07.08.2002
Rossi: tagliano gli ospedali e pensano d'imporre nuove tasse. "Il Polo fa il gioco delle tre carte"
Onorevole Nicola Rossi, economista e diessino, la giunta regionale a giorni potrebbe decidere l'istituzione dei ticket sanitari. In Puglia è stangata continua?
"Proprio non capisco...".
Che cosa, scusi?
"Hanno appena approvato il piano di riordino ospedaliero: sì o no?".
Sì, e con questo?
"Evidentemente, non riordina un bel niente".
Cioè?
"Non consente, così com'è stato elaborato, di frenare la spesa sanitaria: a quanto pare, rimane incontrollata. Ecco perché, ormai da diverso tempo, sono ricorrenti le voci sull'introduzione dei ticket. Nonostante sia stato dato il benservito a non pochi nosocomi. Ed ecco perché non capisco bene quello che succede".
La Regione Puglia ha la necessità di stringere la cinghia, per evitare di affogare nei debiti. Può essere, questa, una spiegazione convincente?
"C'è l'esigenza di mettere in cantiere ristrutturazioni che siano serie, a cominciare dalla sanità".
Il presidente Fitto sostiene che quella appena predisposta è una riforma non solo rispettabile, ma lontanissima da logiche clientelari. E' falso?
"Non m'interessa conoscere se è vero o non è vero quello che racconta il governatore. Piuttosto, è importante stabilire se si tratta di un provvedimento che procurerà vantaggi a tutti i cittadini. Con l'aria che tira, non mi pare".
Perché?
"Il ragionamento è elementare: là dove - come in Umbria, Toscana, nelle Marche - hanno già rivisto e corretto la rete ospedaliera, non hanno anche tirato fuori dal cilindro delle cattive sorprese quella del ticket".
Quindi?
"Delle due l'una: o sono matti da legare oppure hanno fatto le cose seriamente, appunto. Da queste parti, se non ricordo male, né la maggioranza dei pugliesi né lo stesso ministro della Salute hanno espresso giudizi lusinghieri per quanto è stato definito dal governo regionale".
Il risultato?
"Nel caso specifico, l'emergenza sanitaria rimarrà tale. La giunta dimostra scarsa capacità di incidere su quelli che sono i problemi reali legati ad un mondo complesso e complicato. Se la cava, invece, con il solito, vecchio modo di fare".
Quale?
"Aumentando le tasse, sempre e comunque. Poi, di fatto, facendo sì che sul piano dei controlli non sfugga neppure un posto letto... Tant'è che è nata l'Ares, attraverso cui definire i meccanismi di gestione del potere. Le difficoltà che i cittadini devono superare ogni giorno, tra ricoveri e cure? Possono attendere, all'infinito. Fermo restando che non necessariamente la sanità pubblica è più onerosa rispetto a quella privata, così come vorrebbe fare credere il centrodestra".
Dunque, Fitto sbaglia ad andare avanti lungo questa strada?
"Le responsabilità sono da attribuire anche, e soprattutto, alle forze politiche che sostengono il governatore. Quanto a Fitto, è a metà della legislatura: un periodo sufficientemente lungo per essere giudicato. Ho la sensazione, a Roma come in Puglia, che il Polo abbia l'affanno".
La stessa sensazione, secondo lei, l'ha la gente comune?
"Intuisce la pochezza di questa classe politica che ha uno spessore ridotto al minimo. Non ha chiara in testa, tuttavia, quale potrebbe essere l'alternativa. Poiché il centrosinistra non gliene offre una con nettezza".
Questa è una critica?
"No, non c'è da meravigliarsi più di tanto. Ci sono dei tempi tecnici, chiamiamoli così, indispensabili prima di scegliere qual è la via migliore da seguire e da chi farsi guidare. Il dibattito è aperto".
Intanto, l'indiscrezione secondo cui Fitto rinuncerà all'opportunità di svolgere un secondo mandato come presidente della Regione è attendibile?
"Direi verosimile. Non ha dimostrato di sapere realizzare granché. Come Berlusconi, è bravo nel gioco delle tre carte. Quindi, per lui, sarebbe più semplice non sottoporsi un'altra volta al giudizio degli elettori".