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Da Qualesammarco, Nr. 2 del 20.09.88
Garganici illustri
Iniziamo, con questo numero, una piccola serie di ritratti di conterranei che si sono distinti, per attività o realizzazioni. E’ un impegno anche questo di memoria e di spirito civico.
L’omaggio di Mario Soldati a De Robertis é stato pubblicato su La Rassegna Pugliese (Bari Santo Spirito), a. II, n. 3, marzo 1964.
Francesco De Robertis
Precursore del realismo cinematografico
di Mario Soldati
Qualunque sia il provvisorio verdetto su Roma città aperta, adesso noi ci rendiamo conto di qualche cosa che è sfuggito alla nostra perspicacia quando vedemmo il film per la prima volta e quando lo applaudimmo con tanta furia. E’ veramente strano che questo qualche cosa sia sfuggito alla nostra intelligenza allora.
Perché, allora, tutti gli elementi necessari a stabilire filologicamente una corretta derivazione erano ancora li, a portata di mano: chiunque poteva ricordarsi che Rossellini era stato il primo assistente del Comandante De Robertis nei suoi ultimi due grandi films: Uomini sul fondo del 1939, e Alfa Tau del 1941; e che lui stesso, Rossellini stesso, aveva diretto, sotto la supervisione di De Robertis, il suo primo film: La nave bianca”, 1942. Il Comandante De Robertis era ancora vivo.
Tutti potevano ricordarsi di tutto.
Ma nessuno si ricordava di niente.
De Robertis era una delle poche persone generose e oneste, che si misero spontaneamente fuori del gioco perché era stato nel gioco prima. Tutti noi avevamo veduto i suoi films e li avevamo ammirati. Bene, nel 1945 li avevamo dimenticati completamente. De Robertis era un comandante della nostra Marina. E i suoi films erano, naturalmente, patriottici e retorici: non più patriottici né più retorici, tuttavia, di films dello stesso genere fatti a Hollywood fino a quel tempo; al contrario: non c’era sospetto di fascismo nei films di De Robertis, non c’erano allusioni al Duce: De Robertis seguiva, in questo, la tradizione e il modo di comportarsi della parte migliore dei nostri ufficiali di Marina.
L’unica e grande novità di De Robertis fu ... come posso chiamarla se non col nome che fu dato non all’opera di De Robertis, ma all’opera del suo assistente?
Sì, neorealisrno. Le storie di mare e di guerra di De Robertis erano patriottiche, le loro trame erano semplici, con molto spazio e tempo intorno per l’incanto dei dettagli, dei particolari, ciò che era veramente importante e bello non consisteva nella storia ma soltanto nei particolari. E i particolari consistevano nella scoperta di un nuovo elemento: la realtà: la realrà sui sets, cioè sulle scene, che erano vere scene, scene direttamente girate dal vero, come tutti poi hanno fatto dopo, ma De Robertis fece per primo, e anni prima, e non per ragioni finanziarie, come tutti i registi degli anni 45-50, ma per il suo amore della realtà, per il suo bisogno di precisione.
Per la stessa ragione, De Robertis si rifiutò di scegliere attori normali, voleva per i suoi films veri marinai e veri ufficiali di Marina, e con infinita pazienza e passione insegnò loro a recitare. Il risultato è magnifico. Alcune espressioni del personaggio principale di Alfa Tau, un giovane alto, biondo magro, un triestino, sono indimenticabili. In Uomini sul fondo, tutta l’azione accadeva in un sottomarino, e non c’erano parti per donne. In Alfa Tau, c’erano alcune ragazze: soprattutto una, la fidanzata, appunto, dell’ufficiale triestino, e De Robertis fece quello che dieci anni dopo di allora parecchi registi italiani fecero e fanno ancora adesso: si aggirò nelle vie di Trieste cercando una ragazza che andasse bene, e facendo dei provini: finché non la trovò, perfetta.
De Robertis si fece scrupolo non soltanto di usare attori ma gente vera: si fece scrupolo anche di usare, per ciascuna parte, gente che apparteneva, più o meno, alla stessa classe, e possibilmente faceva, nella vita, lo stesso mestiere del personaggio.
De Robertis pensava che nessuna arte di attore poteva imitare ciò che la nascita, l’educazione, anni di vita in una certa professione e in un certo ambiente avevano prodotto; e che un divo del cinema che imitava un chirurgo durante un’operazione si sarebbe comportato molto diversamente da un vero chirurgo: e che un fornaio o un tipografo non avrebbero mai avuto, guidando un tram, la stessa espressione sul volto di un vero tranviere mentre guida il tram. Nessuno dei registi italiani del neorealismo seguì De Robertis fino a questo punto. Perché essi usarono, sì, gente che proveniva dalla realtà ma ne cambiarono la realtà interna, con risultati molte volte disastrosi.
Io stesso ho contribuito a qualcuna di queste metamorfosi oscene; uno studente d’ingegneria diventò un contrabbandiere di tabacco, un bagnino di Viareggio diventò un giovane professore di filosofia: e non parliamo delle ragazze: se l’operazione inversa fosse possibile, e se il posto di ragazze dell’alta società italiana fosse preso dalle stesse ragazze che hanno abitualmente recitato quelle parti nei films ... sarebbe certamente uno spettacolo penoso.
Ma in un punto De Robertis era superiore a tutti i suoi seguaci, e persino più moderno di tutti i registi italiani di oggi: tutti, eccetto uno: Ermanno Olmi, e, in qualche film, Luchino Visconti. De Robertis si rifiutò di doppiare la voce dei suoi ufficiali e dei suoi marinai con la voce di qualcun altro, attore o non attore. Era solito dire che nessuna voce umana poteva essere cambiata o imitata o truccata, e che ogni parola, pronunciata da una certa persona in una certa occasione, non poteva essere imitata. Citava, come a esempio, la parola “comandante”.
Chiedeva a chi parlava con lui di pronunciare la parola “Comandante” esattamente come sarebbe stata pronunciata da una persona che aveva servito nella Marina qualche anno: “comaante”, ma più leggermente, scivolando, con un impercettibile glissando. Era proprio questo impercettibile glissando, “comaante”, che non poteva essere imitate.
Mario Soldati

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