Spinta dalla forza degli avvenimenti, l'Amministrazione Comunale di S. Marco dette sintomi di voler trattare. Colse l'occasione Carasco:
“essendo venuto in cognizione che il Municipio di S. Marco in Lamis è disposto a vendere il fabbricato dell'ex convento di S. Matteo, mi pregio informare V. S. Ill.ma essere mia intenzione di acquistarlo a giusto prezzo. E con la presente, ne faccio formale domanda” (Nota 95).
Al che il Sindaco rispondeva:
“mi pregio di portare a conoscenza di V. R., in risposta a sua lettera del 23 novembre u. s. che questo Consiglio Comunale, in seduta del 10 corrente, ha deliberato in massima la vendita del convento S. Matteo. Ad ogni modo, non manco di significarle che quest'Amministrazione Comunale non potrà dare corso ad eventuali domande per l'acquisto in parola se le trattative non hanno per base il prezzo di lire 40.000 già deliberato” (Nota 96).
Carasco di nuovo:
“venendo ora a qualche cosa di più concreto, offro per la detta compera lire 20.000, capitale della somma annualmente finora percepita dal Comune per fitto dello stesso locale” (Nota 97).
P. Bernardino Devoto da Carasco aveva espletato il suo mandato nella Provincia Minoritica di Puglia. Nel luglio 1902 ritornava alla sua Provincia religiosa di Genova. Con decreto del 14 giugno del Ministro Generale era stato nominato Provinciale P. Antonio Dota. Il 2 agosto dello stesso anno il Vicario Generale dei Frati Minori P. Davide Fleming era a Bitonto per il quasi Capitolo Provinciale. Il convento S. Matteo fu destinato a studio di teologia con il nuovo superiore P. Luigi da Casalnuovo (Nota 98).
Intanto al Comune di S. Marco, nel 1904, vi era il Regio Commissario Alfredo Musso. Il 6 maggio tra il Ministro Provinciale Dota Salvatore (P. Antonio) e il detto Commissario veniva stipulato, per il convento S. Matteo, un contratto di fitto:
“la durata della locazione di anni cinque. L'annuo fitto ridotto a lire 500; il fittuario si assumeva l'obbligo a riparare e mantenere il fabbricato. Il Comune si riservava l'uso di due camere per l'alloggio delle guardie campestri. Ai cittadini di S. Marco veniva riservato il diritto di attingere l'acqua nei pozzi del convento, in caso di siccità”.
I Francescani potevano lavorare e far lavorare con più serenità. Mantennero fede all'impegno di riparare, nei limiti del possibile, lo stabile, che il tempo e l'incuria, dopo la soppressione, avevano ridotto in uno stato penoso.
Durante la guerra 1915-1918, i conventi si spopolarono, ma a S. Matteo vegliavano per l'attività del Santuario, P. Filippo Petracca e P. Diomede Scaramuzzi: due personalità che, in campi diversi ma convergenti verso un unico ideale francescano, lasciarono la propria impronta; Petracca era l'uomo non comune di governo di una Provincia Monastica. Scaramuzzi era lo studioso che ricerca pazientemente e scrive in maniera brillante.
Opera certamente utile, per non dire necessaria alla stabilità di quella parte dell'edificio, ma in stridente contrasto con il dominante motivo architettonico di tutto il convento.
Questo singolare edificio che, solo, domina e si protende verso la valle sottostante, al vederlo, ti lascia ogni volta nell'animo una pace mista a sgomento. Esso fa mostra dì avere di suo spalle saldissime, ma è destinato ad affrontare intemperie, ad essere flagellato, nei mesi invernali, da pioggia, neve e vento che lasciano il segno. Di qui la necessità di continue riparazioni. Per i Francescani di S. Matteo, il problema grosso che devono periodicamente risolvere è la manutenzione ordinaria e straordinaria dei locali. I muratori sono sempre di casa, le spese sono sempre pesanti. La Divina Provvidenza, la buona volontà dei Religiosi, la generosità dei devoti di S. Matteo non hanno mai fatto mancare il necessario.
L'acquisto da parte dei Francescani (1972) di due ettari di terreno, a 150 metri dal Santuario, per parcheggio di autoveicoli; l'ampliamento, a forza di rosicchiare la montagna, del piazzale antistante; la sistemazione del terrapieno ai lati Est e Sud, tutto ciò risponde ad esigenze di pratica utilità e conferisce una nota di ariosa bellezza al secolare maniero.