Via Francesco Borazio
Francesco Paolo Borazio, poeta in vernacolo, nacque a S. Marco in Lamis il 4 gennaio 1918 da Antonio e Margherita Giuliani, A causa delle disagiate condizioni economiche della famiglia, fu costretto a lavorare fin da ragazzo e a rinunciare al conseguimento del diploma delle scuole di avviamento professionale. Nel corso della sua breve esistenza, passò attraverso vari mestieri, da quello di cavapietre a quelli di imbianchino e di contadino giornaliero. Contratta una grave malattia durante il servizio militare, trascorse gran parte del suo ultimo decennio di vita in vari ospedali, tra i quali quelli militari di Imola e di Bologna. Nel 1947 si sposò a Modugno con Anna Speranza, di Imola, dalla quale ebbe un figlio, Alfeo, che vive a Ravenna. Dotato di una intelligenza viva e versatile, il Borazio fu autodidatta e si formò sui più importanti classici latini e italiani, mostrando una spiccata predilezione per la poesia giocosa e dialettale. La sua fama è legata soprattutto al poemetto eroicomico in vernacolo sammarchese Lu Trajone, scritto nel 1949 mentre era ricoverato nell'ospedale di Imola. Oltre che poeta, fu anche provetto disegnatore e acquarellista. Coltivò idee politiche socialistiche. Morì a S. Marco il 28 maggio 1953.
Via Michele De Bellis
Prima traversa sinistra di Corso Matteotti. Denominazione deliberata dal Consiglio comunale nella seduta del 6 gennaio 1955.
Michele De Bellis, letterato e poeta, nacque a S. Marco il 4 giugno 1852 da Cesare e Maria Rachele La Selva, proprio nella strada che ora porta il suo nome. Inviato dal padre a Napoli per compiervi gli studi giuridici, il De Bellis rivelò ben presto le sue vere inclinazioni e non tardò ad essere circondato da amici e ammiratori, e a conquistarsi la stima di poeti e scrittori come il Settembrini, il Panzacchi, l'Aleardi, il Maffei e il Prudenzano. Scomparve prematuramente l'il maggio 1895, all'età di 43 anni. Lo storico foggiano Carlo Villani gli dedicò questo lusinghiero profilo
Dal 1809 al 1953 aveva portato la denominazione di Strada Scalone, che conteneva in sé la descrizione esatta dell'aspetto fisico della strada: una enorme scala di pietra che s'inerpica alta e ripida da Corso Matteotti verso Corso Giannone.
Corso Giannone
Nato a Ischitella (Foggia) nel 1676, Pietro Giannone fu insigne storico e giurista divenuto famoso con la pubblicazione della Istoria Civile del Regno di Napoli, che gli costò pure l'esilio e lunghi anni di carcere. Altra sua grande opera fu il Triregno, pubblicato postumo nel 1895. Morì a Torino nel 1748.
La proposta di intitolare questo Corso al Giannone fu fatta dal consigliere comunale e poeta Michele De Bellis, che così la illustrò: ‘Permettete, o Signori, che io accennassi brevemente al mio concetto. Voi sapete che le idee precedono i fatti: è una legge morale innegabile. L'Italia, prima che si fosse formata sui campi di battaglia, si era già discussa nei libri: era sorta coi libri. Gli Eroi della penna hanno precorso gli Eroi della spada. Tra gli Eroi della penna, certo, è da annoverarsi Pietro Giannone. Egli, delineando le attribuzioni dello Stato e della Chiesa, e allo Stato rivendicando molte prerogative, ha contribuito non poco al risorgimento nazionale. E' un astro fulgidissimo, che, spuntando dal Gargano, ha irradiato di una luce nuova ed inestinguibile non pur l'Italia ma il mondo intero. È la superba gloria della nostra regione’.
Dal 1809 al 1887 questo Corso aveva portato la denominazione di Piazza Seconda.
Presso il popolo è inteso come la Chiazza de sope.
Via Leonardo Giuliani
Nona traversa destra di Via M. La Piscopia. Denominazione deliberata dal Consiglio comunale nella seduta del 15 settembre 1970.
Inedito è rimasto, invece, l'opuscoletto L'ottobre del 1860 in S. Marco in Lamis, S. Giovanni Rotondo e Cagnano, che raccoglie le sue memorie sul Plebiscito e che è conservato dagli eredi, in Roma. Leonardo Giuliani svolse pure un ruolo di primo piano nel campo della pubblica amministrazione. Fu, infatti, sindaco di S. Marco dal febbraio 1826 al febbraio 1829 e dal febbraio 1838 al gennaio 1844, e svolse così degnamente il proprio compito da conquistarsi una grande stima presso tutti i concittadini. ‘Spirito liberale moderato ed equilibrato’, ‘religioso e di buoni costumi’, non fece mistero dei propri sentimenti liberali nemmeno dopo gli avvenimenti politici del 1848 e nonostante fosse incluso nella lista degli attendibili politici e soffrisse delle persecuzioni da parte delle autorità borboniche. Sempre pronto ad adoperarsi per il bene dei concittadini, e nonostante avesse raggiunto la veneranda età di circa 75 anni, non si rifiutò di nuovamente ‘porre mano all'aratro’ nell'agosto del 1860 allorché per la terza volta assunse la carica di sindaco.
In quel tempo, la città di S. Marco stava vivendo dei momenti difficili e drammatici. La massa bracciantile, con mano armata, aveva occupato i demani comunali e si mostrava apertamente ostile al nuovo Stato unitario. Egli, avvalendosi del suo notevole ascendente sulla popolazione, riuscì a persuadere i contadini ad abbandonare le terre occupate, ma non ce la fece a far loro accettare il nuovo ordine politico; infatti, il 21 ottobre, giornata del plebiscito, a S. Marco le urne rimasero deserte. Amareggiato e deluso, non più tardi di tre giorni dopo ritenne di non poter far altro che rassegnare le proprie dimissioni. Si spense pochi anni dopo.
Via Giovanni La Selva
Quattordicesima traversa destra di Via M. La Piscopia. Denominazione deliberata dal Consiglio comunale nella seduta del 6 febbraio 1982.
Via Padre Gabriele Moscarella
Quindicesima traversa destra di Via M. La Piscopia. Denominazione deliberata dal Consiglio comunale nella seduta del 6 febbraio 1982.
Padre Gabriele (al secolo, Bartolomeo) Moscarella, nato a S. Marco in Lamis il 15 maggio 1890 da Matteo Luigi e Gaetana La Porta, è stato eccellente predicatore ed apprezzato oratore nelle varie regioni italiane e anche all'estero; né, meno importante, è stata la sua attività di studioso e di pubblicista. Oltre ad aver collaborato con articoli di varia cultura a riviste e periodici di ispirazione cattolica, ha pubblicato parecchie opere, delle quali ricordiamo: Casa del fidanzato (1935), Il Primato di Gesù Cristo sulla Creazione nella luce dell'Immacolato Concepimento di Maria SS.ma (1953), Quel calunniato pomo (1958), Quis ut Deus? S. Michele Arcangelo negli splendori del simbolo (1961).
E' morto a Bitonto il 14 novembre 1966.
Via Padre Giuseppe Maria Piccirelli
Terza traversa sinistra di Via M. La Piscopia. Denominazione deliberata dal Consiglio comunale nella seduta del 15 settembre 1970.
Scrittori
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