promette e, miracolato, scioglie il voto.
L'ex-voto fondamentalmente rappresenta un atto di religiosità.
Entrare nel luogo dove sono raccolti e custoditi gli ex-voto non è come visitare una qualsiasi galleria. Lì c'è la rassegna di terribili storie vere, in cui traspare l'intreccio della fede e della speranza umana con la bontà e l'onnipotenza divina.
La gente del popolo vi entra silenziosa, quasi in punta di piedi ed istintivamente si toglie il cappello come in un luogo sacro, davanti a delle reliquie. In quelle tavolette votive degli antenati scopre le sue radici ed una storia che continua, fatta di fatiche, sofferenze, rischi, superabili solo se sorretti dal senso del divino. Perché di sua appartenenza e rappresentative del suo stile di vita, penso che sia proprio questa gente la migliore interprete del significato intimo e più vero degli ex-voto,
L'autrice non evidenzia, come ci si aspetterebbe, il delicato e difficile aspetto religioso degli stessi. Lei, credente, lo dà come una realtà già scontata oppure ha inteso non privilegiarlo sugli altri aspetti, ritenuti più interessanti e graditi agli studiosi, ai quali, più direttamente, è destinato il libro?
Alla Prof. Anna Maria Tripputi vanno la stima e la riconoscenza della Fraternità francescana del Santuario di S. Matteo per questo suo lavoro, che reputa pregevole e molto interessante sia per il chiaro ordine espositivo e sia per il rigore metodologico con cui viene ricostruita la storia degli ex-voto dalle origini ai nostri giorni, avendo questo studio per oggetto esclusivo le tavolette votive del nostro Santuario.
I Frati Minori le sono grati anche per il seguente duplice stimolo che viene loro dal libro:
- affrettare i tempi per organizzare un già programmato convegno dove verrebbe ripreso il discorso sugli ex-voto di S. Matteo per sviluppare ed approfondirlo in tutti gli aspetti ed implicazioni sia religiose che culturalmente speculative;
- sensibilizzare e sollecitare le Autorità e gli Enti, cui compete un loro intervento, ai fini del restauro, della conservazione e della tutela di un patrimonio umano, religioso, storico, artistico e di una rilevante testimonianza di vita e di costume della pia, umile e laboriosa nostra gente.
P. Nicola De Michele