Qui c'è da chiedersi: la particolare devozione al primo Evangelista è stata introdotta dai Francescani, o vi era anche prima in più modeste proporzioni? Gonzaga scrive dopo appena nove anni dalla venuta dei Francescani e accenna a detto culto come diffuso nei luoghi vicini, parla di una reliquia (Nota 6) del Santo custodita gelosamente, di un sacello intitolato all'Evangelista. Elementi che comportano tale dimensione che mal si spiegherebbe se il culto fosse cominciato con l'avvento dei Francescani, e inducono a credere che i Francescani abbiano trovata la devozione particolare a S. Matteo e l'abbiano intensificata.
Ma qualunque possa essere la risposta al problema storico, per il credente non esiste difficoltà, in quanto l'oggetto del culto, qui, non è il dente o l'olio della lampada in sé e per sé, ma la persona di S. Matteo, da cui s'implora il patrocinio.
Gonzaga non parla esplicitamente della statua di S. Matteo, ma accenna ad una cappella (sacellum) di S. Matteo. E' certo che nel Cinquecento la statua vi era. Anche qui, si chiederà: da dove è venuta, quando è venuta, chi l'ha fatta? Non si può dare alcuna precisa risposta. Alfredo Petrucci afferma che la statua bizantina di S. Matteo “finissima per carattere e squisitezza d'intaglio, portata qui, quale immagine di Gesù benedicente, essa fu alla fine del Cinquecento travestita da S. Matteo, con l'aggiunta di una penna in mano e la trascrizione di alcuni versetti del Vangelo” (Nota 9).
Il travestimento è possibile, ma si è realmente verificato? Sicure prove esterne non vengono fornite. Si fa appello ad argomenti generali dedotti dalla storia dell'arte, che non ci sembrano, in questo caso, troppo forti. Comunque ci pare che la questione resti aperta e la rimandiamo ai competenti in materia.
Travestita o non travestita, bella o meno, la bizantina o, secondo altri, bizantineggiante immagine di S. Matteo è, ancora oggi, punto di richiamo della religiosità delle popolazioni di Puglia e delle Regioni vicine.
I dodici Francescani destinati al convento di S. Matteo dovettero impegnarsi a fondo per i più urgenti restauri onde rendere abitabile il locale. E diamo atto, con gratitudine, anche se non richiesta dai protagonisti, a questi Francescani ai quali, come a pietosi samaritani, si deve la salvezza dello storico monumento. Dagli abati Commendatari non c'era molto da sperare. Ne è prova la sorte infelice toccata alle vicine abbazie di Pulsano, Montesacro, Calena, Isole di Tremiti, Ripalta, Torremaggiore, tutte andate in frantumi, e solo pochi ruderi erbosi richiamano alla memoria la loro tramontata esistenza. Esse non trovarono la mano del pietoso samaritano, e morirono per non più risorgere.
Convento S. Matteo
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