Ecco come fassi il pane colla sostanza delle patate
I. Fatele bollire in acqua sino alla cottura. La cottura siccome le fa perdere l'acre amaro, così le fa pure acquistare il farinaceo, tanto per la panificazione necessario.
II. Cotte le patate, lasciatele fuor d'acqua freddare, e freddate politele dalla loro pellicola.
III. A poco per volta, ed in un gran mortajo di marmo o di altra pietra dura pestatele.
IV. Dopo peste ben fine, anche a poco per volta passatele per setaccio di largo crino, a fine di raffinar essa già pesta sostanza, e renderla scevra da parte grossa ed impura.
V. Non potendo, o non volendo ciò fare, peste soltanto mettetele nella madia, ossia in quello strumento di legno, dove si manipola la farina del grano per farne il pane.
VI. Prendete la metà, o un terzo di farina di grano, ed unitela nella madia alle patate peste.
VII. Colla giusta dose di lievito e sale fatene l'impasto, l'ammassamento, e la divisione in tante pagnotte.
VIII. Mettete dette pagnotte alla fermentazione in luogo caldo, e non interrotto da ventilazione, affinché abbiasi un pane elevato, leggiero e salubre.
IX. Finalmente, il calor del forno sia adattato alla quantità, e qualità di questo pane, il quale vuole minor cottura del pane comune.
Collo stesso composto di farina di grano, e di patate si posson fare de' biscotti. Il P. Onorati nel 1790 ne fece far molti da una sua sorella Religiosa, portelli in Napoli, e da uomini saputi furono, in mangiandoli, giudicati molto buoni e saporiti.
Anche collo stesso composto si possono fare maccaroni, lagane, e gnocchi, i quali cotti e conditi con sugo di carne e buon formaggio, riescon piacevoli bocconi. I sottilissimi Inglesi, che raffìnan sempre, ricavano dalle patate quelle medesime finissime paste, che ricaviam noi altri dalla farina di saragolla.
Finalmente, per tacer di altri lavori, collo stesso composto posson farsi le frittelle. A Vico un contadino piantò le patate per mera curiosità, le dissotterrò, e perché non sapea che farne, voleva buttarle nel mondezzajo. Datele a me, gli disse l'industriosa mia Sorella. Il buon contadino ce le diede, e col detto composto ella ne fece tre pani, e molte frittelle, che pettole chiamansi a Vico. Un pane, e venti frittelle ella medesima portò a me qui in Ischitella, io di tutto ne diedi la porzione ai Religiosi, a' quali piacquer tanto che taluni gridarono: e quando finalmente si introdurrà nel Gargano la coltura delle patate? Fratelli, io risposi loro, s'introdurrà, quando la introdurranno i Parodii ne' loro popoli. I Parodii, soggiunsi, l'hanno introdotta in Toscana; ed in Toscana i Parochi vengon a ciò fare indotti dai ragionati e movitivi discorsi de' loro Vescovi, che ne'proprj Seminarj instruir fanno i giovani studenti non pur nelle Scienze delle divine cose, e de' Sacri Canoni, ma eziandio nelle discipline georgiche. Qual bene i Vescovi, ed i Parochi non posson far essi alle campagne!