Cronache elettorali dal 1952 al 1968
Dopo il 18 aprile ci sono mesi di grande euforia per la DC a San Marco. Si stenta ancora a credere in una vittoria che ha qualcosa di miracoloso, non solo a livello comunale ma anche nazionale. Fino a giugno, la sezione DC è un fermento di vita per la frequenza continua di gente che si reca ad ascoltare le visite di ringraziamento dei deputati e dei dirigenti provinciali e regionali. La paura covata per lunghi anni esplode in gioia. Sono tutti democristiani da sempre, popolari da prima del fascismo, anche quelli saliti sul carro del vincitore con ammirevole velocità il giorno dopo il 19 aprile. Il segretario della DC, Celozzi , raccoglie con grande soddisfazione, come un eroe reduce di guerra, le congratulazioni di tutti.
Il numero dei tesserati raggiunge quasi quello della DC: la sede delle Acli è deputata a preparare tutte le pratiche per coloro che intendono emigrare. Il timbro della sezione Acli sulla pratica fa da garanzia di un esito positivo. Le Acli, insieme alla CISL, sono in maggioranza nella commissione per l’assegnazione delle terre ai contadini con la riforma agraria nell’autunno 1952. Il forte incremento di attività e di tessere è dovuto al fatto che, come spesso accade in caso di vittoria, molti passano sul carro del vincitore, anzi c’è addirittura l’assalto alla diligenza, anche a livello dirigenziale, specie per i furbi, i pentiti dell’ultima ora, che cercano di non perdere il banchetto delle prebende e del potere. Così, come nella DC, arrivano imprenditori e procacciatori di ogni genere d’affare, così nelle Acli giungono postulanti di favori e di raccomandazioni ma anche personaggi alla conquista della dirigenza del circolo per gestire il potere non come servizio ma come affare personale e familiare. L’anomalia di tessere gonfiate fa presagire future crisi e guasti che verranno sanati solo negli anni futuri con difficoltà da quei pochi cirenei, dirigenti che troveranno il deserto, negli anni sessanta, con la scomparsa nel circolo, degli affari e degli affaristi.
In questa direzione, dalla metà degli anni sessanta, con onestà, i dirigenti si battono, sacrificando molti servizi e riducendo le tessere, per evitare pericoli di strumentalizzazione. Battaglia dura ma vittoriosa sul piano organizzativo, se poi, a distanza, le Acli diventano il centro della comunità locale. Sul piano politico le Acli a San Marco vivono in isolamento, autonome dai partiti, pur riuscendo ad eleggere consiglieri comunali nelle liste della DC ed a volte anche di altri partiti. Esse sono guardate con sospetto dal centrodestra perché troppo a sinistra, con diffidenza dalle sinistre perché vicine alla DC. Questa situazione, però, non scoraggia mai i consiglieri ad essere critici sulla gestione del potere locale dal quale vengono quasi sempre tenuti lontani.
Riprendiamo a questo punto la cronaca dal 1952, anno delle prime elezioni amministrative dopo il ’48. L’amministrazione democristiana, nata dalle ceneri di un’amministrazione social comunista, vede l’affermazione della DC, ma ancora una volta le sinistre sono chiamate ad amministrare con il Sindaco Michele Coco . Infatti, la DC raccoglie il 37.7% dei voti con sette consiglieri, il PCI il 28% con dodici consiglieri e i socialisti il 17% con sette consiglieri più un consigliere indipendente di sinistra con l’1.2%. A destra, l’8.7% va al partito monarchico con un consigliere, il 6.3% al MSI con un consigliere, il 2.8% all’indipendente di destra liberale con nessun consigliere.
Perché il cartello di centro destra con il 55% dei voti ha appena dieci consiglieri e le sinistre con il 45% ne hanno venti?
I risultati delle elezioni vedono una lieve flessione della DC ed un forte aumento del PCI a danno del PSI e dei Monarchici, ottengono una buona affermazione i centristi e i coltivatori diretti. Gli apparentamenti questa volta favoriscono il centrodestra e portano all’elezione a Sindaco di Giuseppe Tardio. Da notare ancora la presenza di numerosi Aclisti in consiglio comunale: Napoleone Cera e Giuseppe Cera, Palatella, E. Vigilante, A. Bonfitto, Del Conte, Pitullo. Rivediamo eletto nella lista del PSI, dopo un’assenza di sei anni, per l’ultima volta, il Sindaco delle vicende quarantottesche, Serrilli.
All’elezione comunale del ’66 c’è una lieve flessione della DC ma, un’ottima affermazione del suo segretario sezionale, succeduto a G. Guida qualche anno dopo. Come primo degli eletti ottiene anche la ratifica ufficiale da parte dell’elettorato democristiano alla guida della DC di San Marco, Giuseppe Centola , ruolo che manterrà stretto con dorotea destrezza fino alla scomparsa della DC e alla fine della prima Repubblica. Si registra una flessione del PCI e il successo del MSI con 5 consiglieri e il 15% dei voti. Il risultato di PSI e PSDI uniti è deludente.
I commercianti, che chiedono lo spostamento del mercato domenicale, ottengono un seggio. Rieletto Sindaco Francesco Paolo Cascavilla , il consiglio si scioglie dopo circa un anno. Sono presenti in consiglio gli Aclisti Michele Cera e Sebastiano Contessa.
I personaggi eletti alla presidenza delle Acli, dopo la metà degli anni cinquanta, sono solo quelli legati al gruppo di potere democristiano, come Antonio Eduardo Ciavarella, impiegato comunale, che sarà presente anche nel consiglio provinciale delle Acli con la carica di vicepresidente sotto la presidenza Iafisco, dal ’62 al ’66. Del periodo che va fino al ’62 mancano verbali che documentino la vita del circolo. Esistono solo diplomi di vari corsi di dattilografia e formazione professionale, conservati da qualche partecipante ma non c’è traccia di attività politica, culturale e sociale. I primi documenti risalgono proprio al 1962 e testimoniano un periodo tormentato e vivace come si evince dalla lettura dei verbali, scritti su un quaderno di quelli usati dagli studenti delle scuole medie. Da questi risulta presidente Ciavarella, che verso la metà degli anni ’50 è indicato a dirigere le Acli dai notabili politici del tempo e dall’ex
A questo punto, prima di raccontare la cronaca del circolo dagli anni sessanta in poi, anche per capire meglio, occorre fermarsi brevemente sulla storia nazionale delle Acli attraverso i suoi congressi, dal 1948 fino a tutti gli anni cinquanta e sessanta, anni di grandi avvenimenti che hanno trasformato la loro identità consegnandola ai nostri giorni.
Riporterò brevemente gli avvenimenti dopo quelli di A. Grandi e delle origini, quelli delle presidenze di Ferdinando Storchi dal ’46 al ’53, di Pennazzato dal ’53 al ’59, fino a Livio Labor dal ’61 al ’69. In quegli anni, dalle poche notizie ricavate dalla sede provinciale e dalla memoria storica dell’attuale segretario Ugo Palmieri, sono stati presidenti delle Acli provinciali, omettendo i politici nominati dalla Curia Vescovile prima del ’48 fino al ’57, il prof. Marincola di Lucera, che ha onorato fino ai nostri giorni con la sua presenza i consigli provinciali. Dal ’57 al ’62 Gargiulo, del quale troviamo scarsissime notizie, dal ’62 al ’66 Iafisco di San Severo, poi Dario Curatolo fino al ’72, anno in cui, in aprile, perdeva la vita insieme al giovane vicepresidente Francesco Damone ritornando dal Congresso Nazionale di Cagliari in un incidente aereo. Notizie più dettagliate e puntuali le troviamo nel libro scritto da Palmieri sulla storia delle Acli pubblicata nel dicembre del 2007. Dei loro successori dirò in seguito, dopo aver presentato a grandi linee la storia nazionale delle Acli.
Elezioni dal 1952 al 1968
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