Risalire dall'abisso *
Berlusconi è andato al potere con un programma terribilmente semplice: evitare guai giudiziari, tutelare il patrimonio, mantenere le televisioni. Lo disse lui stesso a Biagi. Missione compiuta, sembrerebbe, con un largo sovrappiù. Io sono pessimista perché ritengo che l’uomo sia pronto a tutto pur di restare al potere. Lo abbiamo visto dal modo con cui ha apostrofato il ribelle Fini: attento - gli ha detto - ricordati che io "controllo" metà dei tuoi (1). Che vuol dire "controllo"? Nella stessa pagina si parla di soldi, di carriere e di poltrone.
Allora l’uomo non è un "grande comunicatore" ma qualcosa di ben più preoccupante?
Anche il declino di Berlusconi, come la sua ascesa al potere, avviene in modo umiliante per l’Italia intera.
I danni prodotti dalla Casa delle libertà sono giganteschi e risalire dall’abisso sarà un processo lungo e faticoso, non c’è da farsi illusioni. Se dovesse passare il progetto di riforma costituzionale, con la devolution e il premierato "forte", sarebbe la fine di quel che resta della patria e della democrazia. Certo riflettendo su quel che ha fatto la maggioranza berlusconiana - tutta - viene il gelo alla schiena. Ha avallato tutte le leggi che interessavano il Cavaliere e i suoi soci: il rientro dei capitali sporchi, la Cirami, la Gasparri, la Salvapreviti, le rogatorie internazionali, la depenalizzazione del falso in bilancio. Ha trasformato in una burletta l’azione governativa contro la mafia. Alcuni ministri hanno avallato un programma fondato su due pilastri: le "grandi opere" e le riduzioni fiscali. Il peccato originale sta nella prima legge finanziaria del governo Berlusconi-Tremonti. L’ipotesi-obiettivo era un aumento del Pil del 3,1%, che avrebbe formalmente reso plausibile quella buffonata del "contratto con gl’Italiani". Tuttavia già allora era ben visibile una svolta nella congiuntura mondiale e, dati i nostri condizionamenti internazionali, quell’obiettivo non era raggiungibile, e di conseguenza non era attuabile la riduzione fiscale. Ma per il capo questa era una misura irrinunciabile, sia perché si illudeva che la riduzione delle tasse avrebbe dato la "scossa" per avviare la ripresa, sia perché vedeva questa misura come un obiettivo essenziale dal punto di vista propagandistico; cosicché Tremonti prima e poi Siniscalco sono stati costretti ad obbedire.
Il ministro di turno ha ridotto le aliquote dell’Irpef - riduzioni sensibili per le fasce alte, risibili per quelle basse - ma al tempo stesso ha dovuto tagliare servizi essenziali (provocando ad esempio l’aumento dell’acqua), introdurre vergognose sanatorie, vendere beni pubblici, elevare alcuni balzelli (bolli per esempio), alzare le aliquote dei tributi locali e gli estimi catastali: la pressione fiscale nel 2004 è diminuita di circa un punto, con danni difficili da rimediare, ma è destinata inevitabilmente ad aumentare. Chissà se i personaggi via via elencati si vergognano del loro operato. Ne dubito.
Certo, il principale responsabile è il capo. Oggi per evitare la catastrofe di una riforma costituzionale obbrobriosa dobbiamo impegnarci tutti al massimo; come ultima risorsa dobbiamo preparare il referendum abrogativo. L’opposizione a Berlusconi ha gravi responsabilità: ora deve riscattarsi. Gli obiettivi particolari sono tutti di grande rilievo.
In primo luogo si tratta di ripristinare le norme costituzionali di cui la maggioranza berlusconiana ha già fatto scempio e quelle riguardanti la giustizia, con emendamenti concordati attraverso opportune maggioranze parlamentari e definite col concorso dei principali giuristi.
In secondo luogo occorre rafforzare l’Europa sia sotto l’aspetto politico che sotto quello economico.
Occorre perciò abbandonare la politica di Bush, mettendo da parte le assurdità dette anche da alcuni esponenti del centrosinistra secondo i quali l’America con la guerra in Iraq avrebbe esportato la democrazia. No! Ha dichiarato una guerra sulla base di menzogne ed ha esportato massacri e torture. La conquista di una democrazia adatta a quel disgraziato paese andava perseguita gradualmente dall’Onu o dall’Unione europea, non da una potenza isolata e mossa da propri interessi economici e politici. Al tempo dell’insediamento di Bush uscì un documento ufficiale sul "dovere" degli Usa di dominare il mondo e di svolgere una politica imperialista, basata su guerre preventive; un documento che ha tolto agli intellettuali di sinistra il fastidio di muovere una tale critica. Che altro diavolo si vuole per convincersi che così stanno le cose? Cari amici mi dicono: sei troppo pessimista sull’Italia, l’America non sta meglio, Bush moralmente è come Berlusconi, anzi è peggio poiché è ben più potente e quindi pericoloso. D’accordo. Ma Bush neanche volendo può cambiare a suo vantaggio la Costituzione e il sistema giudiziario, non può fare leggi ad personam, non può licenziare i giornalisti scomodi, non controlla le televisioni, per il falso in bilancio deve mostrare di condividere la legge che aggrava fortemente le pene. "Passata la nottata", l’America riprenderà la sua evoluzione civile. Noi stiamo peggio.
Terzo: abolizione di tutte le leggi-vergogna, fra cui ci sono le leggi ad personam.
Quarto: ripristinare, eliminando ogni possibilità di cavilli, la legge del 1957 secondo cui i titolari di rilevanti concessioni d’interesse pubblico non potevano essere eletti in Parlamento.
Oggi circolano voci secondo cui personaggi impresentabili sarebbero in trattativa per passare alla cosiddetta opposizione, anzi, secondo alcuni sarebbe in corso un’oscena campagna acquisti a largo raggio d’indagati o addirittura di condannati: "è la politica, bellezza!". Se persone stimabili vogliono trasmigrare, ben vengano, ma indagati o condannati, no!
Ci sono dunque leader che stanno preparando un berlusconismo senza Berlusconi. Sarebbe la fine di ogni speranza. Con la forza della disperazione mi auguro che Prodi rigetti con una dichiarazione pubblica di carattere generale, prima che sia troppo tardi, ogni campagna acquisti di quel tipo. Per la sua stessa immagine Prodi deve imporsi ed ho fiducia che lo farà. M’inganno? Se è lecito mettere da parte una tale triste discussione e far riferimento a una critica di tipo culturale, la sinistra deve superare la dannosa ritrosia nel criticare Marx: dannosa perché ha creato a sinistra l’ansia di farsi perdonare sia il ripudio del mercato sia l’antiamericanismo, passando da un eccesso all’eccesso opposto e propagandando un fantomatico "riformismo" che nessuno, a sinistra, sa spiegare seriamente in cosa consista. Certe volte sembra che consista nell’imitazione, con qualche variante, del berlusconismo. Penso che occorra elaborare una critica non solo di Marx ma anche di un altro mostro sacro, Machiavelli, il cui pensiero politico ha fortemente influenzato quello di Marx. Di questo parlerò in un prossimo capitolo.