Borgo Celano è una frazione di San Marco in Lamis ed è situato lungo la Statale 272 nel tratto che collega San Marco in Lamis con San Giovanni Rotondo.
E’ in ottima posizione ambientale.
Prima dell’attuale Borgo Celano esisteva un vecchio casale con una cappella diruta, distrutta agli inizi del 900.
Si chiama Casale di San Pietro come è documentato da antiche carte topografiche con il toponimo di S. Petriccolo o Cappelluccia.
I frati minori presenti a San Matteo, sempre attenti alle esigenze della povera gente e del sacro silenzio, spronarono alcuni 'impresari' e agricoltori a fare domanda per costruire un villaggio alle falde di Monte Celano.
I frati si impegnarono nella nuova fondazione, anche spinti dalle nuove esigenze sociali emerse dalla Rerum novarum e dall’esigenza di creare un nucleo abitativo un poco distante dal convento, che non arrecasse disturbo al silenzio conventuale e fosse di servizio alla povera gente che coltivava campi, in modo che potessero conservare carboni e calce e che ci fosse una stalla ed una taverna per i passanti.
Il luogo sarebbe stato anche idoneo per accogliere i pellegrini diretti a Monte Sant’Angelo e a San Matteo, ma tale nuovo Borgo era anche auspicato da molti medici che vedevano nel sito un luogo idoneo per far trascorrere le convalescenze o 'cambiare aria' secondo la concezione medica del momento.
La richiesta fatta al Sindaco per la costruzione del villaggio vicino al Convento di San Matteo è stata fatta principalmente per poter erigere officine, locali industriosi e magazzini per dare lavoro a molti.
La giunta municipale dà parere favorevole perché si trattava già di una via di transito con taverne e baracche per i pellegrini e l’aria salubre.
Il nome dato fu quello di 'Villaggio San Matteo', cambiato in Borgo Celano in epoca fascista.
P. Diomede Scaramuzzi riferisce che i fondatori del villaggio furono Parisi Giuseppe, Covatto Ferdinando, Del Conte Paolo, Verde Giovanni e che la prima pietra fu benedetta dai frati di San Matteo il 6 Aprile 1908.
Nel 1909 erano già state costruite novanta abitazioni.
Il comitato del Villaggio viene allargato ad altre persone che si impegnano a costruire una chiesa, perché quella del Convento è distante e difficilmente raggiungibile nei mesi invernali.
Il 5 Ottobre 1912 viene inoltrata al Sindaco una richiesta per avere un contributo per la costruzione della chiesa; il consiglio comunale stanzia mille lire come contributo comunale.
La chiesa di Borgo Celano, dedicata alla Beata Maria Vergine Immacolata Concezione, era senza canonica e per questo motivo tutti i parroci che si succedettero alloggiavano in abitazione privata.
La canonica, le sale dell’oratorio e la sacrestia furono costruite negli anni 50 dal parroco d. Bonifacio Cipriani con mezzi propri e con l’opera di amici muratori.
Negli anni ’60 era considerata una delle poche località turistiche della provincia di Foggia e molti degli amministratori provinciali trascorrevano le loro vacanze a Borgo Celano.
Negli anni 70, per la precisione il 15 luglio 1975, l’allora parroco p. Mario Villani, effettuò una indagine socio-economica su Borgo Celano.
In tale statistica vi è descritta una situazione alquanto problematica del Borgo, evidenziando, comunque, le potenzialità turistiche della frazione.
Si apprende, tra l’altro, che: 'Nei mesi estivi il Villaggio viene relativamente invaso dai forestieri: su 4 famiglie, solo 1 è stabilmente residente, e su 6 persone, 5 sono forestiere'.
Inoltre 'Le case disabitate al 15 luglio 1975 sono 96 pari al 44% delle abitazioni complessive'.
Le conclusioni sono sconsolate:
'Tenendo presente che a luglio esiste tale numero di case disabitate si può ben comprendere come, almeno per quest’anno, il flusso turistico non ha saturato le possibilità di offerta turistica locale'.
Il dibattito sulle potenzialità turistiche di Borgo Celano era molto presente in quegli anni (lo è tutt’ora).
In un articolo del settembre 1970 della rivista locale 'Lu Paponne' a firma Michele d’Arienzo, si legge:
'La frazione di Borgo Celano, a pochi chilometri da S. Marco in Lamis, è da molti anni mèta di turisti, per la maggior parte di Foggia e di S. Severo.
Il numero è ancora limitato e non si può certo sperare di risolvere gli annosi problemi di S. Marco con questa esigua corrente turistica'.
L’articolista fa delle proposte:
'Innanzitutto, è lapalissiano, bisogna costruire case (e a tal proposito vorremmo invitare le autorità competenti a non permettere la costruzione di case-fungo alte due o tre piani: il villino di montagna non deve superare il 1. piano) e bisogna adeguare il sistema idrico-fognante'.
L’articolo continua proponendo il miglioramento della via di accesso alla vicina Grotta di Montenero, la costruzione di
'alcuni impianti che permettono ai villeggianti, specie giovani, un riposo che non sconfini nell'ozio, nella noia. Alludiamo ad un campo di tennis, ad uno di basket e di pallavolo per la cui realizzazionenon occorrono molti fondi'.
In una edizione ciclostilata della stessa rivista, l’articolista scrive:
'L’unica possibilità che abbiamo per creare posti di lavoro in loco sono due: l’artigianato e il turismo'.
L’articolo si intitola Solo il turismo può salvare la piaga dell’Emigrazione.
Avendo letto l’intero articolo, mi sento obbligata a riportare brani alquanto lunghi dello scritto, contenente affermazioni che sono adesso di grande attualità.
Lo scrivente continua:
'Solo su questi due pilastri può posare l’economia locale. Oggi sul Gargano c’è il “boom” e nei mesi estivi gli alberghi e le pensioni della riviera sono insufficienti ad ospitare le migliaia di turisti italiani e stranieri che affollano le nostre spiagge.
Data la vicinanza che ci separa dal mare potremo benissimo convogliare una parte di queste correnti turistiche verso i Monti.
Molto sviluppato è il turismo religioso. Migliaia sono i visitatori che si recano al santuario di S. Matteo, al santuario di Stignano e a quello di S. Donato.
Altri ancora provengono dal Nord Italia per visitare la tomba di Padre Pio nella vicina S. Giovanni Rotondo e la grotta di Monte S. Angelo'.
E continua:
'Cosa possiamo offrire a questi ospiti? Disponiamo di un artigianato di primo piano, che, con opportune mostre, potremmo far conoscere al visitatore, sia pur frettoloso'.
Lo scritto enumera le occasioni che si potrebbero utilizzare ai fini dello sviluppo: l’arte del ricamo di lenzuola, federe, cuscini da salotto, tovaglie da tavola e asciugamani.
Altre attività artigianali da valorizzare sarebbero quella del ferro battuto e dell’oreficeria.
Lo scrittore conclude:
'Borgo Celano, conosciuto col nome di 'Borgo della salute e dell’appetito' (sic!) è in continua espansione. Manca un bosco e del verde che possa creare l’ambiente ideale ai forestieri che quì (sic!) vengono a trascorrere le meritate vacanze'.
Lo scritto è di 44 anni fa.
Per darvi un’idea di quello che in quel periodo si muoveva, mostro alcuni numeri relativi a quegli anni:
Nella grafica mostrata si possono notare gli incrementi del turismo in Capitanata. Sono marcate in rosso le cifre relative alla provincia di Foggia.
Il tema dell’artigianato viene ripreso come idea economica 'nuova' dal sito www.etsy.com.
Comunque negli anni a Borgo Celano e nelle sue vicinanze sono stati spesi fior di quattrini, con la realizzazione di numerosi manufatti.
Ne elenchiamo alcuni:
· Impianto di acqua e fogna al Convento di San Matteo ed ai vicini chioschi.
· Campo di calcetto
· Prosecuzione di Via S. Caterina
· Parcheggio con annesso ristorante
· Ristrutturazione del convento di San Matteo
Parlando con persone che abitano a Borgo Celano da molti anni, mi è possibile elencare cosa c’era nella frazione (e adesso non c’è più):
1 salumificio
1 bancomat
1 campo da tennis (spazio sotto il Belvedere)
1 supermercato
1 fabbricazione di materiale edile
3 affittacamere
1 fabbrica di sedie
1 sala da ballo
3 alberghi con ca. 350 posti/letto
1 cooperativa agricola “Zappalavigna” con oltre 10 soci/lavoratori
1 scuola elementare con asilo nido
1 pizzeria
1 negozio di alimentari
1 venditore di bombole di gas
1 rivendita di giornali e oggettistica
Fino alla fine degli anni 90 a Borgo Celano c’erano più residenti e più entusiasmo per il futuro, anche alla luce dei forti finanziamenti arrivati con la legge del Giubileo del 2000.
Negli anni successivi tutto è svanito, in quanto gli investimenti non sono stati accompagnati dalla creazione di servizi per i residenti ed i potenziali turisti.
Molti dei primi sono andati via.
Dei secondi non si è mai visto nulla, anche per l’approssimazione dei pubblici poteri.
Sarebbe possibile fare marketing turistico basandosi sull’esistente, che non è poco:
2 bar (di cui 1 con vendita di tabacchi)
1 panificio
1 percorso avventura
8 ristoranti-pizzeria
2 musei (dei dinosauri e di San Matteo)
1 sistema di sentieri segnalati
2 alberghi con ca. 100 posti letto
1 biblioteca (San Matteo, con oltre 100.000 volumi)
1 bosco (la Difesa di San Matteo)
1 B&B con ca. 15 posti letto
1 santuario (San Matteo)
1 chiesa con prete
1 agriturismo in località Le Chiancate
1 centro visite sul carsismo
1 vendita all’ingrosso di bevande
1 campo di calcetto (abbandonato)
1 produttore di Olio extravergine di oliva in località Calderoso
1 campo da tennis (vicino all’hotel Rossemi, mai usato)
1 grande parcheggio, costruito in occasione del Giubileo del 2000 e di fatto mai usato.