E’ San Matteo un magma solido di elementi fisici e antropici; è anche, qui non a caso mi richiamo a una metafora musicale, un impasto di concenti emessi da più strumenti di timbro e di tipo diverso, per affetti, sentimenti e comuni vicende; è pertanto uno scrigno polisemantico per la densità di significati allusivi.
E’ quindi San Matteo sinonimo di una statua, di un santo, di un apostolo, di un evangelista, di un santuario, di un convento - e già di un monastero, castello, fortezza - una volta centro potente di un piccolo Stato e ora centro vivo di culto e di cultura; una costruzione architettonica la cui dinamica esprime il diverso volto impresso dai protagonisti del tempo, che fu ed è ora tutto vestito a festa con rinnovata veste.
È anche crocevia di viandanti, di erranti e di fedeli; sicura arra di salvezza di miracolati che si rivolgono a lui, con la relativa votiva pinacoteca gratulatoria.
Ed è raduno etologico, con diverse voci oranti di equini, di ovini e di bovini, con ogni altra famiglia di animali invocante l'unzione propiziatrice della penna del santo. Perdurante usanza e testimonianza che ci richiama alle più oscure origini a cui questo singolare luogo era vocato.
E c'è il San Matteo feriale, festivo e festoso delle solennità e altri riti religiosi, uniti a quello dei lavoratori lunedianti col tripudio del vino e dei canti di ogni tempo, tanto più insistiti quanto più nostalgici e antichi.
E c'è un San Matteo segreto di chi intende colloquiare da solo con lui, spenti i clamori di ogni manifestazione collettiva.
Ed è la solitudine un talismano che disserra la più magica e mistica ebbrezza. Quanto più si è soli, tanto più la presenza divina si avvicina.
Lo spirito sospeso sa l'ora di questa divina presenza dell'Eterno.
E giammai un silenzio fu più eloquente.