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Giuseppe Bonfitto. Vecchia foto della Valle dello Starale.
Giuseppe Bonfitto. Vecchia foto della Valle dello Starale.
Odore di viole mammole dello Starale e materno odore di infanzia.
Qui soprattutto si cerca di evitare la retorica, di non ricorrere a mezzi persuasivi. Si invoca invece l'ausilio di quei sensi (e uno in particolare: l'odorato), quali mezzi atti a un elettrico scatto della memoria per meglio ficcare lo viso a fondo, oltre le soglie del visibile verso l'invisibile. Mi riferisco in particolare al senso dell'odore nei suoi effetti opposti, gradevoli e spiacevoli, ma sempre cellula genetica di una realtà storica vissuta nell'infanzia e dopo.
Il mio sesamo pertanto è la viola mammola, pronta a destare nella memoria un paradiso perduto creato dalla fantasia dell'infanzia, ma con intensità vissuto realmente e storicamente in due tempi diversi.
Il primo tempo è congiunto a quello dell'odore buono e alla libertà dell'infanzia oltre le mura urbane. Del secondo, legato a un odore greve, alla fine dell'infanzia, a una guerra (e che guerra!) e al definitivo ingresso in una storia ben diversa, voluta dall'uomo e non più creata dalla fantasia infantile, si dirà più in là.
Non me ne voglia chi legge, se per rassicurare e convincere lui e me, ancora una volta mi affido alla validità di testi ormai celebri circa il determinante ufficio dei sensi nel varco verso un'effettiva realtà.
La valle nella quale si trova S. Marco in Lamis.
La valle nella quale si trova S. Marco in Lamis.
Per ricercare e ritrovare il tempo perduto, a Marcel Proust bastava assaporare un po' di madeleine intinta nel tè. (NOTA 8) D'incanto vedeva immagini di biancospini fioriti, la nonna, e con essi i sacri luoghi di un'infanzia felice. Prodigi della memoria e struggente fata Morgana.
Ebbene, si badi: acuta e calzante l'osservazione di un maestro della narrativa italiana, Moravia:

Quelli di Proust non sono romanzi, ma saggi scientifici.

A Proust, comunque, bastava un sapore: a me in­vece soccorre un odore ed è ben lieto dell'autorità di un vicin suo grande, Gustave Flaubert:

Mentre ero senza pensare a nulla, ad osservare il fumo che saliva dalle capanne, l'intera vita come fantasma e profumo amaro dei giorni che non ci sono più mi è tornata con l'odore dell'erba seccata e del legno morto.

Negli appassionati miei studi giovanili da questo sacerdote della parola ho appreso tanto; soprattutto da una sua lezione di pazienza nel sapere aspettare anche una settimana l'avvento di una parola nel suo significato più illuminante e proprio.
E infine, congiunto all'odore, l'importanza dell'infanzia rivelatrice la quale crea e vive nella realtà stessa da lei prodotta. E ora mi rivalgo con uno dei grandi narratori del nostro tempo, e cattolico a suo modo recentemente scomparso:

Lo scrittore creativo vede il proprio mondo una volta per sempre nella fanciullezza e nell'adolescenza, e tutta la sua vita di lavoro è uno sforzo per illustrare il suo mondo pri­vato nei termini del più vasto universo pubblico di cui tutti siamo partecipi (Graham Green).

'Viola tricolor' che cresce nei boschi che circondano il convento di S. Matteo a S. Marco in Lamis.
'Viola tricolor' che cresce nei boschi che circondano il convento di S. Matteo a S. Marco in Lamis.
In umiltà francescana si presenta la viola mammola. Schiva, nasce in recessi e sentieri incontaminati. Quelle che vivono in colonia nelle radure luminose del bosco non hanno odore. Con divertita modestia, pari al suo esile gambo, la vera mammola nasconde il capino tra le foglie che, si badi, hanno la forma del cuore; e giuoca e partecipa alla gioia di chi la scopre.
Il suo azzurro profondo richiama il sereno più fondo del cielo e annunzia il tepore del bel tempo.
Ma se giocca a nascondino, il sorriso del suo profumo la tradisce.
E così, come vogliono i poeti, dovunque la sua presenza dona festa a tutti.
Soave e discreto, dunque, il suo odore desta ineffabili sensazioni nel murmure del tempo, tacita melodia rappresa nei sogni infantili. E che voglia di mamma! Che voglia di culla! Il suo morbido profumo, pur così acuto e penetrante, a ogni alito del vento ha lo stesso afflato dell'odorato del seno materno.
E il bimbo d'allora non sapeva che nella etimologia puerile mammola, bambola, mammana e mam­ma fossero varianti, sinonimi e simboli di una sola cosa. Ce lo attestano i dizionari: Mammola: simbolo affettivo di fresca modestia e pudicizia.

Hai mai visto gli ex voto di san Matteo? Conosci Giovanni Gelsomino?