'L’intervento più noto è senza’altro quello contenuto nell’Emergency Economic Stabilization Act, votato dal Congresso degli Stati Uniti il 3 Ottobre 2008, alla fine di un periodo particolarmente turbolento, segnato dal salvataggio pubblico di Fanny Mae e di Fanny Mac, da quello della banca d’affari Bear Stearns da parte di JP Morgan e dal fallimento di Lehman Brothers'.
Obiettivo principale di tale Act è quello di consentire al Segretario al Tesoro, che viene dotato di ampi poteri, il compito di acquisire strumenti finanziari tossici in relazione alla crisi dei mutui subprime. Allo scopo vengono stanziati 700 miliardi di dollari.
Le misure di salvataggio del sistema finanziario e produttivo americano vengono prese dal ministro Paulson dell’amministrazione di Gorge W. Bush, che nel novembre 2008 passa la mano al neo presidente Barack Obama, che sconfigge nelle elezioni presidenziali il conservatore John McCain.
Come da molti ritenuto, George W. Bush presidente degli USA per 2 mandati (8 anni) ha grosse responsabilità nello scoppio di questa crisi del sistema capitalistico americano (ed europeo), nonostante l’attivo di bilancio ereditato dal suo predecessore Bill Clinton. La sua politica imperiale aveva fatto esplodere il deficit americano, anche attraverso le numerose guerre da lui condotte (1. Guerra del Golfo del 1990-1991, 2. Guerra del Golfo del 2003 - non ancora terminata, invasione dell’Afghanistan del 2001 - ancora in corso). Le enormi somme spese in queste imprese fecero aumentare in modo artificiale il PIL ma anche il deficit americano.
Il 21 settembre 2010 si dimette Larry Summers, consigliere economico di Obama ed ex ministro al Tesoro di Bill Clinton. Summers paga il fallimento delle politiche di stimolo dell’economia adottate nei due anni precedenti. A novembre 2010 si svolgono negli USA le elezioni di medio termine (elezione di 435 membri della Camera dei Rappresentanti e un terzo dei 100 membri del Senato) e la destra americana le vince facendosi paladina del disimpegno dello Stato dall’economia, dell’abolizione della riforma sanitaria di Barack Obama e della riduzione del prelievo fiscale ai ceti più abbienti. Tali temi sono senz’altro alla radice della attuale crisi.
Uno degli ispiratori di questa politica è l’economista Milton Friedman, liberista convinto definito l’anti Keynes, per il suo rifiuto verso qualsiasi intervento dello Stato nell’economia ed il suo sostegno deciso a favore del libero mercato e della politica del laissez-fair. Come da molti ritenuto, Milton Friedman fu uno degli autori che hanno influenzato maggiormente le politiche anti-stataliste di Margaret Tatcher in Inghilterra e, negli USA, di Ronald Reagan e George W. Bush.
Alla fine del 2010 la crisi finanziaria non sembra domata.
Il discorso sulle colpe e le cause della crisi non può essere messo da parte.
Da esso dipendono sia la diagnosi della pericolosità della situazione attuale che le misure da prendere.
Il sistema pubblico di regolazione aveva clamorosamente fallito. Esso si era concentrato solo sul rispetto di criteri quantitativi e non qualitativi.
Nel frattempo i banchieri, generosamente foraggiati con denari pubblici nei due anni precedenti, rialzano la testa. Il ministro delle Finanze italiano, Giulio Tremonti, dopo i lavori del FMI, dichiara (9 ottobre 2010):
'I bankers sono tornati, la speculazione è a piede libero'.
e ancora:
'I bonus, i derivati e tutto è agli stessi livelli di prima della crisi. Forse i bonus sono più alti'.