Da Qualesammarco, n. 4 del 1992
S.O.S. per il bosco
La Difesa sotto lo scure
In un certo senso sarebbe da augurarsi che accette e scuri fossero all’opera nel nostro bosco, perché così almeno avremmo la consolazione di un danno limitato rispetto a quello arrecato dalle motoseghe in azione a ritmi sostenuti, il cui ronzio è più frequente di quello delle mosche e dei tafani alle prese con le loro vittime bovine.
Dalla nostra Difesa escono in continuazione autocarri carichi di legname ed e impensabile che tali quantitativi siano tutti provenienti da fondi privati e che, soprattutto, siano regolarmente autorizzati: del resto non bisogna addentrarsi molto per scorgere cumuli di segatura e frascame ancora pieno di foglie, sicuri indicatori di tagli abusivi.
E' amaro constatare che, mentre nel passato per un fascio de scuppator' tanta povera gente è stata denunciata e condannata, oggi, nella civiltà del benessere, si permettono pingui e remunerativi affari sulle risorse forestali: se si andrà avanti di questo passo, quando saranno operanti le strutture e le norme del Parco del Gargano, avremo ancora poco da salvare e da tutelare. Ma, forse questo è quanto serpeggia nell'azione della pubblica amministrazione e, allora, le motoseghe sono l’avanguardia di ben altri eserciti distruttori, che occuperanno il territorio con ruspe e cemento.
E, chi oggi regge la cosa pubblica a San Marco può anche essere contrario ai princìpi, e alla loro estensione, di tutela alla base del Parco e per questo può anche disertare iniziative e dibattiti su tali argomenti, ma è comunque e certamente colpevole di omissione per la mancata tutela di un bene economico della collettività, oltre che di un bene naturale. Sarebbe auspicabile che si ritornasse ai tagli programmati (come nel passato si è fatto con la Comunità Montana, ma come può fare anche il Comune) in maniera da assicurare un minimo di ritorno in termini occupazionali e di risorse finanziarie e in maniera tale da riprendersi il controllo del territorio, oltre alla conversione del bosco da ceduo ad alto fusto.
La Difesa offre oggi un esempio del senso di abbandono che promana dal nostro territorio, quando si considera, soprattutto, che non viene dato alcun peso al fatto che strutture create e volute per la sua tutela sono state smantellate o, quantomeno, non si è assicurato il dovuto ricambio. E, pensiamo al corpo dei vigili campestri: il sottufficiale che lo guidava ed un suo veterano sono andati in pensione, mentre un vigile e addetto al servizio N .U. ed un altro è impiegato nel centro abitato e pensiamo anche allo stato della Caserma di questo corpo, diventata terra di nessuno. Se a tanto aggiungiamo che i cosiddetti giovani della 285 sono stati assunti proprio nel quadro di tutela del patrimonio boschivo e sono destinati ad invecchiare tra i corridoi e gli stanzini improvvisati del Municipio, il quadro è completo per capire che, se la Difesa finirà in fumo nei caminetti, non si potrà invocare la solita penuria di mezzi e uomini: a San Marco c’erano, e possono tornare ad esserci, in abbondanza.
Infine, bisogna considerare che anche il Corpo Forestale non è molto presente sul nostro territorio e bene farebbero le autorità comunali a segnalare questa ulteriore mancanza a chi di dovere.