Da Qualesammarco n. 3 del 1960
Non ci rassegnamo
Il 21 novembre u.s. i commercianti di San Marco hanno dato luogo a uno sciopero cittadino contro il dilagare della violenza e il degrado della vita cittadina.
A promuovere l 'iniziativa è stato un comitato di esercenti ed imprenditori.
La città ha risposto all’appello: chiusi i negozi, chiuse le scuole, bloccato il mercato settimanale.
La manifestazione dipanatasi per le vie del paese è stata combattiva, con parole d'ordine chiare e precise. Massiccia la presenza dei giovani studenti e dei gruppi di Azione Cattolica di San Berardino.
Una manifestazione, quindi, sostanzialmente riuscita, che, però, ha subito posto, per ciò stesso, nuove sfide.
La prima, a parer nostro, è quella di incanalare questa, ed altre iniziative, verso sbocchi positivi, anche piccoli, con risultati, per quanto attiene il nostro paese, tangibili. E ricordiamo quali potrebbero essere questi piccoli risultati: l 'istituzione dell'osservatorio permanente sull'ordine pubblico; il rafforzamento delle forze dell'ordine; l’efficienza e la trasparenza della macchina pubblica; il collegamento con altre realtà che portano avanti la lotta alla criminalità.
La seconda sfida è legata alla prima. Infatti, per raggiungere l'obiettivo al centro della protesta di mercoledi 21, occorre costruire momenti unitari di lotta e di mobilitazione che durino nel tempo ed estendono la solidarietà tra tutti i cittadini. Partendo dal mondo del commercio e dell’imprenditoria e delle forze culturali. Perché senza questa superiore unità, difficilmente si avrà la forza di chiedere e dare risposte efficaci.
E una unità, del resto, che nasce dal vivere di ogni giorno, in quanto, se è vero che sono i commercianti i primi ad essere colpiti da questa violenza criminosa, è anche vero che il fenomeno interessa tutti: dal disoccupato allo studente al bracciante alla casalinga all'anziano al professore al medico...
Una città dominata dalla violenza, una città che ha nel seno il germe della sopraffazione, è una città, che, a lungo andare, diventa invivibile per tutti.
Ecco l’esigenza “oggi più che mai” - come dice il nostro Arcivescovo - “di creare un fronte unico contro belve sanguinarie che tentano di disgregare la nostra società”.
Il nemico che abbiamo di fronte è talmente forte che non ci si può permettere divisioni o di lasciare qualcuno indietro. Sarebbe miopia.
Allora, lo ripetiamo, unità.
Unità critica e vigile per controllare, anche nel nostro piccolo, che qualcosa si faccia, unità per pretendere trasparenza nelle scelte cittadine; unità perché i diritti dei cittadini restino tali e non si trasformino in favori e concessioni legati all'umore di questo o quell’amministratore, di questo o quel funzionario; unità per collegarsi a livelli superiori di lotta consapevoli che “la piovra” non si vince a S. Marco se non la si vince nel resto dell'Italia. E in particolare nel Sud d'Italia, dove un certo ceto politico è cresciuto e si è ingrassato attingendo linfa e alimento da un sistema mafioso che, in molte regioni del Sud, sta diventando, purtroppo, il sistema.
La Redazione
1990-3 - Non ci rassegniamo
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