Da Qualesammarco, Nr. 1 di Febbraio 1994
La vicenda delle cooperative S. Rita in un amaro sfogo.
Intanto il ricorrente vittorioso pretende la demolizione dei fabbricati.
Piangere o ridere …
di Nicola Daniele
Egregio direttore,
nel ringraziare il vostro giornale per le notizie costantemente riportate sulle cooperative S. Rita di Borgo Celano e per gli appelli lanciati a non sottovalutare le conseguenze delle sentenze, sia pure discutibili e senz’altro da far revocare da chi di dovere, favorevoli al sig. Ciavarella Domenico da parte del TAR, consentiteci un amaro e sconsolato sfogo per come siamo stati trattati e per come la faccenda finora si è messa.
Quando abbiamo avuto notizia che il dott. Ciliberti, commissario ad acta, aveva adottato le deliberazioni di ricostruzione del muretto, come è noto, ci siamo dati un gran da fare per non consentire questa ingiustizia a danno del pubblico demanio, oltre che a danno di oneste famiglie che avevano scelto di costruirsi la casa in cooperativa e che ora hanno questo novello muro di Berlino sotto la mensola del balcone (è un fatto di inciviltà, a parte ogni altra considerazione, aver consentito un tale sfregio).
Al Comune, abbiamo sempre ascoltato la stessa musica: contro sentenze definitive non c’è niente da fare, per cui non ostacoliamo la costruzione del muretto e cerchiamo di “trattare” con l’interessato per una transazione.
Come si potesse transare su un patrimonio che non è né nostro, né degli amministratori, né, addirittura del Comune, ma di tutti i cittadini non abbiamo mai saputo immaginarlo.
Evidentemente ci si era illusi che, ottenuto il muretto ed il risarcimento dei presunti danni (15 milioni dal Comune, 7 e mezzo dalla S. Rita V più tutte le spese legali, senza contare le peripezie giudiziarie del prof. Fino), la controparte (si fa per dire) desistesse e lasciasse il mondo in pace.
Non si sapeva più in quale lingua far intendere che oramai da oltre dieci anni, dalla “controparte” ogni tentativo di transazione è stato considerato sempre un segno di debolezza, che puntualmente e slealmente (salvo appurare se non anche illegalmente, dopo la scoperta dell’esposto che non si trova per la domanda di legittimazione) ha sfruttato a suo vantaggio.
Ora, ottenuto il muretto, ecco pervenire, il 17. 1. 94, al Comune e al dott. Ciliberti (l’ingratitudine umana non ha limiti) una bella messa in mora da parte del “prof. Domenico Ciavarella, vittorioso nel giudicato formatosi”, per l’esecuzione del quale “deve essere ripristinato lo stato preesistente dei luoghi demolendo per esattezza tutti i manufatti ivi esistenti”.
Non sappiamo se ridere o piangere: certo è che almeno ora speriamo di avere il diritto di pretendere che si vada fino in fondo e di essere ascoltati con maggiore attenzione e disponibilità, poiché se dobbiamo sentirci ripetere che contro una sentenza non c’è niente da fare, nemmeno quando si dimostra che essa è stata emessa sulla base quantomeno di dati incerti, non ci resterà che pretendere, in segno di sfida, che effettivamente si proceda per la demolizione dei fabbricati dell’intera zona. Speriamo vivamente che chi di dovere comprenda che non è possibile essere tranquilli, abitando in una casa che, anziché offrire la serenità del focolare, diventa motivo di tensione per decine di famiglie.
Distinti saluti
09 - 1994-2 - Nicola Daniele - Piangere o ridere
powered by social2s