Da Qualesammarco, n. 3 del 1993
La Difesa indifesa
Sul Roma interviene l’ex assessore socialdemocratico La Porta.
Mercoledì 4 agosto l993, sul quotidiano Roma nella pagina Capitanata, appare il seguente titolo: “Fajarama, divampa la polemica”, mentre il sottotitolo cosi recita: “Amaro sfogo dell'ex assessore socialdemocratico La Porta: Sono al centro di una vendetta trasversale".
Noi invitiamo tutti i cittadini a procurarsi una copia di quel giornale, per, ove ce ne fosse ancora bisogno, toccare con mano e misurare il grado di degenerazione della vita politica, a S. Marco e altrove.
In altri termini, l'assessore La Porta afferma che la revoca della concessione, data al fratello, in località Fajarama (o, come giustamente egli precisa, località Chiancate-Curatore) non si basa su valutazioni di merito giuridico, bensì sul complotto ordito dagli ambientalisti, dalla comunità monastica di S. Matteo e dal dirigente dell'Ufficio Tecnico Comunale per colpire la sua caparbia critica nei confronti di questa accolita (ambientalisti, frati e impiegati comunali) di deturpatori del patrio paesaggio.
Per quanto riguarda chi, come noi, nella piena autonomia di giudizio e di azione, ha inteso sollevare la questione dello scempio del tenitorio, non crediamo La “Difesa” indifesa
Sul Roma interviene l'ex assessore socialdemocratico La Porta di dover fare difese d'ufficio, non richieste e senza dubbio meno efficaci di quelle che farebbero i diretti interessati.
Per quanto riguarda noi ambientalisti, siamo contenti di aver fatto venire allo scoperto un personaggio, che come egli stesso afferma, non nutre molte simpatie nei nostri confronti e che finalmente fornisce prove pubbliche (ma ci dovrebbe parlare anche di certe recinzioni e di certe strade, oltre che di un megaprogetto nella stessa zona) dei motivi della sua avversione al Piano Regolatore, al Parco del Gargano e ad ogni strumento di corretta programmazione del territorio: pensiamo di essere autorizzati a credere che l'assessore La Porta (assessore all'urbanistica, si badi!) non ha mai mosso niente nella direzione del Piano Regolatore, perché sapeva bene che certi “abusi” avrebbero avuto un freno, che certe zone sarebbero state regolamentate opportunamente: o non erano queste le questioni sulle quali ci siamo scontrati? Per quanto riguarda l'Ufficio Tecnico Comunale, o meglio il suo dirigente, le accuse non possono fermarsi alla semplice polemica giornalistica.
L'assessore La Porta, tra l'altro, afferma: vedo una vendetta trasversale del Dirigente d'Ufficio tecnico, perché le motivazioni riportate non sono applicabili su una ricostruzione, e se lo sono, perché non sono state richieste all'atto del rilascio della concessione e perché l'istituto della revoca, per l'autotutela, non è stato contestualmente applicato a tutte le concessioni, e sono tante, che interessano interventi similari?
Accuse di fuoco, come si vede, che l'interessato dovrebbe smentire nella sua qualità di pubblico dipendente e di responsabile di un settore così delicato e su cui anche l’amministrazione comunale dovrebbe intervenire per fugare ogni dubbio. Ma, a noi interessa particolarmente un passaggio dello scritto assessorile (ex): perché le motivazioni della revoca non sono state richieste all'atto del rilascio della concessione edilizia (e sono tutta una serie di pareri in merito a varie leggi e normative, che adesso stanno pervenendo e, dalla loro attenta valutazione, emerge che quella concessione non poteva essere rilasciata).
Già, egregio assessore, perché? Ce lo dica Lei, visto che, all'epoca del rilascio, l'assessore delegato all'urbanistica e Presidente della CEC era, nientepocodimenoché, proprio Lei!
Caso Fajarama - Patate e lupini, pulcini e paparelle
Nei tempi di stampa della nota sul caso Fajarama (vedi su questo stesso numero La “Difesa” indifesa), la vicenda si è trasferita anche nei tribunali (TAR Puglia). Infatti, l'interessato alla costruzione del “ricovero attrezzi agricoli” (di oltre 100 mq. con annesso cantinato di altrettanti mq. e con sottotetti che naturalmente non serviranno ad altro che ad allogare zappe, vanghe e rastrelli) ha ricorso per l'annullamento del provvedimento di revoca del Commissario Prefettizio, “previa sospensione della sua efficacia.
Come si dice con termini giuridici, il TAR ha accolto l'istanza incidentale sospensiva, fatti salvi però ulteriori atti della Pubblica Amministrazione.
Ora, la formula usata dal TAR non sembra proprio conoscere e ripristinare il diritto di edificare nella maniera (per noi ancora illegittima) prevista dalla concessione rilasciata dal sindaco Cera (imperante all'urbanistica il socialdemocratico La Porta), poiché ulteriori atti della P. A. (che non possono vedere il Comune inerte a produrne altri sul caso specifico) sono sicuramente da considerarsi già quelli dell'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Foggia e della Soprintendenza per i Beni Ambientali architettonici ed artistici e storici di Bari, che parlano di obbligo del La Porta di acquisire provvedimenti autorizzativi in relazione alla L.R. 30/90 “in quanto l'opera ricade a meno di 100 metri da una zona boscata” ed in relazione alle leggi nn. 1497/'39 e 431/'85.
Detto questo ed invitando chi di dovere a far rispettare le leggi, offriamo ora un florilegio delle argomentazioni della parte ricorrente.
“Il ricorrente (poiché la terra in questione è fertilissima per la coltivazione delle patate, del granturco e dei lupini) aveva provveduto a riprendere la coltivazione nel rispetto dello spirito del luogo e con gravi sacrifici economici e personali. Senonché la limitatezza del tempo giornaliero necessario per la semina e la raccolta e la mancanza di un luogo di ricovero per gli attrezzi e le derrate hanno esposto il ricorrente a continue ruberie ed hanno vanificato i suoi sforzi. Di qui l'intendimento di ricostruire il vecchio prefabbricato... ".
Si sa che gli avvocati, quello di specie si chiama Paparella, ricorrono ai mezzi più svariati nell'interesse dei propri assistiti, ma in questo caso si sfiora, anzi si supera, l'arte dei più affermati scrittori veristi, perché par di vederlo questo contadino che, abbandonate scuole ed autoscuole, oramai attanagliate dalla crisi economica che non permette a chi vi opera nemmeno un guadagno di sussistenza (il 740 sicuramente è lì a dimostrarlo), affida le sue speranze all'umile aratro e alla faticosa zappa.
Ma, non è questo il primo tentativo di riconversione produttiva da parte del Nostro, perché nella zona ha già presentato un piano particolareggiato (datato 4/10/90 a firma dell'arch. Perilli) che prevede una volumetria (ristorante e bungalows) di circa 1.500 mc. Circa, con annessi campo di calcetto, pista da sci in plastica, bowling, mini golf, bocce, gioco bimbi, pista da ballo. Inoltre, con una semplice autorizzazione di recinzione (ma in questo la maestria si sposta a Porta S. Severo) è stata realizzata, sempre in zona, una pista di autocross, già reclamizzata dalla locale emittente televisiva.
Certo, in questi tempi di cultura del sospetto, la vocazione bucolica è un ripiego obbligato: anzi, Viva il Parco Nazionale, soprattutto se la perimetrazione lambisce le proprietà di chi vuole offrire un qualche comforts ai visitatori, prima del loro tuffo nella natura belluina, che finalmente ci farà riscoprire, oltre al fascino del buon selvaggio, l'effetto salutare della trasgressione delle leggi.
P. S. Nell'ultima seduta - 29/10/93 – del Consiglio Comunale, è stata approvata la richiesta di sdemanializzazione dell'intero piano di zona che risponde in parte (bisognerebbe chiarire la differenza tra sdemanializzazione e cambio di destinazione e vedere come saranno riapprovati tutti gli altri atti annullati) a quanto proposto nell'ottobre del '91 dall'avvocato Prosperetti, al quale ancora (mentre scriviamo) non vengono affidati incarichi di opposizione alle delibere del dott. Ciliberti, nonostante impegni in tal senso (va da se' che si può scegliere anche un altro avvocato). Vogliamo ben sperare, ma non ci sembra che tra i consiglieri regni molta chiarezza in merito alla questione ed agli intenti che si vogliono perseguire.
1993-3 - La Difesa indifesa
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