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La fracchie

S. Marco in Lamis. Immagine del Bosco Difesa di S. Matteo.
S. Marco in Lamis. Immagine del Bosco Difesa di S. Matteo.
La costruzione della fracchia è descritta in diverse pubblicazioni (Nota 106).
Per costruire una fracchia è necessario essere esperti nell’uso dell’accetta, dei segacci e di tutti gli arnesi del boscaiolo e del carpentiere, ed essere un buon conoscitore del legname e delle sue modalità di risposta al fuoco e alle sollecitazioni meccaniche.
S. Marco in Lamis. Costruzione di una fracchia.
S. Marco in Lamis. Costruzione di una fracchia.
La scelta del legname è importante perché da esso dipende la buona riuscita di una fracchia. Il tronco che serve per l’ossatura principale deve essere possibilmente di castagno oppure di quercia, dritto, senza nodi, adeguatamente lungo, in proporzione alla fracchia che si vuol realizzare; le ferle (aste) (Nota 107), sezionate in lungo così da realizzare tutto l’esterno, realizzate da tronchi più sottili, senza nodosità, devono essere anch’esse di castagno o di quercia. La legna del riempimento, scelta con cura e per tempo in modo da avere una buona bruciatura e non creare fumo, deve essere di varie pezzature, possibilmente di quercia o carpino, evitando il castagno, il noce e il fico perché bruciano male, oppure il mandorlo e le resinose perché creano molta brace. L’olivo sarebbe il  legname migliore, ma non è facilmente sistemabile perché troppo contorto.
Parte della legna andrebbe “sfumata” (asciugata ed essiccata) nel forno in modo da averla asciutta ma non secca e garantire così una migliore resa nella bruciatura lenta, per ottenere una fracchia che bruci senza fumo e che anche dopo alcune ore di accensione non si consumi fino all’altezza del carrello di trasporto, la qual cosa ne comprometterebbe la staticità e il trasporto.
Oltre alla legna e al filo di ferro che serve per legare le ferle ai cerchi, occorrono i seguenti attrezzi che sono il corredo specifico per il gruppo che fa la fracchia: accette di varie misure, martelli, tenaglie, mazzole, mazza da 10 kg, segacci, pinze, motosega.

Costruzione di una fracchia. Il carrello
Costruzione di una fracchia. Il carrello
Costruzione di una fracchia. Il 'fermatronco'.
Costruzione di una fracchia. Il 'fermatronco'.
Costruzione di una fracchia. Aspetto esterno.
Costruzione di una fracchia. Aspetto esterno.

Mentre gli accessori che servono per costruire una fracchia e che vengono usati per molti anni con una normale manutenzione ordinaria sono:

  1. carrello, formato da due grosse ruote metalliche, che hanno un diametro di circa 100 cm e di una larghezza del cerchio di circa 15 cm con raggi idonei a sopportare un peso di oltre 40 qli e che devono essere capaci di resistere alle continue sollecitazioni meccaniche anche della strada. Le ruote sono unite tramite un 'asse' che si innesta nei mozzi e che viene fermato da ganci a occhiello a cui si innestano le catene di traino. L’asse viene rinforzato con putrelle a doppia T in modo da avere una maggiore sede di appoggio per la fracchia e poterla fissare bene al carrello. Talvolta si saldano anche putrelle in senso trasversale all’asse per avere un maggior ancoraggio;
  2. cerchi, che servono per sostenere l’esterno della fracchia e vengono realizzati generalmente con vecchie ruote di carri (traine), ma anche con tondino in ferro da costruzione, saldato in modo da formare un cerchio. Occorrono diversi cerchi di varie misure per ancorare ai vari livelli l’ossatura esterna;
  3. catene e funi d’acciaio;
  4. funi di traino, collegate alle catene ancorate agli occhioli presenti sull’asse in ferro oppure sui mozzi delle ruote, ad una distanza di circa 5 - 6 metri. Sono robuste corde di canapa, del diametro di circa 25 mm;
  5. fermatronco, collare di ferro con un bullone che serve a stringere il tronco principale nella parte in cui non viene sezionato (coda);
  6. lamiera di raccolta della brace, viene ancorata al primo e al secondo cerchio, in modo da formare un vassoio sotto la fracchia per raccogliere la brace che cade, e scaricarla solo in alcuni punti dove possa essere facilmente spenta.
    Le fasi della costruzione della fracchia si possono dividere in cinque momenti:
  1. preparazione del tronco principale;
  2. sistemazione dello scheletro e ancoraggio al carrello;
  3. riempimento;
  4. messa a punto finale;
  5. sistemazione per il trasporto.

S. Marco in Lamis. Fracchia accesa
S. Marco in Lamis. Fracchia accesa
Dopo aver scelto con cura e con meticolosità il tronco, si inizia la  prima fase che è la 'intestatura' e che consiste nel tagliarne le due estremità. Viene poi incastrato il fermatronco a circa un terzo della lunghezza, il lato più corto, in corrispondenza della parte più larga del tronco sarà chiamata coda, mentre la parte più lunga sarà quella che dovrà aprirsi per formare il cono della fracchia.
La parte più lunga del tronco viene tagliata fino al fermatronco in 6 - 8 sezioni longitudinali, sia con motosega che con cuneo a spacco in modo che il tronco principale abbia i due terzi sezionati mentre un terzo rimanga integro.
Ad ogni sezione o ferla viene successivamente portata via la parte interna in modo da togliere lo spicchio spigoloso e farla risultare piatta. La rottura di una ferla, sia in questa fase sia nelle successive, comporta la sostituzione dell’intero tronco, anche perché questa è l’ossatura della fracchia.
S. Marco in Lamis. Costruzione di una fracchia. Si lavora sulle 'ferle'
S. Marco in Lamis. Costruzione di una fracchia. Si lavora sulle 'ferle'
Si procede quindi all’allargamento delle ferle del tronco principale inserendo un cuneo, che con alcuni colpi ben assestati aiuta ad aprire il tronco in corrispondenza del 'fermatronco' e a dargli la forma di cono (Nota 108-Parte 1) (Nota 108-Parte 2).
Nella seconda fase si procede a legare, con filo di ferro cotto, le ferle principali ai cerchi. Questi vengono posti  ognuno ad una distanza di circa 60/70 cm, in forma crescente dal fermatronco verso la cosiddetta imboccatura della fracchia.
Sul carrello vengono sistemati due tronchi trasversali in modo da dare una maggiore stabilità alla costruzione ed evitarne il rotolamento. I tronchi vengono fissati con cavetti  di acciaio all’asse delle ruote.
S. Marco in Lamis. Fumo e scintille di una fracchia accesa
S. Marco in Lamis. Fumo e scintille di una fracchia accesa
Lo scheletro della fracchia, quindi, si pone tra i due tronchi posti sul carrello a circa un terzo della lunghezza del cono della fracchia.
Da altri tronchi, con l’ausilio dell’accetta, si realizzano altre ferle di varia lunghezza. Devono essere ben tagliate e appuntite per incastrarsi con le altre e riempire gli spazi tra una ferla e l’altra, e non avere la corteccia rovinata. La parte interna deve essere ben levigata in modo da far aderire meglio la legna di riempimento. Vengono quindi anch’esse legate con filo di ferro. Alcuni costruttori fissano longitudinalmente i vari cerchi con tondini di ferro in modo da evitare la loro caduta durante la combustione.
Sistemate le ferle per meno della metà, si provvede a legare, con cavetti in acciaio, la fracchia in costruzione al carrello, e alla sua sistemazione sulla base interna e per tutta la lunghezza dello scheletro si fissa un palo dritto o una putrella in ferro allo scopo di impedire che la fracchia si pieghi per il peso eccessivo o per gli scossoni durante il tragitto.
S. Marco in Lamis. La processione delle fracchie.
S. Marco in Lamis. La processione delle fracchie.
Nella terza fase si procede al riempimento, che viene realizzato con la sistemazione della legna, iniziando dalla punta del cono interno e aiutandosi con mazzole. Dalla riuscita del riempimento dipende in gran parte la qualità dell’accensione della fracchia: un riempimento eccessivo non permetterebbe alla legna la  necessaria aerazione e quindi  brucerebbe male; viceversa, la presenza di troppo spazio tra la legna farebbe bruciare la fracchia troppo in fretta.
Man mano che si procede nel riempimento, si finiscono di sistemare le ferle in modo da completare tutta la parte esteriore. Occorre molta accortezza in questa fase, perché la parte visibile deve essere uniformemente coperta da ferle con tutta la loro corteccia ed inserite ad incastro una con l’altra.
In fondo al cono e fino al carrello si utilizza legna 'verde', ma non bagnata, in modo da dare anche peso alla parte finale della fracchia; per la parte centrale si ricorrerà a legna 'sfumata', che è legna appena tagliata ma messa in forni per far evaporare l’acqua in modo da essere asciutta ma non secca e dare una combustione lenta e senza fumo; la zona della bocca viene riempita con legna secca che possa bruciare subito e uniformemente.
S. Marco in Lamis. Costruzione di una fracchia. Sacchi per il contrappeso.
S. Marco in Lamis. Costruzione di una fracchia. Sacchi per il contrappeso.
Nella messa a punto finale si procede per primo alla sistemazione della coda con il taglio a becco di zufolo della zona inferiore dell’apice del tronco, così da far scivolare meglio la fracchia ed evitare che rovini la pavimentazione stradale. Nella zona  superiore viene praticato un foro e issata una pertica  in modo da ancorare nella parte basale due corde per i timonieri e nella parte alta il nome del gruppo oppure la figura dell’Addolorata.
Vicino alla pertica vengono inseriti dei tronchetti che servono per fermare, a mo’ di sella, alcuni sacchi pieni di sabbia che servono da zavorra nella parte iniziale della processione fino a che non bruci parte della legna. Dalla pertica fino al primo o secondo cerchio vengono messi dei fili con bandierine colorate appese che danno un pizzico di vanità.
Per ultimare la sistemazione esteriore vengono tagliati con la motosega tutti i pezzi di legna che fuoriescono dalla sezione della bocca in modo da avere una superficie uniforme che viene finita di riempire con altra legna e con materiale facilmente infiammabile   che deve servire come esca per l’accensione (segatura, paglia, carta o stracci imbevuti di materiale infiammabile).
S. Marco in Lamis. Costruzione di una fracchia.
S. Marco in Lamis. Costruzione di una fracchia.
Vengono quindi tolti quasi tutti i fili di ferro che sono serviti per legare le ferle ormai inutili dopo il riempimento.
Affinché la fracchia sia trasportabile si provvede ad agganciare delle catene lunghe 5 o 6 metri agli occhioli posti sull’asse oppure sui mozzi esterni delle ruote; alle catene viene legata una corda di canapa di oltre 10 metri, in modo da essere utilizzata per effettuare il traino da circa 10 tiratori disposti su ognuna delle due file.
Alla coda, invece, vengono legate due corde di circa 6 m in modo da essere utilizzate dai  timonieri. Questi fungono da nostromi”, perché la loro funzione è essenziale nelle curve e nel dirigere la fracchia 'a colpi di schuppetta' (‘fucilata’, metafora usata dai timonieri per indicare il percorso in linea retta).
La lamiera che funge da raccoglitore di brace viene legata sotto la bocca della fracchia fino al carrello; essa, da alcuni anni, è stata resa obbligatoria.
Altri accorgimenti per aumentare la staticità, sono i tiranti che fissano maggiormente l’asse tra il primo e l’ultimo cerchio per evitare spostamenti della fracchia posta sul carrello specialmente nelle curve.
Alcuni usano coprire la fracchia con foglie di edera, ma questa accortezza serve solo per mascherare imperfezioni nella costruzione.
S. Marco in Lamis. Fracchie accese.
S. Marco in Lamis. Fracchie accese.
L’accensione è il momento culminante per i fracchisti, è il coronamento di tutto il lavoro fatto, e porta con sé la trepidazione dei costruttori.
Per tenere la fiamma allegra, che non bruci troppo in fretta o troppo poco, si sfrutta la canalizzazione del vento che arriva  dalle strade laterali, ed è il capofracchia a conoscerne i segreti.
Il Capofracchia dà l’andatura ai tiratori, eventualmente con la veria (pertica) assesta dei colpi nella bocca fiammeggiante per attizzare il fuoco oppure lancia del materiale infiammabile per favorire la combustione oppure dell’acqua per rallentarla. I timonieri hanno il compito di far mantenere la fracchia nella direzione stradale e favorire le curve: a tal fine non vengono comandati dal capofracchia.
Costruire la fracchia implica molte ore di lavoro e questo crea un bello spirito comunitario. Gli 'anziani' insegnano ai più 'piccoli' le varie qualità della legna, come usare gli arnesi del boscaiolo, come posizionare ed ancorare lo scheletro della fracchia sull’asse delle ruote, come inserire la legna, come trasportare e accendere la  fracchia,  come far stare viva la fiamma. In tutto questo si ha un trapasso di nozioni che è difficile solo scrivere e basta che una generazione non passi 'il testimone', che queste tecniche si perdono nella biblioteca dell’animo umano.

S. Marco in Lamis. Fracchie accese in processione
S. Marco in Lamis. Fracchie accese in processione
I membri dell’Arciconfraternita dei Sette Dolori nella chiesa dell’Addolorata, così come i fedeli nelle altre chiese della cittadina garganica, nel pomeriggio del Venerdì santo (Nota 47), partecipano alla liturgia dell’adorazione della croce (Nota 48) e dopo la distribuzione della comunione e senza la benedizione finale, si confondono con le migliaia di fedeli provenienti dalle altre chiese ai piedi della Madonna Addolorata.
Intanto, già da alcune ore, su viale della Repubblica, strada vicina alla chiesa dell’Addolorata, si iniziano a schierare le fracchie. La strada è lunga circa 200 metri e non è molto larga. Per questo motivo si preferisce giungere in anticipo con la fracchia, per occupare un posto buono, e avere il tempo per apportare gli ultimi ritocchi.
Una marea di gente si riversa nel quartiere cosiddetto dell’Addolorata, per la visita alla Madonna in chiesa e alle fracchie schierate per la partenza.
E’ questo un forte momento socializzante, per tanti che si rivedono dopo mesi, perché emigranti o perché nel periodo invernale non si è potuto andare molto in giro, e così si chiacchiera e ci si saluta, si fanno capannelli, si commenta e si 'critica' la fattura delle fracchie o dei lampioncini. Il via vai è ininterrotto.
Le fracchie continuano a giungere alla spicciolata fino all’imbrunire.
I fracchisti non si allontanano dalle loro realizzazioni per ricevere gli elogi degli amici, parenti e semplici osservatori; i turisti e gli emigranti muniti di macchine fotografiche e telecamere catturano il ricordo della manifestazione; i rivenditori di fracchietteb_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_rivenditori-fracchiette.jpg (riproduzioni in miniatura, perfette nei particolari, compreso il carrello in ferro) espongono la mercanzia; davanti alle macellerie si arrostiscono i turcinelli (involtini di frattaglie) con il fumo che si spande tra la folla (Nota 49).
S. Marco in Lamis. Fracchia accesa
S. Marco in Lamis. Fracchia accesa
Mischiati tra la gente, i vecchi nascondono la nostalgia studiando i dettagli delle fracchie e l’evolversi delle tecniche costruttive: molti di loro, in passato, almeno una volta, sono stati fracchisti.
Al tramonto, le fracchie arrivate per ultime non hanno trovato posto e si sono affiancate a quelle già sistemate: la confusione lungo la strada diventa indescrivibile.
E’ sera, le fracchie piccole e grandi sono pronte per la processione: hanno tutte la bocca di fuoco rivolta verso est e negli interstizi tra il legname vengono inseriti a forza stracci e paglia imbevuti di combustibile e si mette in evidenza il numero assegnato affinché la giuria possa distinguere ogni fracchia durante la votazione.
Poco dopo, i Vigili Urbani tolgono le transenne che bloccano il traffico degli automezzi su piazza Europa, fanno allargare la folla, e così dall’imbocco di viale della Repubblica esce la prima piccola fracchia accesa, che attraversa la piazza per immettersi su viale Europa.
La folla si dispone lungo il tracciato, mentre una dietro l’altra le fracchie accese, di grandezza via via crescente, sfilano tra la gente.
Sia le fracchie 'piccole', da pochi decimetri di diametro e del peso di alcune decine di chilogrammi che quelle fino a un metro di diametro e del peso di oltre 1.000 kg, sono montate su ruote di ferro (Nota 50), e sono trascinate da ragazzi e ragazze fino ai 12 anni circa che  in gruppetti più o meno numerosi, si sforzano di tirare. Sono sempre coordinati da un adulto che consiglia, aiuta, corregge, accende la fracchia. L’adulto fa da direttore con comandi fermi ai tiratori e ai timonieri, attizza la fiamma con la pertica o, se necessario, versa altro combustibile.
S. Marco in Lamis. Un cosiddetto 'lampioncino'.
S. Marco in Lamis. Un cosiddetto 'lampioncino'.
I ragazzi spesso vestono dei costumi che nei loro intenti dovrebbero essere tradizionali (Nota 51-Parte 1)  (Nota 51-Parte 2) ma che spesso sfociano nella pacchianeria. Danno segno di compostezza e, atteggiandosi  ad adulti, non hanno paura del fuoco e tirano con forza e fatica la fracchia.
Le fracchie piccole ci danno l’idea di come doveva essere la processione fino agli inizi del 1900, anche se le fracchie non erano montate su ruote come adesso ma trasportate a braccia (Nota 52).
Anche le fracchie grandi di categoria I e II, vengono accese, ma rimangono ferme sul tratto di viale della Repubblica aspettando la Madonna Addolorata. Intanto i lampioncini si dispongono in fila, e si avviano lungo via della Repubblica per disporsi davanti alla Croce. Uomini e donne con abbigliamenti da giudei e romani inscenano il tragitto di Gesù al Calvariob_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_sacra-rappresentazione-03.jpg (Nota 53).
Infine, dalla chiesa dell’Addolorata, esce la statua della Madonna Addolorata, con ai lati dei lampioni, preceduta dalla Croce, dal parroco, dal priore, dai confratelli con il vestito confraternale a lutto e dalle consorelle della Confraternita dei Sette dolori anch’esse vestite a lutto. Molti uomini e donne seguono la statua. Tutti cantano lo Stabat Mater, in cori alterni tra uomini e donne.
La statua dell’Addolorata, portata a spalla da otto uomini, indossa l’abito nero del lutto, con un lungo mantello. Il suo capo è ornato solo da una sottile aureola impreziosita da una piccola stella (Nota 54). Ha gli occhi rivolti al cielo e uno spadino nel petto.
Tutti partecipano al canto dello Stabat Mater, con lo sguardo rivolto a lei e al suo dolore per la perdita del Figlio.
S. Marco in Lamis. Fracchie accese.
S. Marco in Lamis. Fracchie accese.
La processione, uscendo di chiesa, imbocca via della Repubblica dove le fracchie grandi aspettano la Madonna per 'cederle il passo'. A questo punto, la processione è nel suo pieno svolgimento: le fracchie piccole e medie hanno raggiunto viale Europa, i lampioncini, il corteo della sacra rappresentazione, la statua della Madonna Addolorata. Il popolo e la confraternita orante al suo seguito, sfilano lungo viale delle Repubblica e piazza Europa.
In questo lungo corteo si ode lo Stabat Mater e il crepitio delle fiamme.
Dopo il passaggio della Madonna e del popolo in preghiera, si avviano anche le fracchie grandi (Nota 55).
Lo spettacolo cambia: le grida dei trasportatori e le fiamme che escono dalle fracchie danno alla processione un’atmosfera da inferno dantesco. Le ruote stridono sulla pavimentazione stradale, la brace si riversa per terra, le faville si alzano verso il cielo, e vampate di calore e fiamme sopraffanno gli spettatori che a ondate si allontanano dai bordi delle strade.
La processione delle fracchie accese a S. Marco in Lamis.
La processione delle fracchie accese a S. Marco in Lamis.
La fracchia sputa fuoco; solo i fracchisti sembrano insensibili alle fiamme, intenti a tirare le due funi collegate con le catene all’asse delle ruote. Appaiono sudati, affaticati dallo sforzo e, nello stesso tempo, disinvolti e incuranti del pericolo. Sanno di essere personaggi importanti di uno spettacolo secolare.
Però non tutte le fracchie hanno la medesima immagine fiammeggiante; alcune emanano solo fumo nero e acre che, spinto dal vento, entra negli occhi e sui vestiti degli spettatori. I fracchisti cercano di dare nuovo vigore al fuoco con del combustibile, oppure con la veria (lunga pertica) assestano colpi violenti sulla bocca della fracchia per aprire nuovi varchi tra la legna bruciacchiata e attizzare il fuoco. I più esperti anticipano questi imprevisti ricorrendo ai trucchi del mestiere: far avanzare la fracchia nella direzione del vento oppure farla fermare agli incroci per sfruttarne le correnti d’aria.
Ma la combustione non deve essere eccessiva per evitare che la fracchia si consumi troppo in fretta, mettendo in pericolo la sua stessa staticità, perché se la parte consumata arrivasse all’altezza del carrello, la struttura cederebbe non avendo più appoggio sulla base. Alcuni secchi d’acqua permettono di evitare questa evenienza.
S. Marco in Lamis. Fracchia accesa.
S. Marco in Lamis. Fracchia accesa.
A metà del percorso la lamiera di raccolta non riesce a contenere tutta la brace prodotta dalla combustione della fracchia che fuoriesce cadendo per terra. Alcuni operai del Comune, con i raschiafango, la raccolgono in mucchi ai lati della strada, per poi smorzarli con getti  d’acqua. Ma rappresentano pur sempre un pericolo per gli spettatori che stazionano sui marciapiedi.
Nel passato, la brace spenta si raccoglieva per devozione e per farne combustibile.
Il capofracchia si affanna a dare ordini ai tiratori, a mantenere viva la fiamma e a sollecitare i due timonieri ai quali è affidato il compito di mantenere l’andatura rettilinea della fracchia e ad affrontare le curve nella maniera più idonea.
Le fracchie piccole e medie, arrivate in piazza Moro, si dirigono verso il monumento di Padre Pio, in piazza Oberdan, dove vengono spente, mentre la Croce, la Madonna Addolorata, il parroco, i confratelli e le consorelle e tutto il seguito, proseguono lungo via Marconi per completare il giro che li ricondurrà nella chiesa dell’Addolorata.
Anche le fracchie più grandi, dopo aver compiuto il percorso, hanno finito il loro compito di scortare la Madonna e vengono spente con acqua in piazza Oberdan. Poi sono trainate dove erano state costruite in modo che con calma, dopo alcuni giorni, venga recuperata la legna residua e non completamente bruciata. La prima viene usata come combustibile mentre quella parzialmente bruciata viene accesa; tutta la ferramenta viene gelosamente custodita per l’anno successivo.

Cosa fare?

  1. S. Marco in Lamis. Il trasporto di una fracchia.
    S. Marco in Lamis. Il trasporto di una fracchia.
    Spostare la data dal venerdì al giovedì santo per collocare la processione in una sua dimensione più temporale e liturgica con l’accompagnare la Madonna alla visita dei sepolcri (Nota 42) ed evitare lo schiamazzo nel giorno del silenzio per ricordare la morte di Gesù.
  2. Dare decoro e ordine alla processione, con la compostezza dei partecipanti e con loro vestiti (confratelli e consorelle dell’Arciconfraternita con i vestiti a lutto, i fracchisti con vestiti tradizionali e non pacchiani, il servizio d’ordine non con giubbotti ad alta visibilità ma con giacche nere…).
  3. Le fracchie non devono essere di numero eccessivo e devono essere costruite in modo da assicurare buona fiamma con poco fumo e mancanza di pericolo (Nota 43).
  4. Dare un senso più religioso alla manifestazione.
  5. Invece dei pochi e squallidi lampioncini bisognerebbe reinserire i misteri dolorosi della Passione di Cristo su cartoni dipinti, facendo una gara di solidarietà tra i vari artisti locali.
  6. Organizzare  manifestazioni collaterali (concorsi di fotografie, filmati, poesie e articoli giornalistici; convegni sulle tematiche del fuoco; promozione turistica …).
  7. Far inserire la processione con le fracchie nelle manifestazioni a carattere regionale.
  8. Far riconoscere le fracchie come patrimonio immateriale dell’UNESCO (Nota 44-Parte 1) (Nota 44-Parte 2).

S. Marco in Lamis. Una fracchia accesa
S. Marco in Lamis. Una fracchia accesa
Ma le tematiche sarebbero tante:
- Francobolli commemorativi;
- Promozione turistica;
- Studi storici e sociologici sulle tematiche dei fuochi rituali;
- Approfondimenti e studi biblici, cultuali, pastorali e catechetici legati alla figura della Vergine Addolorata dei Sette dolori….
Chi organizza la processione, chi costruisce le fracchie, chi a vario titolo collabora, lo fa con tanta umiltà e devozione senza ricevere nulla in cambio, solo per 'devozione' alla Madonna. Qualcuno dice che c’è anche uno spirito di gara a chi la fa più bella, ma è difficile entrare nell’animo umano e non mi va di criticare nessuno perché tutti dobbiamo rispondere al giudizio finale. Forse alcuni andrebbero aiutati a vivere meglio questo momento di fede; ma a chi l’arduo compito?
Tutti criticano ma nessuno vuole affrontare il 'toro per le corna'.
Chi fa una fracchia ci rimette tempo e denaro (Nota 45) non certo solo per vanagloria o per gara, c’è sicuramente dell’altro: valorizziamolo.
L’Arciconfraternita dei Sette dolori presso la chiesa dell’Addolorata (Nota 46-Parte 1) (Nota 46-Parte 2) è l’anima della  processione con le fracchie, i tantissimi confratelli e consorelle con molto spirito di servizio e devozione in questi secoli hanno svolto questo servizio alla Madonna desolata che stabat sotto la Croce del Figlio e a tutto il popolo sammarchese.
Il merito se questa secolare tradizione popolare è rimasta ed è stata continuata è da ascrivere al cuore e alle braccia dei sammarchesi e dei confratelli dell’Arciconfraternita.

I criteri di valutazione di una fracchia generalmente sono:

  1. l’estetica della fracchia, con l’armonia delle proporzioni, l’equilibrio fra corpo, carrello, e coda, la linearità della composizione, il perfetto accostamento delle ferle senza sbavature o vuoti, l’intervallo costante dei cerchi, il taglio perfetto della bocca e la sistemazione sulle ruote;
  2. la combustione, che deve essere costante, senza fumo e con una fiamma viva ma che non deve far spatanare (aprire) la fracchia mentre brucia;
  3. il comportamento dei fracchisti tiratori, dei timonieri e del capofracchia che deve essere corretto e adeguato ad un rito religioso.

La fracchia che si trova nel 'Sentiero dell'Anima'
La fracchia che si trova nel 'Sentiero dell'Anima'
Anche gli emigranti o i sammarchesi sparsi nel mondo hanno un forte legame con questa tradizione. Negli anni ’50 del XX sec. erano gli emigranti in Australia e negli Stati Uniti d’America che con il loro modesto contributo permettevano al Circolo dell’Artigianato di poter organizzare le fracchie. Ogni anno molti filmati sulla processione con le fracchie vengono inviati agli emigrati sammarchesi sparsi nei vari paesi del mondo.
La processione della fracchie a S. Marco in Lamis, di Filippo Pirro
La processione della fracchie a S. Marco in Lamis, di Filippo Pirro
Spesso gli emigranti vogliono avere anche le fracchietèdde (Nota 39), e il quadro con fotografia o l’incisione su lamina d’argento. Il legame è tanto forte che per alcuni anni si è realizzato il collegamento filmato diretto tramite le linee satellitari. Ad Introdacqua (AQ), in occasione dei "fuochi sacri" per la festa di Sant'Antonio Abate (17 gennaio), il medico Massimo Tardio costruisce una fracchia del diametro di un metro e del peso di un paio di quintali, che accesa viene trasportata nei vari rioni del paese vicino ai vari falò (Nota 40).
Filippo Pirro nel realizzare il sentiero dell’anima (Nota 41) ha dedicato uno spazio alla processione con le fracchie realizzando una fracchia e la Madonna desolata.
Con la riorganizzazione pastorale delle parrocchie e della vita religiosa a San Marco in Lamis si sta creando un certo dibattito sulla funzione della processione con le fracchie nella Settimana santa a San Marco. Si sta svolgendo a vari livelli (religioso, politico e di associazioni) un 'dibattito' sulla migliore organizzazione della processione con le fracchie e una più fattiva partecipazione dei vari organismi che finora si sono impegnati nell’organizzazione.

S. Marco in Lamis. La processione delle fracchie.
S. Marco in Lamis. La processione delle fracchie.
Troppi negli anni hanno scritto fantasie sull’origine della tradizione delle fracchie e sull’etimologia del termine, ognuno ha cercato di trovare una giustificazione alle proprie argomentazioni.
Alcuni, invece, non hanno voluto porsi interrogativi sulla conoscenza perfetta dell’origine e della storia della processione con le fracchie perché certamente distruggerebbe o almeno attenuerebbe il fascino che la processione conserva così com’è oggi, innestata nella leggenda (Nota 3). Altri studiosi, invece, si sono astenuti dal fare disquisizioni storiche e etimologiche per la mancanza di notizie certe, e tra questi il Soccio:

Tu non chiedermi, o mio svagato viaggiatore, rabberciate notizie di etimo che potrebbe fornirti qualche saccente persona del luogo per nascondere un vuoto d’animo dietro appariscenti ma piatte notizie di tradizioni, di leggende o di storia. Queste ottusità si addicono a chi nulla sente o sa sentire... (Nota 4).

S. Marco in Lamis. Bambini ed una fracchia.
S. Marco in Lamis. Bambini ed una fracchia.
Ma è troppo bello e affascinante inserire l’aspetto mitologico e di culti pagani in una tradizione che è molto popolare e quotidiana.
Nessuno ha mai voluto vedere la spontaneità nell’esprime la propria fede degli umili contadini e laboriosi artigiani nell’usare strumenti, in questo caso fiaccole, e ritualità povera.
Non so se c’è un residuo di paganità e ritualità popolare preistorica, questo esula dal mio compito di ricercatore, non essendoci documenti storici in tal senso non è possibile fare simili affermazioni e sarebbe troppo arbitrario farle. Si potrebbe fare una similitudine o una ricerca antropologica, ma sarebbe difficile, se non impossibile, scremare tutte le stratificazioni culturali che nei secoli si sono avute nell’animo popolare e le eventuali limitazioni date dalle autorità civili e religiose. Per fare una storia della processione della Madonna Addoloratab_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_madonna-addolorata-03.jpg con le fracchieb_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_fracchia-23.jpg bisogna partire dalla necessità del popolo sammarchese di illuminare l’oscurità della notte per le normali necessità di vita personale, civile e religiosa.
In altre ricerche ci siamo soffermati sull’uso del fuoco nelle varie epoche del lungo percorso della storia umana e sulle caratteristiche delle varie tecniche di illuminazione. L’uso di torce o lampade alimentate dalla cera d’api, da resine o catrame vegetale, da grasso animale o vegetale, erano sempre un lusso che non tutti si potevano permettere. La povera genteb_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_fracchia-25.jpg ha usato molte tecniche per la realizzazione di torce utilizzando materiale legnoso o erbaceo spontaneo.
S. Marco in Lamis. Una fracchia
S. Marco in Lamis. Una fracchia
Nella ricerca mi sono appassionato e ho scoperto i moltissimi modi che le varie popolazioni hanno usato o usano per realizzare torce o fiaccole con materiali vegetali con una buona durata e una buona resa di illuminazione.
Ogni popolazione si è adattata alle piante che aveva a disposizione realizzando sia sistemi molto semplici che ingegnosi per realizzare questi economici sistemi di illuminazione nelle normali attività civili. Diverse volte queste fiaccole sono state utilizzate anche per processionib_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_fracchia-24.jpg, pellegrinaggi e altre iniziative religiose realizzate in orari notturni.
S. Marco in Lamis. Una fracchia.
S. Marco in Lamis. Una fracchia.
Nel documentare l’uso di fiaccole chiamate fracchie durante la vita quotidiana si ha la prima notizia nello statuto dell’Università de Santo Marco in Lamis (Nota 5) pervenuto a noi in una copia seicentesca ritrovata nell’archivio comunale (Nota 6). Gli statuti dell’Universitas Sancti Marci in Lamis sono due, uno del 1360 e l’altro del 1490. Dalla lettura dei testi si scopre che venivano regolamentati molti aspetti della vita pubblica sammarchese, si hanno ampi squarci sulla gestione delle attività collettive e alcune notizie storiche e geografiche del territorio. Nello statuto del 1490 è regolamentato, tra l’altro, l’uso dell’illuminazione notturna per chi dovesse girare per il paese. Era vietato girare per il paese senza fracchia o segno di lume dal suono della campana della sera fino all’alba, e poteva bastare un lume fino a sei
S. Marco in Lamis. La processione con le fracchie.
S. Marco in Lamis. La processione con le fracchie.
persone e una fracchia fino a dieci. Come fossero costruite o realizzate queste fiaccole o lumi non ci è dato sapere, ma possiamo dire che la fracchia doveva essere una fiaccola medio-grande che serviva per illuminareb_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_fracchia-26.jpg e permetteva ad un gruppo di dieci persone di poter girare nel paese di notte, mentre il lume doveva essere una fiaccola, o altro strumento di illuminazione, più piccola perché basti uno lume a sei persone per girare nel paese. L’uso di girare con fiaccole, lanterne o altro lume è stato in uso fino agli albori dl XX sec. quanto sono stati montati i primi lampioni pubblici, mentre fino alla fine dell’800 c’era solo l’illuminazione notturna pubblica al posto di guardia (Nota 7).
Nelle processioni serali e notturneb_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_fracchia-28.jpg i devoti portavano torce o altri sistemi di illuminazione, solo in alcuni casi portavano candele di cera. In diversi statuti di 'compagnie' e 'confraternite' sammarchesi si parla espressamente di processione serali con torce e/o fracchie.
Le processioni e altre manifestazioni di fede serali con fracchie o altri sistemi di illuminazione è documentato in molte occasioni (Nota 8).
L’uso di fracchie nelle processioni della Settimana santab_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_fracchia-32.jpg è molto documentato. Le fracchie nell’ottocento sono attestate anche da una relazione di Polizia sulle sacre rappresentazioni a San Marco in Lamis (Nota 9). Come resoconto poliziesco risulta molto colorito, ma rende bene l’idea di come era strutturata la Settimana santa anche con le processioni notturne e le fracchie

Ci sono tante processioni, sbucano da tutte le strade in tutti i momenti con statue, cartoni, cuscini e pure fiaccole accese che riempiono l’aria di fumo e di carboni per terra…

S. Marco in Lamis. Chiesa del Purgatorio. Presepe creato con sagome.
S. Marco in Lamis. Chiesa del Purgatorio. Presepe creato con sagome.
La citazione dei cartoni in questo documento e in altri testimoniano la presenza dei cartoni dei misteri poi diventati lampioncinib_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_sagome-processione-fracchie-04.jpg nella processione attuale. La tradizione delle statue dei misterib_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_sagome-processione-fracchie-06.jpg era ed è molto diffusa in tutto il meridione d’Italia.
Nell’ottocento la processione del Giovedì, santo della visita dei sepolcri (Nota 10) fatta dalle varie confraternite con le fracchie, i cartoni dei misteri e la statua della Madonna Addolorata aveva un suo specifico rituale con canti per le strade, prima di entrare e uscire dalle chiese, prima del Miserere e davanti alla statua dell’Addolorata.
La processione della visita dei sepolcri il giovedì santo a sera veniva fatta da tutte le confraternite o congreghe con la statua o immagine della Madonna Addoloratab_250_0_16777215_01_images_G.Tardio_tooltips_madonna-addolorata-04.jpg e con le fracchie accese.

 

S. Marco in Lamis. Una fracchia.
S. Marco in Lamis. Una fracchia.
Da una risposta alla visita canonica del 1872 fatta da mons. Geremia Cosenza si evincono le doglianze del Capitolo dei canonici sammarchesi per aver il Vescovo vietato alcune pie devozioni, tra i divieti c’è pure quello di fare le processioni della visita dei sepolcri con le fracchie accese (Nota 11-Parte 1) (Nota 11-Parte 2).
Nel 1873 il Vescovo di Foggia notifica ai padri rettori delle Confraternite di San Marco in Lamis le disposizioni circa la processione della visita dei sepolcri il Giovedì santo. Il testo è molto importante per capire l’evolversi delle processioni del giovedì e venerdì santo (Nota 12-Parte 1) (Nota 12-Parte 2).

S. Marco in Lamis. Fracchie schierate in Viale della Repubblica, prima dell'inizio della processione.
S. Marco in Lamis. Fracchie schierate in Viale della Repubblica, prima dell'inizio della processione.
Da questo momento la processione con le fracchie e con i cartoni dei misteri non viene fatta più da tutte le confraternite sammarchesi ma solo da quella della Vergine Maria SS. dei sette dolori (Nota 13) che il giovedì sera iniziava la visita ai sepolcri che poi continuava il venerdì mattina (Nota 14).
La processione della visita dei sepolcri il giovedì santo a sera veniva fatta da tutte le confraternite o congreghe con la statua o immagine della Madonna Addolorata e con le fracchie accese.
Da questo momento la processione con le fracchie e con i cartoni dei misteri non viene fatta più da tutte le confraternite sammarchesi ma solo da quella della Vergine Maria SS. dei sette dolori che il giovedì sera iniziava la visita ai sepolcri che poi continuava il venerdì mattina.
[...]
S. Marco in Lamis. La processione delle fracchie.
S. Marco in Lamis. La processione delle fracchie.
Da tutti questi documenti si evince che fino al 1872 le varie confraternite sammarchesi organizzavano il Giovedì santo a sera ognuna la propria processione della visita dei sepolcri con uno specifico rituale, con i cartoni dipinti dei misteri, con i cuscini con le effigie della passione (Nota 18), con la statua della Madonna Addolorata e con le fracchie accese. Il giovedì santo a sera c’erano tante processioni che si incrociavano per le vie del paese. Le fracchie erano piccole, portate a mano e ognuno per portarla pagava un carlino al Capitolo (Nota 19). In seguito alla visita canonica del 1872 la processione della visita dei sepolcri venne fatta con le fracchie e i cartoni solo il giovedì sera dalla Confraternita della Vergine dei Sette Dolori presso la chiesa dell’Addolorata. La processione si fermava la notte nella chiesa Madre per riprendere nella visita ai sepolcri all’alba del venerdì, senza più l’uso delle fracchie perché oramai c’era la luce solare.Una svolta decisiva sia quindi nel 1873 con una sola processione della Madonna Addolorata con le fracchie.
Il Beltramelli (Nota 20)  all’inizio del XX sec. così scriveva:

Altra usanza caratteristica di San Marco in Lamis è la cosiddetta Processione delle fracchie, in un più chiaro eloquio: processione delle fascine. Si compie la sera del Giovedì Santo. I sacerdoti, recanti i simboli della religione, sono seguiti da una lunga teoria di popolani disposti in due file. Detti popolani indossano una lunga veste e recano, alla cima di una stanga, una fascina imbevuta di sostanze resinose. Ad un certo punto, ognuno accende la sua fracchia ed è allora un immenso rogo, una fiumana di fuoco che si muove lentamente per le vie della città. La scena è di un bello orrido insuperabile. In questa esaltazione del fuoco rivive l’antica anima pagana, il culto alla forza dell’elemento, che è per noi come il fulcro fra i due termini: la vita e la morte.

Nel 1923 Vocino descrive la processione delle fracchie:

S. Marco in Lamis. La processione con le fracchie.
S. Marco in Lamis. La processione con le fracchie.
Le feste religiose conservano specialmente, qualche aspetto pittoresco, qualche uso singolare. Veramente pittoresco e singolare è l’uso delle ‘fracchie’ nella processione del Giovedì Santo a San Marco in Lamis. Le ‘fracchie’ sono dei grossi tronchi di alberi per lo più resinosi, tagliati a cono, infarciti in appositi tagli alla base da altri pezzi di legno e cerchiati di ferro, preparati da più mesi e bene essiccati al caldo dei forni per renderli meglio infiammabili. La sera del giovedì santo esse vengono portate accese, una da ognuno, da oltre trecento contadini precedenti in due fila la statua dell’Addolorata che passa processionalmente dall’una all’altra chiesa; spettacolo profondamente suggestivo che fa pensare ai riti di religioni che non sono più, visione fantasticamente romantica che dà la sensazione di una città in fiamme (Nota 21).
S. Marco in Lamis. Vecchia foto della processione delle fracchie.
S. Marco in Lamis. Vecchia foto della processione delle fracchie.
Le fracchie accese erano di piccole dimensioni (da 10 a 40 Kg) e venivano portate a braccio o poggiate sulle spalle. In alcuni casi due uomini mettevano una pertica di traverso e la fracchia veniva poggiata sopra, mentre un altro sorreggeva la “coda”.
Nel 1925 si costruisce la prima grande fracchia montata su ruote.
Donna Michelina Gravina (Nota 22) per devozione fa costruire dai suoi garzoni una fracchia grande da montare e trasportare accesa su ruote. Ci furono delle proteste ma donna Michelina con l’autorità e la ‘semplicità’ ottiene l’autorizzazione a realizzare e trasportare la fracchia su ruote durante la processione (Nota 23).
I componenti il Capitolo scrivono che

si autorizza la signora d. Michelina Gravina ved. Serrilli a partecipare alla processione della Madonna Addolorata con una fracchia trasportata su ruote, non offendendo la devozione, ma solo per fede.

La processione con le fracchie. Sullo sfondo: S. Marco in Lamis.
La processione con le fracchie. Sullo sfondo: S. Marco in Lamis.
La sig.ra Gravina aveva fatto fare dai suoi molti garzoni la fracchia di formato gigante da mettere su ruote in modo che la sua devozione fosse più grande, da quell’anno ci furono sempre delle fracchie montate su ruote in legno. E’ confermata la notizia che i raggi delle ruote delle prime fracchie trasportate erano in legno; per evitare che il calore della brace e le fiamme bruciassero gli assi delle ruote c’era una persona che sistematicamente versava dell’acqua, ma ugualmente negli anni ci furono alcuni incidenti.
Nel periodo fascista la sezione dell’Opera Nazionale Dopolavoro cercava di promuovere e organizzare le fracchie dando dei premi (Nota 24). Nel periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale fu la spontaneità della gente a continuare la tradizione.
Dalla fine degli anni ‘40 e fino al 1957 fu il Circolo dell’Artigianato (Nota 25) che si assunse l’onere di mantenere in vita, con grandi sacrifici, la manifestazione delle fracchie, ed all’assenza di contributi economici pubblici sopperiva con le elargizioni inviate dai sammarchesi all’estero, in particolare dall’Australia.
S. Marco in Lamis. Una fracchia con, sullo sfondo, la Collegiata.
S. Marco in Lamis. Una fracchia con, sullo sfondo, la Collegiata.
Finalmente dopo il 1957, con la costituzione della Pro Loco e con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, si provvide a dare una struttura organizzativa stabile con l’impegno costante di quest’ultima a fornire la legna necessaria per la costruzione delle fracchie.
Dai documenti ritrovati e dalle testimonianze scritte e orali pervenuteci, si può dire che fino alla metà degli anni ’20 le fracchie erano piccole, moltissime erano quelle portate a mano o a spalla da una sola persona, altre da tre persone, due che la sorreggevano con una mazza di traverso e l’altra dietro ne sosteneva la coda.
Dagli anziani si sa che al termine della processione, le fracchie venivano raccolte sope li puzzera (Nota 26), piazzale alle spalle della chiesa Madre, all’epoca fuori il centro abitato, dove bruciavano fino ad esaurimento (Nota 27).
S. Marco in Lamis. Ciro Iannacone posa davanti alla sua fracchia.
S. Marco in Lamis. Ciro Iannacone posa davanti alla sua fracchia.
Nel 1954, con una riforma liturgica, si spostava al pomeriggio la Messa in Coena Domini con il conseguente spostamento dell’adorazione del 'sepolcro' e delle processioni delle confraternite alla serata di Giovedì santo, invece che del primo pomeriggio. Per evitare sovrapposizioni di processioni e creare confusioni tra le visite-processioni delle varie confraternite e quella della confraternita dei Sette Dolori che veniva scortata dalle fracchie, si decise di spostare la processione con le fracchie al Venerdì santo a sera e la processione di Cristo morto della confraternita del Carmine al sabato pomeriggio.
S. Marco in Lamis. Angelo Gualano con la sua fracchia.
S. Marco in Lamis. Angelo Gualano con la sua fracchia.
In questo modo la processione con le fracchie perdeva la sua naturale collocazione temporale e la motivazione originaria, quella di accompagnare la Madonna e la confraternita a visitare i sepolcri, per acquistare, invece, un connotato più atipico e atemporale.
Dagli anni ’50 le fracchie assunsero dimensioni mastodontiche, in seguito ad 'orgogliose gare di bravura' tra li carvunère (Nota 28) e i devoti. E’ ancora vivo, nella memoria degli anziani, il ricordo di Angelo Gualano (Marramere) (Nota 29), Ciro Iannacone (Gire Maruzze) (Nota 30), Giacinto Lombardi (Carrubine(Nota 31) e Matteo Soccio (Nota 32).
Questi con le loro maestranze possono essere considerati i veri pionieri e ideatori delle principali tecniche di costruzione delle “moderne” fracchie su ruote.
S. Marco in Lamis. La processione delle fracchie.
S. Marco in Lamis. La processione delle fracchie.
Queste enormi fracchie costituivano un motivo di orgoglio per l’azienda, accresciuto dal grande stupore che suscitavano nei cittadini e poi anche nei turisti che venivano attratti dalla pubblicità della Pro Loco. Con la progressiva morte o con la fine dell’attività lavorativa delle grandi imprese boschive, le fracchie grandi furono realizzate anche da altre categorie sociali, come i contadini e gli artigiani, e infine anche da giovani studenti.
Costruire e trasportare queste enormi fracchie incominciò ad apparire una sorta di prova di abilità e di coraggio, il diametro della bocca raggiungeva anche 3,5 metri e il peso superava i 100 quintali. Questo gigantismo, però, comportava anche crescente confusione e notevole intemperanza da parte dei vari gruppi durante la processione, per cui si pensò di arginare questo fenomeno attraverso una riduzione delle dimensioni, e così alla fine degli anni ’60 si cominciarono a mettere dei limiti.
S. Marco in Lamis. Una fracchia.
S. Marco in Lamis. Una fracchia.
Dopo la protesta di molti cittadini negli anni ’80 i Sindaci hanno fatto, ogni anno, un’ordinanza per regolamentare la grandezza e il numero delle fracchie; la Pro Loco si è presa sempre l’incarico dell’organizzazione delle fracchie e dei lampioncini; l’Arciconfraternita, invece, ha sempre curato e organizzato l’aspetto religioso.
Invece dei cartoni (Nota 33-Parte 1)  (Nota 33-Parte 2) dei misteri si sono realizzati, in tutto il XX sec., i lampioncini che con diverse tecniche costruttive si raffiguravano i vari temi della Passione di Cristo.
S. Marco in Lamis. La Madonna Addolorata illuminata dalle fracchie.
S. Marco in Lamis. La Madonna Addolorata illuminata dalle fracchie.
Negli anni ’60 si realizzarono varie scene viventi. Solo agli inizi del XXI sec. si iniziarono le sacre rappresentazioni viventi della Passione che con figuranti in costume arricchivano la processione con una riflessione maggiore per i partecipanti e gli 'spettatori' (Nota 34-Parte 1) (Nota 34-Parte 2). Fino al 1998 il percorso secolare è stato il seguente: chiesa Madonna Addolorata, piazza Gramsci, corso Matteotti, chiesa Madre, via della Vittoria, piazza Oberdan (Nota 35).
Nel 1999 per lavori di ristrutturazione della pavimentazione di corso Matteotti fu modificato il percorso, ma, anche a lavori ultimati non fu ripristinato il vecchio percorso, sia per questioni logistiche che per ordine pubblico, per il deflusso del traffico sulla strada statale e sull’ingresso e uscita per Via San Severo. Ci sono state molte proteste ma le esigenze di ordine pubblico e di deflusso del traffico hanno prevalso.
Dal 1999 al 2005 il percorso è stato: chiesa Madonna Addolorata, via della Repubblica, via mag. Solari, via C. Rosselli, piazza Madonna delle Grazie, viale Europa, piazza A. Moro, poi le fracchie raggiungevano piazza Oberdan, mentre la processione proseguiva per via Marconi, Corso Matteotti per arrivare alla chiesa dell’Addolorata.
Nel 2006, per i lavori di sistemazione della piazza Madonna delle Grazie, il percorso subì ulteriore spostamento. Chiesa Madonna Addolorata, via della Repubblica, piazza e viale Europa, piazza A. Moro, poi le fracchie raggiungevano piazza Oberdan, mentre la processione proseguiva per via Marconi, Corso Matteotti per arrivare alla chiesa dell’Addolorata.
S. Marco in Lamis. Fracchia schierata in Viale della Repubblica, di fronte alla Chiesa dell'Addolorata.
S. Marco in Lamis. Fracchia schierata in Viale della Repubblica, di fronte alla Chiesa dell'Addolorata.
L’amministrazione comunale e una folta delegazione (circa 70 persone tra rappresentanti istituzionali, parrocchiani e 'fracchisti') il 27 marzo 2002 in occasione dell’udienza del mercoledì sono stati ricevuti dal Papa. A Giovanni Paolo II è stata donata una riproduzione in argento della fracchia, e una fracchia di 25 quintali è stata depositata poi nei Giardini Vaticani (Nota 36).
Per le spese organizzative il Comune spende solo pochissime migliaia di euro riveniente dal biilancio comunale o da contributi provinciali e regionali (Nota 37).
L’Amministrazione Comunale distribuisce circa della metà della legna che serve per costruire tutte le fracchie, l’altra è offerta dai privati (Nota 38). Il Comune di San Marco in Lamis cura la stampa e la diffusione del materiale pubblicitario sotto forma di pieghevoli e manifesti murali organizzativi, di programma e di propaganda.
Ogni fracchia, piccola o grande, generalmente riceve una medaglia ricordo, e alcune coppe che variano come grandezza in proporzione ai voti dati dalla giuria.

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