Da Qualesammarco, n. 3 del 1993
Anche qui c’è un muro da abbattere
Altri sono i muri, dunque, che noi dobbiamo abbattere. Essi ci impediscono di vedere e di sperare, ci rinserrano nella nostra aiuola di egoismo e di paura, ci costringono a tacere. Dappertutto, muri da superare o da sbrecciare, fiducia e volontà da recuperare, chiarezza e ragione da conquistare. E vero, si è stanchi e le guide si son fatte scarse. Ma è solo un tratto della nostra storia, giacché da qualche parte si sta già dissodando nuova terra per nuovi frutti.
S. Marco non manca di energie e di intelligenze. E’ un luogo forse bizzarro e refrattario, incostante e sorprendente, tuttora indefinibile. Ci sono fatti, situazioni, persone che umiliano questa comunità. La colpa è di nessuno e di tutti!
Chi scrive crede che proprio il muro naturale delle colline che lo chiudono sia un monito costante per il paese. La valle è una specie di acquario o di conchiglia. Un acquario rende opachi e lenti gli eventi, la conchiglia chiude o soffoca gli slanci. Un nemico visibile, però, è già un nemico vulnerabile.
E dunque, questa invidiabile posizione di S. Marco è una sfida e una lotta: sfida contro la pigrizia e lotta contro l'inerzia. Prima che un qualsivoglia impegno politico, è un imperativo morale. E un modo, anche, e forse, per salvarsi l'anima (e poi dicono che la siepe di Leopardi non serviva a nulla!).
Sergio D'Amaro