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Da Qualesammarco, Nr. 2 del 20.09.88
Quell’importante leva del Piano Regolatore
di Antonio Cera
Nel 1979 il problema abitativo a San Marco era una vera questione sociale e/o di ordine pubblico: sfratti in atto, mancanza assoluta di edilizia economico-popolare, pressioni di diversi strati sociali sul Comune per la redazione di nuovi piani urbanistici. In effetti non esistevano piani di nessun tipo.
A partire proprio da quell’anno si pose il problema di dotare San Marco di un Piano Regolatore. Il Vecchio piano di fabbricazione era ormai in via d’esaurimento. Vecchio sia negli anni (1967) sia nell’impostazione, ma su questo ritorneremo fra poco.
Non pecchiamo di faziosità se diciamo che fu l’amministrazione di sinistra dei primi anni Ottanta a porre le basi perché il Comune diventasse, in materia urbanistica, centro di efficienza e motore originale per la redazione di strumenti che guardassero gli interessi di tutti e non solo a quelli di pochi “privilegiati” imprenditori.
Nello specchietto qui a fianco riportato è possibile vedere le concessioni edilizie rilasciate nel corso degli ultimi 10 anni: il 1979 è l’anno della svolta. Questi ultimi 10 anni hanno segnato, quindi, per S. Marco due momenti importanti, da un lato il recupero e l’ammodernamento del patrimonio edilizio esistente e dall’altro, con l’esaurirsi del Vecchio P.d.F., la necessità ormai irrinunciabile di un Piano Regolatore Generale, in direzione soprattutto di un concreto e decisivo sviluppo dei Servizi e del turismo, cui siamo naturalmente votati.
L’errore vero del Vecchio P.d.F. è consistito proprio nel non aver previsto per S. Marco insediamenti turistici e nel non aver guardato al patrimonio paesaggistico ed ambientale come ad una risorsa da mettere in campo nell’ottica del progressivo sviluppo socio-economico della nostra città.
Quel piano, con gli interessi che si portava dietro, ha ingolfato la città, l’ha resa asfittica anche sotto il profilo più squisitamente urbanistico: si è continuato a sfruttare la Valle senza pensare ad altri siti a monte ein collegamento con Borgo Celano (Coppe Casarinelli).
E quindi sui Servizi, e sullo sviluppo turistico e micro-industriale, e sulla tutela del patrimonio culturale, paesaggistico e storico che S. Marco deve puntare per una crescita sociale ed economica.
Fulcro di tale ipotesi è Borgo Celano con i suoi dintorni: con una scelta coraggiosa è possibile, non è più solo fantasia, legare le nostre sorti a quelle del comprensorio (S. Giovanni Rotondo, turismo religioso, ecc.).
Allora poniamo a tutti alcune questioni che ci sembrano fondamentali:
1) Siamo in grado come semplici cittadini, come associazioni, come forze politiche in primo luogo, di dare respiro concreto a un disegno di tale natura e di cosi grande respiro?
2) E’ S. Marco nelle condizioni di dotarsi subito di un Piano Regolatore Generale?
3) Possiede S. Marco i mezzi, teorici e pratici, per far sì che il Piano Regolatore Generale non si trasformi in terreno di caccia per speculatori, arrivisti della politica, faccendieri dell’ultima ora?
Pensiamo che sia ormai ineludibile la questione dello sviluppo per S. Marco. Senza Piano Regolatore non è concepibile tale sviluppo: S. Marco è ormai di fronte al bivio, sviluppo subito o lenta agonia sociale, economica, civile.
Concessioni edilizie (S. Marco in Lamis e Borgo Celano)
1977 85
1978 127
1979 260
1980 184
1981 223
1982 239
1983 237
1984 234
1985 158
1986 226
1987 242
1988 165
- 80% per ammodernamento o ristrutturazione, 20% per nuovi insediamenti.
In complesso 2.000 cittadini hanno cambiato casa, spostandosi dal vecchio Centro storico abitato verso le zone dei nuovi insediamenti.
- Edilizia economico-popolare:
dal 1983, 120 nuovi alloggi, tra I.A.C.P. e cooperative edilizie per circa 120 alloggi.
- Servizi e impianti:
situazione immobile, si cercano spazi sufficienti nel Centro abitato.
Però anche in questo settore il futuro è a Borgo Celano.

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