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La Valle, Numero unico, Settembre 1971
Scottanti problemi di amministrazione
Nelle dichiarazioni del Sindaco uscente, ins. Napoleone Cera, in un’intervista rilasciata al nostro Giornale. Riportiamo integralmente il testo dell’intervista.
D. - Come giudica l'Amministrazione di cui è stato a capo?
R. - Dal punto di vista della realizzazione, può dirsi Amministrazione positiva, per il periodo da me retta, cioè dal febbraio 1969 all’agosto 1971. Dico ciò perché questa Amministrazione ha affrontato in modo concreto tutti i problemi interessanti la cittadinanza. Basta considerare la gamma delle opere pubbliche in via di realizzazione, di quelle che saranno realizzate in un prossimo futuro, e di quelle messe a fuoco perché le si realizzi in un non lontano avvenire, per rendersi conto di tutto qurllo che è stato fatto.
Tutti i problemi sono stati toccati: viabilità, illuminazione, igiene (canalone), soluzione totale della rete idrica e fognante del paese, pubblica istruzione, problema culturale, folclore, ristrutturazione dei servizi Comunali, gabinetti pubblici, macello, mercato coperto.
D. - Che cosa avrebbe voluto realizzare e non ha potuto? Per quali ragioni?
R. - Certo, ho lasciato la carica amareggiato, sul piano personale: avrei voluto che tutto ciò che è stato realizzato su carta, attraverso decreti, concessioni, progetti e mutui, fosse andato in porto. Purtroppo sono stato sfortunato malgrado tutta la buona volontà mia e della mia Amministrazione. Saranno i miei successori a godere del mio sudore, versato in tre anni di indefesso lavoro. Mi consola il fatto che saranno gli stessi cittadini, allora, a giudicare. La causa di questo? La inefficienza, la insufficienza dei servizi comunali e soprattutto il lungo travaglio in cui si è sempre dibattuta l’Amministrazione, hanno impedito che alla semina succedesse il raccolto. Ma il raccolto verrà, verrà lo stesso; solo che i cittadini dovranno avere un po’ di pazienza per goderne E goderne è nel loro diritto.
D. - Cosa potrebbe o dovrebbe realizzare una nuova Amministrazione nel tempo che resta fino alle prossime elezioni?
R. - Almeno cercare di condurre in porto ciò che noi abbiamo impostato; e penso sia il minimo che possa fare, se avrà volontà e responsabilità di lavorare.
Se ciò avverrà - e mi dichiaro fiducioso - son sicuro che alla scadenza elettorale la stessa cittadinanza potrà perdonare tutte quelle cose che spesso hanno causato un giudizio negativo sull’Amministrazione comunale nel suo insieme.
D. - Le Sue dimissioni possono proprio dirsi volontarie o sono state volute dal Suo Partito?

R. - Debbo distinguere. Ho dato le dimissioni dalla carica di Sindaco due volte: una prima, in febbraio; e la seconda volta il 24 agosto La prima volta le dimissioni mi furono imposte dalla direzione del mio Partito, preoccupato di riportare un certo ordine nel gruppo politico al quale appartengo – ed io obbedii umilmente e senza indugio. La seconda volta le mie dimissioni sono scaturite dal responso delle ultime elezioni provinciali, avvenute il 13 e 14 giugno di quest’anno. Eletto consigliere provinciale per espressa volontà dei miei cittadini, ho dovuto dimettermi da Sindaco, in quanto, per legge, esiste incompatibilità fra la carica di sindaco e quella di Consigliere provinciale.
D. - Quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato nell’esplicazione del Suo mandato di Sindaco?
R. - E’ una domanda a cui avrei voluto evirare di rispondere. Però, poiché sono il tipo che tutti ormai conoscono a S. Marco, debbo dire, ed è cosa poi a tutti nota, che le maggiori difficoltà - anzi, direi, le sole difficoltà - mi sono state create dal gruppo politico che detiene la maggioranza al nostro comune Le ragioni? Preferisco non rispondere, e lascio fare agli intelligenti cittadini di San Marco tutte le considerazioni perché sanno tutto e non hanno bisogno di essere imboniti.
D. - C’è uno scontento generale per l’acqua. Cosa può dirci?
R. - Il problema dell’acqua è stato la Croce della nostra Amministrazione. Si è fatto di tutto per alleviare la secolare sete del nostro paese, aggravatasi soprattutto dopo la chiusura degli antichissimi pozzi esistenti, per disposizione del Ministero della Sanità in seguito all’epidemia di tifo che colpì tempo fa la nostra cittadinanza. Secondo me, il problema dell’acqua peserà ancora per vari anni sul nostro paese, per la ragione che l’Acquedotto pugliese, malgrado le scuse sistematicamente addotte, non dispone di riserve idriche sufficienti, a causa dell’aumentato tenore di vita dei cittadini, e per l’incremento del turismo, la irrigazione, e tanti altri motivi.
Ecco perché l’Amministrazione, cosciente di tale fatto, ha cercato di risolversi in proprio il problema dell’acqua, mediante la trivellazione di pozzi artesiani che sfortunatamente non hanno dato i risultati sperati. Penso che gli amministratori che verranno, consapevoli di questo fatto, non abbandoneranno questa idea, cioè l’approvvigionamento idrico autonomo, che dia al paese tranquillità e benessere.
Credo che qualunque spesa la Amministrazione dovrà affrontare per risolvere il problema dell’acqua, sarà una spesa giusta e santa.
D. - Quali prospettive si presentano per Lei, e quindi per San Marco, nella costituenda Amministrazione provinciale?
R. - Ben poco ho da dire, sulle mie prospettive di allogazione alla Provincia, anche perché, allo stato attuale, non ho elementi da poter suggerire. Una cosa è certa: voglio che i cittadini sappiano - attraverso il vostro giornale, a cui auguro tanta fortuna e tanta simpatia da parte di tutti i sammarchesi, a qualsiasi livello sociale appartengano - che, eletto Consigliere provinciale per il collegio di San Marco in Lamis, dal primo giorno del mio insediamento in quella carica, in primis et ante omnia, difenderò gli interessi del mio paese, per non deludere nessuno, e specie chi ha voluto onorarmi del suo voto, a prescindere anche dalle sue idee politiche.

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