Il Diavoletto, Anno III, n. 154, 4 luglio 1860
Corrispondenza particolare del Diavoletto.
Torino 1. luglio.
I Lombardi che si lagnavano delle imposte austriache si lagnano oggigiorno di più ancora, ed i loro deputati hanno ricevuto quasi tutti il mandato di respingere col loro voto l'applicazione delle imposte sarde nel loro paese. Nella Toscana e nei Ducati, ove la popolazione pagava pochissimo, sarà ancora più difficile l'adottare il nostro sistema d'imposte. Tosto o tardi converrà che il governo risponda a questo problema che deve porlo in grandi imbarazzi.
A causa delle gravissime imposte, rese necessarie dalle spese senza misura e senza freno, regna generale carestia. Ed è naturale se si pensa che fra noi si vuole tutto improvisare: l'armata, le grandi imprese industriali, il perforamento del monte Cenisio, le ferrovie attraverso i monti ecc.
A Torino, a Milano, a Firenze, a Bologna si pagano gli oggetti di prima necessità a più caro prezzo che a Parigi. Il popolo basso guadagna pochissimo per essere tenuti molto bassi i salarii, cosicchè l'artigiano s'approssima a soffrire la miseria, e se non vi fosse tanta quantità di giovani che s'arruolano nelle armate o in Sicilia o altrove, vi assicuro che il popolo non se ne starebbe quieto. Aggiungete poi lo stato precario in cui viviamo da quasi un anno, e che paralizza il lavoro, che tiene chiuse le casse dei ricchi, e vi convincerete che la nostra posizione economica rassomiglia al nostro stato politico, cioè a dire vacillante e piena di difficoltà per l'avvenire.
Il nostro governo, continuando nella sua politica delle successive invasioni e del combinato assorbimento, non potrà apportare alcun rimedio a questo stato di miseria che è opera sua, non farà che scavare ognor più l'abisso che si è aperto sotto i proprii piedi, fino a che ne rimarrà ingojato.
Nuovo Regno e tasse.
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