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Da Qualesammarco, Nr. 2 del 20.09.88
Francesco De Robertis e della badiale memoria di cartone
di Tommaso Nardella

Da Qualesammarco del settembre 1988 p. 8. Francesco, non Giuseppe, NDR
Da Qualesammarco del settembre 1988 p. 8. Francesco, non Giuseppe, NDR
Francesco De Robertis, nato a S. Marco in Lamis il 16 ottobre 1902 da Nicola e Carolina Tardio, esordì quasi qaarantenne come regista con il film Uomini sul fondo ottenendo uno straordinario successo di pubblico e di critica. La passione per il mare l’affetto portato alla carriera militare. Lavorò per diversi anni presso il Ministero della Marina con l’incarico di dirigente del servizio cinematografico. Nella realizzazione delle sue opere cinematografiche, sempre di interesse marinaro, si servì per lo più di attori non professionisti, che guidò con essenziale perizia narrativa rigorosamente aliena da conformistiche sottolineature di propaganda politica. Considerato il “precursore” del realismo, tenne a battesimo nella regia anche Roberto Rossellini, legato al De Robertis da vincoli di profonda amicizia.
Ma i suoi interessi si mossero pure in altre direzioni, come testimoniano le numerose commedie che, rappresentate nei più celebri teatri nazionali (la Fenice a Venezia, il Manzoni a Milano, la Pergola a Firenze, l’Eliseo a Roma, ecc.), ebbero per protagoniste, tra le altre, Tatiana Pavlova ed Emma Gramatica. Morì a Roma il 3 febbraio 1959 circondato “dall’affetto di una folla di estimatori” che lo “accompagnarono” al Verano “tra una selva di abbrunati vessilli tricolori e gonfaloni” tra cui sarebbe stato vano cercare quello con l’effigie di un asino che, a seconda delle circostanze, continua ad indossare la pelle di un leone grottescamente rampante. Pur vivendo lontano da San Marco, per essa sentiva viva nostalgia che mutava in gioia luminosa quando le vicende della vita e della guerra gli fornivano l’occasionale possibilità di incontro con gente del suo stesso luogo d’origine.
Oggi chi ricorda più la generosa disponibilità del “comandante” verso i suoi concittadini?
Occorreva da parte di costoro un titanico sforzo di memoria per ricordarsi di lui nell’assegnazione di una piazza o di una strada concesse, con inquietante liberalità paesana, a tanta brava gente.
E chi potrà mai far emergere dalla palude del fondovalle i nomi di Donatello Compagnone, strenuo assertore nel XVI secolo dei diritti della locale popolazione contro le angherie del regime feudale; di Liberale Celestino Vincitorio, un prete poverissimo, autore di una grammatica latina, autentico cimelio bibliografico, per la cui pubblicazione affrontò innumerevoli sacrifici; di Pasquale La Porta autore, tra l’altro, di preziose relazioni igienico-sanitarie su S. Marco tra la fine dell’800 e i primi anni di questo secolo; di Benedetto Nardella, cappuccino, poeta, pedagogista, biografo e guida spirituale di Padre Pio; di Matteo Luigi Guerrieri, preside nei licei, saggista di notevole talento e di tanti altri ancora?
Ma perché dolersene! San Marco è fatta così.

Hai mai visto gli ex voto di san Matteo? Conosci Giovanni Gelsomino?