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Da Qualesammarco, Nr. 1 di Febbraio 1994
Ordine pubblico
Quel che è successo dopo recenti e drammatici avvenimenti
La casistica dei fatti delittuosi, che a San Marco, purtroppo, si susseguono a ritmo serrato, offre oramai una vasta gamma. Siamo passati, a parte l’endemico fenomeno dell’abigeato, dalle più o meno folcloristiche manifestazioni di bande di bulli e dalle manifestazioni di disagio sociale di masse consistenti di giovani senza identità, senza lavoro e senza valori, spesso nell’inferno della droga, a forme di vera e propria criminalità organizzata.
Non dimentichiamo l’assalto al carcere, le sparatorie in piazza per regolamento di conti, le pistolettate a1l’indirizzo di negozi, le bombe fatte esplodere, le estorsioni, le intimidazioni, lo spaecco di droga, senza contare i numerosi e sempre più frequenti furti di macchine, i furti negli appartamenti e nei negozi, gli scippi, le truffe, i furti di legna, le minacce nelle campagne e la distruzione di beni, un vasto mercato clandestino di macchine usate e pezzi di ricambio, ecc.
Ultimamente è stata sfiorata la tragedia in un negozio del nostro comune, nel quale malviventi hanno fatto irruzione con armi da fuoco, che non hanno esitato ad usare. Non vogliamo sostituirci agli inquirenti nella valutazione di questo episodio, ma certamente questa aggressione non è da liquidare come un episodio di “ordinaria” delinquenza.
Il fatto ha colpito tutti e la reazione è stata di civile indignazione, culminata, poi, nella fiaccolata cui ha partecipato anche l’Arcivescovo di Foggia, mons. Casale.
E’ stata una risposta chiara della popolazione, che sicuramente ha portato uno spiraglio di speranza, soprattutto in chi è esposto ogni giorno anche al rischio, questa è la realtà dei fatti, della propria vita, se non si sottomette al potere criminale o se compie il suo dovere di cittadino nei confronti della giustizia.
Ma, sarà anche scontato dirlo, questo non basta, come evidentemente non basta organizzare ogni tanto, per accontentare l’amministratore di turno che si reca in Prefettura ad esporre i timori, le ansie e le paure della popolazione, spettacolari posti di blocco, che, evidentemente anche al di là delle intenzioni, a volte finiscono per creare ulteriori incomprensioni tra forze dello Stato e cittadini.
Sulla criminalità nel nostro Comune, invece, bisogna elaborare una vera e propria strategia: e, per fare questo, c’è bisogno, preliminarmente e a nostro modesto avviso, di almeno qualche considerazione di buon senso e di logica, che sgombri il campo da luoghi comuni e da facili protagonismi, e di una qualche ponderazione dello scenario che ci sta di fronte. Che, come abbiamo accennato, si presenta oramai vasto e complesso.
Innanzitutto, la lotta alla criminalità deve categoricamente escludere ogni intento propagandistico e demagogico. Proprio in occasione della fiaccolata, sono stati desolanti alcuni tentativi di riversare il tutto nella solita pseudopolemica politica: basta con questi dilettanti in costante ricerca di occasioni per mettersi in mostra! D’ora in poi, tutte le forze politiche, sindacali, sociali e di categoria dovrebbero astenersi, o essere costrette moralmente ad astenersi, dal rivendicare paternità nella lotta alla criminalità. Bisognerebbe adottare una sorta di codice deontologico, per cui nessuno, per tale argomento, deve più parlare come parte.
Il Comune deve farsi promotore di un organismo nel quale si entra volontariamente ed anonimamente per lavorare al solo fine di produrre idee, documenti, proposte, organizzare iniziative concrete, che avranno sempre, solo ed unicamente, il marchio del Comune in quanto tale.
Un secondo elemento di riflessione, ovviamente collegato a quanto detto ora, è la continuità e la costanza: una strategia non può costruirsi o avere successo se si affida a momenti saltuari e tra di loro non collegati. La fiaccolata va bene, e poi? La protesta dal Prefetto va bene, e poi?
E` chiaro che una strategia presuppone prioritariamente la conoscenza di ciò che si vuol combattere ed affrontare, per cui almeno la fase della comprensione e della riflessione sul fenomeno non deve conoscere soste. Il che implica scambi di idee, discussioni, studi, senza essere sollecitati dal singolo evento: anzi, è proprio con la freddezza dei momenti di apparente calma che si possono mettere a fuoco iniziative efficaci e durature nel tempo.
Su un giornale, per ovvi motivi di prudenza ed accortezza, è chiaro che proposte in tal senso non possono esplicitarsi, ma noi vorremmo almeno che si comprendesse lo spirito di quanto stiamo dicendo e che si agisca di conseguenza da parte di istituzioni, di associazioni ed anche di singoli cittadini.
E, sicuramente, tra le proposte prioritarie non può mancare quella di una maggiore, mirata, articolata, intelligente attività investigativa.
Certo la denuncia, la collaborazione delle vittime, il superamento di atteggiamenti omertosi sono tutti elementi necessari alla vittoria sulla criminalità organizzata, ma è altresì vero che le occasioni per procurare alla magistratura le prove necessarie per le condanne bisogna, in qualche modo, preordinarle ed inquadrarle in uno scenario di possibili autori, di canali di supporto (ad esempio, quello dei nascondigli e dello smercio di macchine rubate, del rifornimento di armi, del reclutamento della manovalanza, per dire di alcuni), di eventualità del verificarsi di azioni delittuose, dell’estensione e del controllo del territorio da parte delle organizzazioni malavitose, ecc.
E, tutto questo non può certamente essere fatto dalla attuale consistenza della polizia giudiziaria nel nostro Comune, che viene delegata dai magistrati a svolgere indagini le piu disparate: c’è bisogno, al contrario, di far specializzare del personale per settore e dare agli investigatori tempo e mezzi necessari per conseguire successi. Ci sia consentito dire che, oggi, si ha l’impressione che l’attività investigativa, quella della magistratura soprattutto, sia un fatto di routine burocratica, lontana dalle aspettative, dai sentimenti, dalle passioni della gente: a questo proposito, anche la saltuaria presenza fisica nel nostro Comune dei magistrati che dirigono le indagini che ci riguardano, sia pure per un conforto umano, potrebbe avere una qualche sua efficacia.
Un altre punto su cui sviluppare la riflessione ci pare essere quello del controllo del territorio.
Ogni giorno che passa vede aumentare i fenomeni di prepotenza e di sopraffazione, a volte anche gratuiti, e sempre più vaste si fanno le zone (dentro e fuori il centro abitato) a cui è “prudente” non avvicinarsi. Tutto ciò è noto a tutti e, per questo, è inutile dire di più. Quello che, invece, va sottolineato è la carica di aggressività che spesso sembra essere contenuta persino dall’aria che si respira e che si manifesta con le macchine ad alta velocità in vie frequentatissime, con il parcheggio indiscriminato, con l’assoluta mancanza di rispetto per le più elementari norme di civile convivenza. E qui bisognerebbe richiamare le responsabilità di altre istituzioni e della società civile ed altre cose ancora: la polizia municipale, le scuole, i centri di aggregazione sociale (dalle associazioni, ai circoli ricreativi, alle parrocchie, ai partiti), le forme di solidarietà e di reciproca difesa tra i cittadini (da forme realmente consortili di vigilanza ai sistemi di allarme, dalla illuminazione alla pronta chiamata delle forze dell’ordine in caso di necessità, e via discorrendo), la moralità pubblica e privata, ecc.
Come si vede, ce n’è abbastanza per far funzionare intelligenze e volontà e, perché no, anche un pizzico di fantasia e di fiducioso ottimismo.

Hai mai visto gli ex voto di san Matteo? Conosci Giovanni Gelsomino?