Un appello ai miei concittadini
1. Ahi serva Italia, di dolore ostello! (Il Ponte, 10 ottobre 2005)
Ma il quadro dominante è quello descritto da Ainis, con diverse integrazioni: lavoro sommerso, abusi edilizi, concorsi truccati, evasione fiscale diffusissima, tangenti non meno diffuse, appalti truccati, sport largamente corrotto, università dominate da raccomandazioni, fuga all’estero di tanti cervelli, schiere di parlamentari pronti a votare tutto per danaro o altre "utilità", leggi-vergogna ad personam, leggi aggirate con astuti espedienti come la legge del 1957 sulla ineleggibilità dei titolari di importanti concessioni pubbliche (2), stretti rapporti con mafia, camorra e sacra corona unita.
Già al principio del Trecento Dante poteva urlare: "Ahi serva Italia, di dolore ostello!". "Serva", ecco il punto centrale che caratterizzerà con alterne vicende la storia successiva per arrivare fino ai giorni nostri, ecco la radice dei nostri mali.
Italia del Centro: qui tutte le persone che pensano, credenti e non credenti, debbono riconoscere le gravi responsabilità che la Chiesa si è assunta con lo Stato pontificio. In certi periodi ha praticato largamente la tortura attraverso l’Inquisizione. Ha usato la religione come instrumentum regni. Un confessore, racconta l’economista inglese Nassau Senior nel suo diario romano del 1848, per costringere una madre a denunciare il figlio, liberale, le negò l’assoluzione: la madre alla fine cedette e suo figlio fu arrestato e torturato. Credo però che la colpa più grave della Chiesa cattolica verso l’Italia stia nel fatto che, per preservare il suo potere, si è appoggiata a potenze straniere, contribuendo così a ritardare l’unificazione del paese e perpetuando lo stato quasi servile di tutta la popolazione verso gli stranieri. Tuttora la Chiesa, che pure annovera fra le sue fila tante persone di grande valore, spesso rinuncia alla primogenitura per qualche piatto di lenticchie, specialmente nel campo della scuola. Da laico mi auguro che cambi in profondità giacché, fede a parte, la Chiesa ha grande influenza nella società.
Anche i costi della politica, che da noi sono assai maggiori che nei paesi civili, sono la manifestazione di una carenza grave nell’autogoverno e nell’autonomia dei cittadini. Si deve però ammettere che, nonostante tutto, al fondo c’è un substrato di civiltà, che emerge nei periodi più drammatici. Così, la Resistenza ha rappresentato un trauma benefico poiché era animata da un nucleo di persone coraggiose e civili: ha dato origine alla nostra "bella Costituzione", cui dette un contributo fondamentale Calamandrei.
Per giustificare il malaffare si usa dire, riecheggiando antiche tesi, che la politica non va confusa con l’etica. Ma fra l’etica e la politica c’è distinzione, non contrapposizione, e c’è distinzione e non contrapposizione fra etica ed economia. Lo dimostra l’Argentina, la cui economia è stata travolta dalla corruzione.
Nel Seicento e nel Settecento l’Inghilterra era un paese largamente corrotto. La corruzione, che proveniva dalla Corte e dalle alte gerarchie ecclesiastiche, danneggiava tutti, economicamente e moralmente. I nuclei sociali più compatti e più autonomi, che si trovavano in certi strati delle classi medie di allora, reagirono.
Furono chiamati Puritani. La loro reazione si svolse in due ondate, una nel Seicento, che culminò con la rivoluzione di Cromwell, l’altra nella seconda metà del Settecento.
Verso la fine di questo secolo erano Puritani i borghesi che misero in moto la Rivoluzione industriale.
Senza i Puritani, gli Stati Uniti non sarebbero oggi quello che sono, compresa la forza militare, che è prodotta dalla cultura. (Ciò non toglie che l’America di Bush non mi piace affatto, ma non durerà.) Il New England condizionò in seguito lo sviluppo del Nord degli Stati Uniti, mentre nel Sud andarono - com’era la regola nelle colonie - gli avventurieri, per far soldi prima con le miniere e poi con le produzioni tropicali, dove impiegarono largamente gli schiavi neri.
L’esempio inglese dei Puritani può rincuorarci? Sì, se però ci rendiamo conto che ci dovremo dare da fare con grande impegno e a lungo, per uscire dall’abisso di abiezione in cui siamo precipitati. In Italia un substrato di civiltà esiste: in alcune categorie sociali, specialmente tra i contadini medi e fra certi strati di operai e di piccoli imprenditori, ci sono persone che possono aiutare la ripresa. Occorrono però gli intellettuali: in tutti i paesi ci sono i servi, gli opportunisti e gli intellettuali che si espongono. Questi ultimi da noi sono assai più rari che nei paesi civili. La speranza è che, man mano che lo stato di abiezione in cui oggi ci troviamo diviene evidente a tutti, cresca il numero degli intellettuali disposti a rischiare, e che si facciano vivi, dopo aver tanto sofferto, tutti coloro che, nella politica e nella società civile, si oppongono a Berlusconi e ai berlusconiani di ogni tendenza: solo così potremo riprendere il cammino dell’incivilimento.